Il Traditore Tipo, la recensione

Ci sono autori che potremmo definire evergreen, capaci di adattarsi ai tempi che cambiano malgrado la loro visione e la loro poetica sia profondamente ancorata a un periodo specifico. È il caso dello scrittore inglese John le Carré, all’anagrafe David Cornwell, che raggiunge una certa notorietà già a partire dagli anni ’60 grazie al genere spionistico, subito “saccheggiato” dal grande schermo proprio nel momento del fermento cinematografico di James Bond. Ma i romanzi di le Carré sono ben più realistici e politici di quelli di Ian Fleming e così mentre nei cinema facevano furore Agente 007 – Licenza di uccidere e Si vive solo due volte, il genere era alimentato anche da La spia che venne dal freddo, Chiamata per il morto e Lo specchio delle spie, tutti film di produzione inglese derivati dai romanzi di le Carré.

La collaborazione tra lo scrittore e il mondo del cinema è proseguita negli anni con un certo successo e così dalla sua penna derivano Il sarto di Panama (di cui le Carré ha scritto anche la sceneggiatura), The Costant Gardener, La talpa e La spia – A Most Wanted Man, a cui oggi si aggiunge anche Il Traditore Tipo, diretto da Susanna White e con Ewan McGregor protagonista.

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Intento ad analizzare il cambiamento dell’influenza economica britannica su raggio internazionale, Il Traditore Tipo racconta la vacanza di una giovane coppia inglese a Marrakech: Perry è un pacioso professore di poetica, Gail un avvocato di grande successo. Una sera, in un bar, Perry fa la conoscenza di Dima, uomo d’affari russo e implicato nel riciclaggio del denaro per conto della mafia. Grazie alla sua esuberanza e cordialità, Dima riesce a farsi amico Perry e gli spiega che la sua famiglia è in grande pericolo, per questo ha bisogno del suo aiuto per consegnare ai servizi segreti britannici una pen drive contenente documenti sensibili. Perry, all’insaputa della moglie, decide di aiutare Dima, ma si ritrova ben presto al centro di un intrigo internazionale che mette in pericolo la vita sua e di Gail.

Dicevamo che il centro nevralgico di Il Traditore Tipo è il cambiamento dell’influenza britannica sull’economia internazionale, che negli ultimi anni da centrale è diventata periferica, scalzata, nell’esempio pratico, dallo strapotere russo, in particolare dei finanziamenti privati, capaci di influenzare tanto l’economia quanto la politica inglese. Un argomento forse troppo grande e perfino astratto per essere contenuto in un film di genere che deve fare i conti con il filone spionistico. Aggiungiamo anche che il romanzo da cui il film è tratto, Il nostro traditore tipo, pone enfasi sull’aspetto morale di una superpotenza ora destinata a scendere a compromessi con la criminalità, un aspetto che nel film diretto da Susanna White un po’ si perde, focalizzando, giustamente, l’attenzione sull’aspetto più intimistico della vicenda, ovvero quello che implica l’intrigo al centro del quale si trova suo malgrado Perry.

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Lo sceneggiatore Hossein Amini, già autore di grandi script come quello di Drive ma anche di bufale immense come Killshot e 47 Ronin, tenta con una certa goffaggine di trasformare in qualche cosa di minimamente cinematografico il complesso romanzo di le Carré. Il risultato non è dei migliori e se Susanna White, precedentemente al timone di robetta come Tata Matilda e il grande botto, esegue il lavoro con anonima professionalità, la trama proprio non riesce a coinvolgere e i personaggi non hanno la verve per creare empatia con lo spettatore. In particolare, la vicenda appare troppo improbabile per apparire credibile e il protagonista Perry fin troppo ingenuo, se non proprio stupido, da riuscire a parteggiare per lui.

Fidarsi di un criminale russo e poi lasciarsi coinvolgere in un intrigo internazionale non è proprio quello che potremmo definire il massimo del realismo, così come vedere l’intelligence britannica rappresentata solo da due persone, uno dei quali diventa tipo il compagno di merende del testimone chiave (con tanto di inviti a pranzo a casa propria) ha bisogno di una così massiccia sospensione dell’incredulità che a un certo punto lo spettatore immancabilmente getta la spugna.

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Anche il ritmo di Il Traditore Tipo non aiuta, spesso incastrato in inutili giri di parole che vanno a indebolire un film che, vista la mancanza di una storia realmente forte, avrebbe almeno potuto puntare sull’azione. E invece no… del tedioso e piuttosto scombiccherato film della White salviamo giusto Stellan Skarsgård, che dà al suo Dima un carisma capace di rubare la scena a tutti. Ewan McGregor, Naomie Harris e il Damian Lewis di Homeland sono invece perfettamente nella norma dell’interpretazione che non muoverà di un millimetro la loro carriera.

Nel mare magnum del thriller di spionaggio, Il Traditore Tipo è il classico film che farete fatica a ricordare già all’indomani della visione. Diciamo che nessuno ne sentiva il bisogno…

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Stellan Skarsgård riesce a donare il giusto carisma al suo personaggio.
  • Storia poco appassionante e personaggi con cui si fatica a empatizzare.
  • Tutto troppo improbabile.
  • Sceneggiatura traballante e bucherellata.
  • Manca totalmente di ritmo.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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