Venezia 71. Senza nessuna pietà, la recensione

Presentato nella sezione Orizzonti alla 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Senza nessuna pietà rappresenta l’esordio alla direzione di un lungometraggio dell’attore Michele Alhaique, che comunque si era già cimentato nel ruolo di regista con due cortometraggi.

Per il suo esordio cinematografico, Alhaique decide di intraprendere una strada che solitamente non è tra le più popolari nel cinema italiano mainstream, ovvero realizzare un noir dal sapore internazionale che abbia l’anima del film di genere. E Senza nessuna pietà è una scommessa vinta perché è un film ben raccontato, che appassiona e ha un cast praticamente perfetto.

La storia ci immerge nel sottobosco dell’usura romana e ci fa conoscere Mimmo (Pierfrancesco Favino), un energumeno di poche parole che di mestiere fa il carpentiere ma arrotonda recuperando crediti per conto di suo zio (Ninetto Davoli). Un giorno Mimmo viene incaricato dal Roscio (Claudio Gioè) di trasportare la prostituta Tania (Greta Scarano) fino a casa di suo cugino Manuel (Adriano Giannini). Un imprevisto costringe Mimmo e Tania a passare la notte insieme e i due trovano di avere ben più cose in comune di quello che avrebbero potuto immaginare.

Come si può intuire dalla trama, Senza nessuna pietà gioca anche la carta sentimentale, ma lo fa in maniera diversa, originale, perché la storia d’affetto (non d’amore, eh!) che si viene a creare tra Mimmo e Tania svincola da qualsiasi luogo comune. Lui è un uomo grande e grosso, robusto, muscoloso, di poche parole e dallo sguardo che incute timore; lei è gentile, carina, minuta ed estroversa. Due persone così differenti da trovare un punto d’incontro che irrimediabilmente parla il linguaggio della violenza.

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Mimmo e Tania sono accomunati in primis dalla voglia di evadere, di fuggire da una vita costruita ad hoc su di loro ma che a loro sta evidentemente stretta: sono cliché, ma non è questo che sentono di essere.

Da queste premesse e tali sviluppi, Alhaique, che è anche autore della sceneggiatura, mette su un film che ha molto ritmo, rivendicando la sua anima da film di genere, un po’ thriller all’italiana anni ’70, un po’ hard boiled europeo contemporaneo, pur manifestamente animato da intenti nobili.

Molta della riuscita di Senza nessuna pietà va ai personaggi, tratteggiati in maniera forse fin troppo pittoresca ma assolutamente efficace e poi c’è da dire che il cast è particolarmente azzeccato, con un Pierfrancesco Favino – anche coproduttore – magnifico, che dà anima e letteralmente corpo al suo personaggio, avendo fatto anche un consistente sforzo fisico per entrare nella parte ingrassando di diversi chili. Ma notevoli sono anche i comprimari, a cominciare dalla bella e brava Greta Scarano, che tra la serie di Romanzo Criminale e Squadra antimafia – Palermo oggi, il genere l’ha già abbondantemente frequentato. Claudio Gioè gigioneggia molto ma offre un’interpretazione divertita e divertente, mentre Davoli ci mette la sua professionalità e romanità.

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Un film diverso dalla massa, dunque, diverso soprattutto da quel panorama ormai un po’ troppo strandardizzato che è la cinematografia italiana, avulsa da molto tempo dal sistema dei generi che l’aveva resa grande nel passato. Non parliamo di un’opera perfetta, anzi, le sbavature non mancano e forse si paga anche un po’ lo scotto “ingenuità” per alcune scelte tipiche delle opere prime, ma tanto di cappello a Senza nessuna pietà, che porta una ventata d’aria fresca in un mare di commedie spesso poco divertenti e drammi pseudo autoriali.

Clicca qui per leggere il resoconto della conferenza stampa veneziana di Senza nessuna pietà.

          Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Una storia appassionante e ben raccontata.
  • Bei personaggi.
  • Attori bravi e ben assortiti.
  • Un film diverso per gli standard italiani.
  • A volte sembra seguire strade un po’ ingenue.
  • I personaggi, seppur efficaci, sono un po’ caricati.
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