Un abito da sposa macchiato di sangue, la recensione

Susan si è appena sposata e va a vivere nella vecchia dimora di famiglia di suo marito. Dopo i primi momenti di grande affiatamento, Susan comincia a negarsi al suo consorte e questo coincide più o meno con la scoperta di un dipinto nei sotterranei della villa che ritrae Mircalla Karnstein, antenata dell’uomo, che perse la vita giovanissima dopo aver assassinato suo marito durante la prima notte di nozze. Susan comincia a fare strani incubi in cui le compare una donna che somiglia a Mircalla e un giorno il marito ritrova sepolta nella sabbia una ragazza che ha le fattezze dell’ava. La donna, che dice di chiamarsi Carmilla, viene condotta alla villa di famiglia e instaura un rapporto ambiguo con Susan, la quale appare progressivamente sotto l’influsso della sconosciuta.

Accadeva nei primi anni ’70 che il mito del vampiro fosse esplorato nel suo aspetto più erotico e morboso; furono sicuramente i film della Hammer a suggerire questa via e così bellissime vampire, procaci e preferibilmente bisessuali affollarono in una manciata di anni gli schermi di mezzo mondo. Va da se che l’inflazionata figura di Dracula, simbolo dell’erotismo eterosessuale, dovesse essere rimpiazzata da una figura che stuzzicasse maggiormente l’immaginario erotico maschile e la soluzione fu servita su un piatto d’argento da Sheridan Le Fanu, autore del mitico romanzo breve Carmilla. In appena un lustro si susseguirono una moltitudine di film che prendevano ispirazione da Carmilla in modo diretto o solo alla lontana e tra produzioni Hammer (la trilogia dei Karnestein: Vampiri amanti, Mircalla, l’amante immortale e Le figlie di Dracula) e altri pseudo-gotici vampireschi europei si distinse un film spagnolo del 1972 che porta il suggestivo titolo italiano Un abito da sposa macchiato di sangue.

Vicente Aranda, che scrive e dirige il film, prende spunto dal romanzo di Le Fanu nei punti salienti per discostarsene poi con intuizioni del tutto personali. Di Carmilla rimane il vampirismo lesbico, la palpabile tensione erotica e il personaggio della vampira atto a corrompere l’innocenza. Aranda però tende a calzare particolarmente la mano sull’aspetto erotico che soprattutto nella prima parte è preponderante.

Susan e suo marito sono appena sposati e non hanno ancora consumato: lei è giovanissima e si appresta a scoprire per la prima volta la sua sessualità. Dopo i primi momenti di passione, la scoperta della tomba di Mircalla diventa per Susan motivo scatenante di repulsione per il sesso maschile. La ragazza comincia a negarsi a suo marito e pian piano si sente sempre più attratta – spesso a livello inconscio attraverso i sogni – a Mircalla, finchè irrompe nella loro vita Carmilla e quell’attrazione può concretizzarsi.

Il momento in cui l’uomo trova Carmilla è quasi surreale e qualcuno l’ha accostato visivamente – a ragione – alle opere di Dalì. L’uomo passeggia sulla spiaggia e intravede delle dita tra la sabbia, si avvicina, scava e fa emergere una mano femminile; continua a scavare e scopre due seni e poi un volto coperto da maschera e boccaglio. Malgrado questa stranezza, Aranda rimane con i piedi ben saldi per terra e all’erotismo alterna momenti d’orrore memorabili, come la scena in cui Susan accoltella suo marito in sogno, ferocissima e sanguinosa all’inverosimile, oppure i fiumi di sangue che inondano il finale, che non si risparmia neanche una scena cattivella ai danni di una bambina.

Bravi i tre attori principali a cominciare dalla bellissima Maribel Martìn (Gli orrori del liceo femminile), che con il suo corpo dalle forme acerbe da vita a una perfetta e conturbante Susan; particolarmente in parte anche Simòn Andreu, volto di tanti gialli italiani (Le foto proibite di una signora per bene, Passi di danza su una lama di rasoio) che qui interpreta il marito. A dare volto e corpo a Mircalla/Carmilla è invece la convincente Alexandra Bastedo.

Un abito da sposa macchiato di sangue è uno dei migliori adattamenti di Carmilla, elegante, eccessivo ed efferato. Tarantino lo omaggerà in Kill Bill titolando uno dei capitoli del suo film The Blood Spattered Bride, che è il titolo con cui il film di Aranda è conosciuto in America.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un buon connubio tra erotismo e orrore.
  • Molto brava e adatta al ruolo Maribel Martin.
  • Una delle migliori versioni cinematografiche di Carmilla.
  • Se non vi va a genio il sexy horror anni ’70 statene lontani.
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