Trash, la recensione

Direttamente dal Festival Internazionale del Film di Roma, dove ha meritatamente vinto il premio nella sezione Gala, arriva nelle sale italiane distribuito da Universal Pictures Trash, il nuovo film di Stephen Daldry. Eh già, proprio quello Stephen Daldry di Billy Elliot e The Hours, reuccio del cinema inglese da Festival che, però, a questo giro mostra una personalità inedita, firmando una bellissima favola che mescola in maniera efficace azione avventurosa e una certa implicazione sociale di base.

Però bisogna subito mettere in chiaro una cosa: si, c’è un fondo di denuncia sociale che va ad esplorare la miseria degli abitanti delle favelas brasiliane e lo strapotere delle autorità, che li, spesso, sono estremamente corrotte. L’ancorarsi a un argomento che ha riguardato molto l’attualità di quest’anno, ovvero gli sprechi economici pubblici in Brasile, che diventano drammatici soprattutto se si considera la povertà e la miseria in cui vivono interi quartieri di importanti città. Ma tutto questo fa da sfondo (a tratti anche un po’ sfocato) a una storia di crescita e di formazione tipica del cinema per ragazzi, cosa che Trash, in fin dei conti, è. Ed è proprio il linguaggio della favola a dettare il tono del racconto, con una prova da affrontare, un tesoro da trovare, una sfida da portare a termine e un cattivo da sconfiggere.trash immagine 1

Trash ci racconta di tre ragazzini quattordicenni, abitanti delle favelas, che si guadagnano da vivere smistando la spazzatura nella discarica locale. Uno di loro, un giorno, trova un portafoglio contenete soldi, una fotografia con dei numeri sul retro e una chiave. Ma qualcuno è sulle tracce di quel portafoglio, appartenuto a una persona scomoda che ha lasciato una testimonianza altrettanto scomoda e compromettente capace di incastrare dei potenti locali. Per questo motivo, i bambini sono in pericolo e non possono neanche cercare aiuto nella polizia, visto che è coinvolta nella questione.

Immaginate uno Stand by me con implicazioni meno adulte e condito con un’estetica particolarmente moderna, con ritmi da action alla Jason Bourne. Sembra uno strano mix, e di fatto lo è, ma in Trash tutto funziona magnificamente. Non era scontato aspettarsi da un regista come Stephen Daldry un film di questo tipo con un senso del ritmo molto accentuato, malgrado non manchi qualche lungaggine nella parte centrale. Colpisce, poi, la fotografia di Adriano Goldman, così luminosa, a tratti “smarmellata”, come diceva qualcuno, ma assolutamente funzionale a dipingere un mondo colorato e colmo di positività, malgrado la miseria e la drammaticità in cui è immerso. Perché si sa, lo sguardo di un bambino tende a colorare di giallo e rosso qualsiasi cosa, anche quella più buia e opprimente.

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E un altro punto a favore di Trash va attribuito al cast, soprattutto ai tre giovani protagonisti Rickson Tevez, Gabriel Weinstein e Eduardo Luis, veri bambini delle favelas che hanno un carisma e una carica tale da oscurare completamente gli altri attori in scena, comprese le quote hollywoodiane, rappresentate da Rooney Mara e Martin Sheen, presenti in ruoli secondari.

Trash è tratto dall’omonimo romanzo di Andy Mulligan ed è sceneggiato da Richard Curtus, regista di Love Actually, I Love Radio Rock e del bellissimo Questione di tempo. Un prodotto anomalo perfino nella carriera di chi vi ha lavorato!

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Storia avvincente e ben raccontata.
  • Unisce il senso dell’entertainment con la riflessione sociale.
  • I piccoli attori protagonisti sono bravissimi.
  • E’ un po’ troppo lungo e lo da a vedere nella parte centrale.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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