Un amore all’altezza, la recensione

Ricordate il classico Disney La spada nella roccia? C’è un momento in cui Mago Merlino confessa a Semola: “Questa faccenda dell’amore è una cosa potentissima”. Una citazione che sembra un buon punto di partenza per analizzare Un amore all’altezza, commedia firmata da Laurent Tirard da oggi nelle nostre sale.

Come il titolo non manca di suggerire, c’è proprio il sentimento più complesso e forte del mondo al centro dell’intreccio e le riflessioni che questo va a sollevare sono meno superficiali di quanto non si penserebbe.La bella ma confusa Diane (Virginie Efira) è un avvocato in piena e tumultuosa separazione dal marito. La corte telefonica dal misterioso Alexandre (il Jean Dujardin di The Artist) la incuriosisce al punto da accettare di incontrarlo di persona. Immaginate la sua sorpresa quando scoprirà che la voce del brillante architetto dall’intrigante savoir faire appartiene a un uomo alto solo un metro e trentasei.

Un amore all'altezza

Diane e Alexandre decidono di frequentarsi ma non ci vorrà molto prima che pregiudizi e insicurezze si frappongano alla loro felicità. Gli ostacoli – dalla tanto temuta opinione altrui alle difficoltà quotidiane legate alla diversità dell’uomo – li metteranno alla prova non solo come coppia, ma soprattutto come individui. Questo implicherà confrontarsi coi propri limiti e paure, imparare ad accettarsi davvero e avere il coraggio delle proprie scelte, in amore come nella vita. Un percorso tutt’altro che semplice, che il film affida a un registro garbatamente comico ed efficace.
Un amore all’altezza, infatti, ha dalla sua un ritmo scorrevole, qualche buona gag e interpretazioni quasi mai sopra le righe (un’eccezione su tutte, la svampita e giuliva segretaria).

Il regista gioca la carta dell’ironia per affrontare problematiche quali l’ossessione per le apparenze e la paura del diverso. Una scelta che funziona piuttosto bene nella sottotrama dedicata al rapporto tra Diane e la madre. Quest’ultima, che ha sposato in seconde nozze un non udente, non accetta di vedere la figlia accanto ad Alexandre perché la disabilità dell’uomo, al contrario di quella del compagno, ‘si vede’. Tuttavia questo, al pari di qualche altro discreto spunto, confluisce infine nell’annunciato finale da fiaba consolatoria che corona il lungometraggio. Non neghiamo la veridicità di ciò che il plot vuole sottintendere: se due persone si amano, lotteranno l’una per l’altra e metteranno al primo posto la felicità del partner. Ma, ad essere onesti, quante volte nella vita reale le cose vanno così?

Un amore all'altezza

In conclusione, Un amore all’altezza ha la spensierata piacevolezza tipica della commedia d’oltralpe: si lascia guardare volentieri e strappa persino qualche sincera risata. Ma commette l’ingenuità di limitarsi a essere appassionato inno all’amore che vince su tutto, non riuscendo a trascendere i confini della retorica del lieto fine.

Il risultato sarebbe stato ancor più godibile se, con un pizzico di coraggio, l’autore avesse indagato con onesta profondità le tematiche coinvolte, offrendo uno sguardo – anche amaro, perché no? – sulla disfunzionalità dei rapporti d’amore odierni. Ma perché rischiare, quando ci si può rifugiare in un bozzolo di sogni e speranze? Non ci resta allora che respirare a pieni polmoni questa ventata di edificante buonumore e ricordare che spesso la felicità risiede nelle piccole cose (o persone, in questo caso). Ammesso che si abbiano occhi per vederla.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Una coppia di protagonisti credibile e affiatata.
  • Un umorismo garbato e che spesso funziona.
  • Sfiora tematiche degne di riflessione, offrendo uno sguardo sull’amore potenzialmente significativo.
  • Non esce dai ranghi della fiaba consolatoria, malgrado premesse promettenti.
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