TSplusF21. Gaia, la recensione

La lunga tradizione del filone cinematografico dell’eco-vengeance ci ha insegnato che la Natura trova sempre un modo per rimediare ai soprusi e alle violenze perpetrate dall’essere umano, così da ristabilire quell’equilibro da cui ogni cosa ha origine. In fin dei conti l’uomo è un ospite sulla Terra e per la stessa salvaguardia del suo essere non dovrebbe mai e poi mai maltrattare il pianeta che gli offre una casa e il sostentamento. Sappiamo che le cose, poi, non vanno esattamente così e sappiamo anche che la finzione cinematografica e letteraria ha spesso cercato di ristabilire quell’ordine naturale trovando drastici rimedi alla scellerata azione umana. Che siano gli elementi naturali a “punire” l’arroganza dell’uomo o le bestie della terra, dell’aria e dell’acqua, come emissari della Natura stessa, la sostanza non cambia e segue la stessa logica anche Gaia, l’eco-vengeance di nazionalità sudafricana che porta la firma di Jaco Bouwer, al suo secondo lungometraggio dopo una lunga gavetta in tv.

Gabi è una guardia forestale, in missione di sorveglianza con il collega Winston in un lembo incontaminato della foresta africana. Strane creature si aggirano di notte tra gli alberi e Gabi finisce vittima di una trappola, piazzata da Barend e suo figlio Stefan. Questi ultimi vivono nella foresta come esseri primitivi, coperti di pelli e dediti alla caccia e alla pesca, rifiutando qualsiasi segnale del progresso umano e venerando la Natura come un dio. La presenza di Gabi mette in crisi l’equilibrio di Barend e soprattutto di Stefan, che si invaghisce della ragazza, ma su ogni cosa sembra Gabi agitare l’ambiente circostante che ha scatenato delle creature mostruose pronte ad eliminare gli intrusi.

Presentato in anteprima italiana al Trieste Science+Fiction 2021, dove si è aggiudicato il Premio Asteroide, Gaia racconta una storia di sopravvivenza che ha il sapore dell’allegoria biblica, una sorta di ammonimento verso un destino drammatico a cui l’uomo può andare incontro. La foresta primordiale in cui si ambienta Gaia non è più l’Eden da cui tutto ha origine, ma un punto di arrivo dopo il quale non si può fare altro che ricominciare daccapo e l’uomo, in questo nuovo inizio, potrebbe non essere parte del piano di Madre Natura.

Per dar corpo a questa vendetta “naturale” il regista Jaco Bouwer utilizza l’espediente delle spore fungine che si diffondono nell’aria e possono essere facilmente aspirate dagli esseri umani: l’introduzione nell’organismo di queste spore provoca una mutazione del metabolismo umano in vegetale che dà vita a diversi stadi mostruosi, fino allo stato vegetale. Lo stadio su cui si concentra il regista per restituirci la minaccia che sta al centro del film è quello che potremmo definire “secondo stadio mostruoso” che fa apparire gli esseri mutati come delle creature umanoidi con il corpo longilineo, disarticolato e ricoperto di funghi, soprattutto la testa. L’ispirazione per il look dei mostri è chiaramente quello dei clicker del videogame The Last of Us, ricalcati al limite del plagio, ma c’è da dire che la resa finale è davvero impressionate e inquietante.

Nel complesso Gaia lascia estremamente soddisfatti, ha l’aria dell’apologo apocalittico ma si riesce a svincolare con una certa abilità da tutti i cliché che il filone si porta dietro, risultando un survival-horror ma solo fino a un certo punto e una favola ecologica ma privo di ogni moralismo di sorta. Funzionano anche gli attori, in particolare la protagonista Monique Rockman che esprime quel senso di stupore misto a paura; Carel Nel, che abbiamo già visto nella serie Raised by the Wolves, lascia il segno anche se nell’ultimo atto risulta meno credibile di quanto non lo fosse in principio.

Visto il finale aperto, Gaia può essere involontariamente letto quasi come un prequel “alternativo” di The Last of Us!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un eco-vengeance originale che evita ogni cliché del filone.
  • I mostri, anche se sono identici ai clicker di The Last of Us, sono davvero suggestivi.
  • I risvolti new age lasciano quel retrogusto un po’ di vecchio.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
TSplusF21. Gaia, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.