Tutti pazzi in casa mia, la recensione
Per Michel (Christian Clavier), ordinario dentista borghese, è un sabato mattina come tanti altri quando trova, in una bancarella, il vinile che cercava da una vita: Me, Myself and I di Niel Youart. Si precipita a casa, non desiderando altro che un’oretta tutta per sé ad ascoltare le sospirate note dell’album… Ma pare abbia scelto il pomeriggio sbagliato per rilassarsi! Una moglie depressa con uno scomodo segreto, un figlio perdigiorno con la fissa dei diritti umani e un’amante irascibile rappresentano infatti soltanto uno spicchio degli improbabili personaggi con i quali Michel si scontrerà nel giro di poche ore, destreggiandosi contemporaneamente tra i grotteschi preparativi per la festa del vicinato, ascensori bloccati e tubature capricciose.
Tutti pazzi in casa mia, ultima regia di Patrice Leconte, si dipana attraverso un tripudio di personaggi e situazioni paradossali, che si consumano nella palazzina in cui vive Michel e, soprattutto, nel suo bell’appartamento. Ogni genere di catastrofico imprevisto, destinato a minare continuamente la domestica pigrizia del protagonista, viene messo in scena con brioso umorismo, intrattenendo con garbo e leggerezza. Si tratta di una commedia senza pretese, che prende bonariamente in giro il falso perbenismo della borghesia francese e punta sull’accumulo e il sovraccarico per divertire con ritmo. Meccanismo che, tuttavia, alla lunga stanca lo spettatore ma che funziona discretamente nella prima metà del film.
Non ci sono dubbi che la pellicola valga la visione se non altro per l’impeccabile performance dell’istrionico Christian Clavier, perfetto nei panni del padre di famiglia egocentrico e sornione, costantemente sull’orlo della crisi di nervi. Il suo personaggio non conosce una vera e propria evoluzione, tantomeno una catarsi, ma colpisce proprio in virtù della sua imperfetta concretezza e verosimiglianza. Gli sbalzi d’umore, le reazioni e la rassegnazione con cui incassa colpi di scena o sdrammatizza potenziali tragedie fanno di Michel un irresistibile anti eroe travolto dagli eventi, per il quale forse il pubblico forse non simpatizzerà, ma alle cui peripezie non potrà non appassionarsi. Ben scritti e per lo più riusciti anche i comprimari, su tutti Carole Bouquet e Rossy De Palma.
Con Tutti pazzi in casa mia, la Francia ci regala un’altra dignitosa prova di scaltrezza nel genere comico, pur coronata da un epilogo venato di tenera malinconia. La commedia ha più di qualche buona freccia al proprio arco tra cui, come si accennava, una vasta gamma di energici personaggi, seppure per lo più stereotipati, un eccezionale attore protagonista e qualche gag davvero efficace. Purtroppo la seconda parte del film non è all’altezza della prima, malgrado una regia sempre attenta a non appesantire la narrazione. La dimensione teatrale da cui la pellicola deriva indubbiamente si percepisce, ma Leconte ha avuto la buona intuizione di arricchire la sceneggiatura con trovate dinamiche e frenetiche, prendendosi gioco, senza mai essere saccente, di un tipo sociale mai così degno di schernimento.
Chiara Carnà
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