Un ragionevole dubbio, la recensione

L’avvocato Mitch Brockden (Dominic Cooper) è di ritorno da una serata di festeggiamenti insieme ad amici per essere appena diventato padre. Durante la baldoria, Mitch ha alzato un po’ il gomito e, di ritorno a casa, si mette alla guida della sua auto, investendo accidentalmente un uomo che gli spunta all’improvviso davanti. Preso dal panico e consapevole del fatto che non avrebbe dovuto guidare nelle sue condizioni, l’avvocato chiama la polizia da un telefono pubblico senza fornire il suo nome e poi fugge, abbandonando l’uomo ferito sulla strada.

Il giorno dopo, Mitch apprende che un uomo di nome Clinton Davis (Samuel L. Jackson) è stato arrestato per l’omicidio di Cecil Akerman, il passante che lui ha investito. Divorato dal senso di colpa ma impossibilitato a costituirsi per non compromettere la sua carriera e la sua vita famigliare, Mitch si fa attribuire il caso come pubblico accusatore di Davis, con l’intenzione di mettere le cose a posto.

Da questo punto in poi sarebbe un delitto rivelare altri particolari della trama di Un ragionevole dubbio, il thriller che vede il ritorno alla regia cinematografica di Peter Howitt, regista di Sliding Doors e Jonnhy English, assente dal grande schermo dal 2007.

Dominic Cooper è Mitch Brockden, l'avvocato "pirata della strada"

Dominic Cooper è Mitch Brockden, l’avvocato “pirata della strada”

Il pregio di un film come Un ragionevole dubbio sta tutto nell’high concept che ne fa un prodotto facilmente vendibile e memorabile: un soggetto immediatamente accattivante, una trama che incuriosisce solo a raccontarla… insomma, il classico prodotto vincente. Il problema del film di Howitt sta nel fatto che non riesce a sopravvivere alla sua premessa vincente e a una ottima prima parte (che va poco oltre la sinossi su raccontata), segue uno svolgimento macchinoso e una conclusione troppo canonica, perfino banale.

Colpa da imputare principalmente allo sceneggiatore Peter A. Dowling, autore nel 2005 di Fightplan – Mistero in volo, film dal quale per certi versi Un ragionevole dubbio è debitore, ma a differenza dell’opera con Jodie Foster, dove c’era un mistero quasi soprannaturale/cospiratorio da risolvere, in questo film si decide di seguire la strada del semplice thriller metropolitano, con serial killer in azione e l’innocente che non riesce a dimostrare le sue ragioni. Inoltre l’approssimazione con cui sono trattati alcuni personaggi – su tutti il fratello del protagonista, interpretato da Ryan Robbins – e la mancanza di coerenza nelle azioni del killer, fanno intravedere più di qualche falla nello script di Dowling.

Da un incipit in stile legal thriller, quindi, si finisce ben presto nel b-movie. Da una parte si annusa prepotentemente l’odore di occasione sprecata, perché le carte in regola per fare di Un ragionevole dubbio un thriller capace di fare la differenza c’erano tutte, dall’altra, però, è anche vero che i danni sono stati contenuti. Gettandola sul semplice thriller “da cassetta” (come si diceva ai tempi del vhs), Peter Howitt ha conservato al suo film quella dignità e personalità caratteristica appunto dei b-movie, con azione violenta e personaggi sopra le righe, evitandoci così quei polpettoni da tribunale che andavano molto negli anni ’90. Insomma, sembra quasi che gli autori, incapaci di tenere il film sui binari qualitativamente più consoni, abbiano deciso di seguire la strada del male minore.

Samuel L. Jackson è Clinton Davis, l'operaio accusato di un omicidio non commesso

Samuel L. Jackson è Clinton Davis, l’operaio accusato di un omicidio non commesso

In un cast dove tutto è costruito esclusivamente sui due protagonisti Dominic Cooper e Samuel L. Jackson, come è facile aspettarsi, è il secondo a rubare prepotentemente la scena al primo, grazie al suo fare gigione e la recitazione a tratti over acting che rendono il suo Clinton Davis un personaggio ambiguo, divertito e divertente. Cooper, dal canto suo, fa paradossalmente quasi da spalla pur essendo l’eroe positivo, causa forse della mancanza di una reale personalità scenica dell’attore.

Un ragionevole dubbio si lascia guardare con divertimento, poco più di un b-movie che intrattiene a sufficienza, ma a fine visione l’amaro in bocca è in agguato perché la sensazione di potenziale gettato alle ortiche è presente con prepotenza.

Ok, avanti il prossimo.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Premessa accattivante e memorabile.
  • Diverte, non c’è dubbio!
  • La solita professionalità di Samuel L. Jackson.
  • Oltre la premessa c’è ben poco.
  • Il film prende una piega da b-movie che ne smorza tutte le potenzialità.
  • Dominic Cooper è un protagonista poco carismatico.

 

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