Universitari – Molto più che amici, la recensione

Carlo, Faraz e Alessandro sono tre universitari fuori sede che condividono lo stesso alloggio: “Villa Gioconda”, un’ex clinica in disuso che la padrona ha deciso di affittare agli studenti. Tutti con il proprio disordine e il proprio metodo di studio, i tre ragazzi hanno imparato a convivere senza nessuna difficoltà. Presto, però, tutto cambierà. La padrona di casa si vedrà costretta ad affittare “Villa Gioconda” anche alle studentesse ed ecco, dunque, che Giorgia, Francesca ed Emma entreranno nella vita dei tre ragazzi sconvolgendo radicalmente le loro non-regole. Inizialmente la convivenza fra maschietti e femminucce non sarà delle migliori ma non tarderà a tramutarsi in un’avventura folle e indimenticabile che cambierà per sempre le loro vite.

 Universitari – Molto più che amici… ma poteva tranquillamente intitolarsi “Liceali”, “Disoccupati”, “Coinquilini”, “Studenti” o via dicendo, dal momento che nell’ultima fatica cinematografica di Federico Moccia il mondo universitario, sbandierato nel titolo, risulta del tutto marginale e pretestuoso per raccontare la vita privata di sei ragazzi che, un po’ come quei Ragazzi della 3 C (di cui Moccia fu tra gli sceneggiatori della prima stagione), tutto fanno fuorché studiare. Dunque se l’obiettivo era quello di fotografare gli anni universitari dei ventenni fuori sede a Roma, allora Moccia ha sicuramente fallito nell’impresa poiché quell’atmosfera degli anni universitari proprio non si respira. Ma le mire dell’autore erano proprio altre e anziché parlare di università (ridicolizzata all’interno di un sistema studentesco più attento alle varie proteste che a dare esami) preferisce focalizzare l’attenzione sui singoli abitanti di “Villa Gioconda”, ognuno con il proprio sogno nel cassetto e con le proprie difficoltà alle spalle.

Carlo, Faraz, Alessandro, Giorgia, Francesca ed Emma, più che sei tipologie di studenti rispecchiano sei tipologie di persone. Ma non parliamo del mondo reale, quello che quotidianamente noi tutti viviamo, ma di quel mondo illusorio e utopistico che esiste solo nelle pagine dei libretti di Moccia e nei suoi film. Il famoso “Pianeta Moccia” fatto di lucchetti, sorrisi, diari segreti, amori che sbocciano e tenere carezze che, più che offrire un onesto spettacolo, genera false illusioni ed erronee speranze in tutti quei ragazzini che seguono il suo cinema o che si rifugiano in esso per evadere dalla realtà.

Ma il cinema di Federico Moccia (che dal padre Pipolo ha sicuramente ereditato l’astio della critica) si sa, è fatto di questo, e quindi è del tutto inutile perdere tempo a sentenziare su quanto sia falsa la vita giovanile che viene narrata in tutti i suoi film. Il problema basilare di Universitari – Molto più che amici è che si tratta proprio di un film fatto male, che sbaglia tutta la grammatica cinematografica dalla sceneggiatura al montaggio.

Gli Universitari del film di Federico Moccia

Gli Universitari del film di Federico Moccia

La scrittura è un vero pasticcio, e non solo perché i personaggi si esprimono con le frasi dei bigliettini dei Baci Perugina (“A volte capisci quanto tieni ad una persona solo quando stai per perderla” e via dicendo), ma anche perché i momenti comici si alternano con quelli drammatici senza nessuna logica, con la conseguenza di far risultare le scene lacrimevoli (come tutte quelle con Barbara De Rossi) tremendamente trash. I personaggi sono mal gestiti, tanto che il film sposa il punto di vista di Carlo che ci guida con la sua voce over, ma Carlo non è il protagonista. E mal gestite sono anche le loro storie, come  l’immotivata e surreale love story fra Carlo e Francesca che ci viene propinata senza basi a cinque minuti dal finale. Ridicolo è anche tutto il mondo che gravita intorno a Carlo, aspirante filmaker che studia al Centro Sperimentale, che offre a Moccia molteplici occasioni per fare enormi gaffe sulle reali procedure di ripresa digitale fino ad arrivare in momenti di puro delirio durante l’esame al Centro Sperimentale in cui Carlo proietta il suo film che si rivela  privo di ogni logica narrativa e inconcepibile sia sul piano diegetico che extradiegetico.

A problemi di sceneggiatura si legano anche enormi problemi di montaggio, con scene grezze che sembrano ancora da ritoccare e che rendono poco fruibili molti passaggi.

Il cast è abbastanza nella norma. Accanto a veterani come la già nominata Barbara De Rossi, Maurizio Mattioli, Amanda Sandrelli e Dario Bandiera nei panni di se stesso, sfilano giovani attori come Nadir Caselli (Posti in piedi in paradiso, Un gioco da ragazze) nei panni di Giorgia e Primo Reggiani (Feisbum, Le ultime 56 ore, La siciliana ribelle) in quelle del simpatico Alessandro, che si rivelano i più bravi del lotto; ma ci sono anche Simone Riccioni (Come è bello far l’amore), Sara Cardinaletti (Un medico in famiglia 8), Maria Chiara Centrami (alla sua prima vera performance d’attrice) e il pessimo Brice Martinet nei panni di Faraz.

Non manca qualche momento sufficientemente simpatico e qualche battuta piazzata al momento giusto, ma che si tratti di universitari, liceali o ragazzini ai primi ormoni, i film di Federico Moccia hanno tutti gli stessi ingredienti.

 Giuliano Giacomelli

 

 

PRO CONTRO
  • Moccia utilizza i difetti come impronta autoriale.
  • Qualche sequenza simpatica al momento giusto grazie alle buone performance, su tutti, di Primo Reggiani e Maurizio Mattioli.
  •  Tutto il resto
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