Come un tuono, la recensione

Se guidi come un fulmine, ti schianti come un tuono

Questa la frase con cui Ben Mendelsohn ammonisce Ryan Gosling, attore protagonista nel terzo lavoro di Derek Cianfrance (a Settembre in sala a Venezia 73 con il suo quarto film, The Light Between Oceans), che in Come un Tuono interpreta il ruolo di “Luke il Bello”, stuntman dalla fedina penale bollente che un anno dopo essere tornato nella cittadina di Schenectady scopre di aver messo incinta la bella Romina (Eva Mendes).

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Per mantenere lei e il figlio Jason, Luke si dedica ad una serie di rapine in banca. Durante una di queste la sua storia verrà segnata dallo scontro con il poliziotto Avery Cross (Bradley Cooper). Figlio di un giudice, anche lui padre di un bambino di dodici mesi e da solo un anno in servizio, Cross sparerà a Luke. Arrivati a questo punto Cianfrance decide di cambiare fuoco, e come fece Hitchcock in Psycho la palla passa dalla vittima al carnefice. Il nuovo protagonista sarà infatti questo poliziotto dalla personalità non ben definita, sulla cui onestà lo spettatore si ritroverà a rimandare il proprio giudizio per gran parte del film.

come un tuono 3Come un Tuono (Titolo originale The Place Beyond The Pines, traduzione inglese della parola mohawk “Schenectady”) affronta varie tematiche: dalle problematiche sociali (corruzione, abuso di droghe da parte dei minori), che governano la super potenza USA, alle problematiche esistenziali (nella vita chi accetta di avere limiti potrà considerarsi libero), che governano la vita di molti cittadini americani.

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Derek Cianfrance si dimostra abile nel costruire un lungometraggio che incorpora diversi generi cinematografici, dal family drama al thriller, passando per l’action movie, ma muovendosi dentro i recinti dello psicologico. La narrazione è fluida, e le quasi tre ore di film non pesano sullo spettatore; tuttavia in alcune parti si ha come l’impressione che la troppa la carne al fuoco impedisca a chi guarda di cogliere l’intensità di alcune vicende, con il risultato che la visione è sì scorrevole, ma a tratti piatta e banale.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
La Colonna Sonora (Mike Patton, “Faith No More”).

Interpretazione di Gosling, anche se per 50 minuti.

Fotografia (Sean Bobbit, anche in “Old Boy” di Spike Lee).

Mancato approfondimento della figura del padre adottivo di Jason.

Qualche buco narrativo.

Troppe frasi fatte, un paio delle quali fuori luogo.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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