Un weekend da bamboccioni 2, la recensione

Se con il primo Grown ups (2010) i distributori italiani avevano cercato di cavalcare l’onda di Brunetta e del suo giocoso (?) pseudo-neologismo “bamboccione” inserendolo all’interno del titolo del film in questione, che già allora suonava in modo aberrante, con il secondo Grown ups ci troviamo di fronte a un titolo italiano non solo oscenamente e immotivatamente brutto, ma anche e soprattutto pateticamente fuori moda! Cosa c’è di peggio? Ma se riuscirete a farvi passare la vergogna di sussurrare al bigliettaio,  che vi scruta con la solita espressione bovina, “Un weekend da bamboccioni 2”, e se riuscirete a entrare nella sala in modo dignitoso, facendo finta che state andando a vedere l’ultimo “capolavoro” del tunisino Kechiche e, per questo, darvi un tono… Beh, se riuscirete in tutto questo vi troverete davanti un film spassosissimo, divertentissimo e  così deliziosamente demenziale e fuori di testa da risultare adorabile.

Grown ups 2 (mi rifiuto di chiamarlo col titolo italiano), è come dovrebbe essere scritta, diretta e interpretata una buona American Buddy Comedy, quella tipologia di commedia a stelle e strisce molto “fisica”, con un’abbondante componente demenziale, preferibilmente politicamente scorretta e a tratti cinica. Comicità demenziale tuttavia non deve essere confusa con volgare o stupida (aggettivi spesso da affibbiare a molte commedie che non sono in grado di offrire la giusta “demenzialità”…), ma è tutt’altro, tanto da costituirne quasi un filone d’autore (da Mel Brooks ai Farrelly). Il più delle volte si basa su situazioni paradossali e a tratti senza senso ma sempre gestite in modo intelligente e consapevole. Come si può intuire non è così facile riuscirci: nel costruire una scena con un’allegra famigliola americana che la mattina si alza e si trova una renna in casa che inizia, letteralmente, a pisciare addosso a tutti, il limite tra comicità e stupidaggine è molto labile. Tuttavia il regista Dennis Dugan riesce nella difficile impresa, producendo sin dal primo minuto mal di pancia a tutti coloro che sanno apprezzare questa tipologia di comicità, ormai marchio di fabbrica del cinema di Adam Sandler.

Salma Hayek, Chris Rock, Kevin James e Adam Sandler in Un weekend da bamboccioni 2

Salma Hayek, Chris Rock, Kevin James e Adam Sandler in Un weekend da bamboccioni 2

La trama è praticamente irrisoria, se non pretestuosa, per mettere in atto le vicende dei quattro amici che già avevamo conosciuto nel primo capitolo, ovvero Lenny (Adam Sandler), Eric (Kevin James), Marcus (David Spade) e Kurt (Chris Rock), durante il primo giorno d’Estate, ovvero l’ultimo giorno di scuola dei rispettivi figli. Il film racconta pertanto l’arco di una giornata, o poco più, puntando tutto sui personaggi e sugli sketch, la maggior parte dei quali buoni e credibili (a parte qualche caduta di stile, che però siamo disposti a perdonare).

Il titolo originale sembra racchiudere a pieno il cuore del film invertendo in modo ironico il senso che la parola vuole significare: grown ups, ovvero adulti, indica per contrapposizione la mancanza di maturità, uomini grandi e grossi con lo spirito di bambini dentro che, tuttavia, dovranno prendersi le proprie responsabilità. Certo la tematica non è il massimo dell’originalità, ma tuttavia è gestita bene con la giusta dose di cattiveria, non scadendo (quasi) mai in facili moralismi e cercando di giocare con i cliché in modo consapevole e non scontato. Anche il finale, punto nevralgico in cui cadono 9 commedie americane su 10, evita con classe il patetismo e il buonismo, dando l’idea che tutto vada dove doveva andare.

Che altro dire? Fosse per me sarei rimasto un’altra ora a ridere delle strambe imprese dei quattro amici poco cresciuti, ma anche in questo il film sa bene dove fermarsi per non ripetersi e annoiare. Di certo Grown ups 2 non è un capolavoro, ma in tempi di magra come questi  è una piacevole rivelazione e, soprattutto, un’eccellente alternativa all’onnipresente italiota Zalone.

Lorenzo Giovenga

 

PRO CONTRO
  • Si ride tanto, ma proprio tanto
  • Personaggi ben costruiti
  • La giusta scorrettezza
  • La renna che piscia

 

  • Il titolo italiano
  • Qualche caduta di stile
  • Superficiale e frivolo

 

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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