Venezia 73: Prevenge
Per coloro che hanno sempre trovato Senti chi parla un po’ inquietante, Prevenge dell’attrice e ora regista inglese Alicia Lowe, sarà la conferma che sentire in testa la voce del proprio figlio, è di base un brutto segno.
Ruth (interpretata dalla stessa Alicia Lowe) lo scopre nel peggiore dei modi, quando rimasta incinta perde il marito coinvolto in un incidente durante una scalata. Ancora in grembo, la sua bambina inizia a parlarle, convincendola che i colpevoli della morte del padre sono gli altri membri del gruppo che lo accompagnavano e che lei deve vendicarlo trovandoli e ammazzandoli tutti.
La voce miagolante della spietata creaturina accompagna la donna e lo spettatore per tutta la durata del film, espletando abilmente il ruolo di malvagio coach del massacro, in grado di spronare al massimo toccando le giuste corde la volontà ormai completamente vinta della donna.
Un film decisamente sopra le righe, trash e demenziale, che si inserisce all’interno di quel genere a metà tra horror e commedia, pervaso da quel black humor di cui gli inglesi sono indiscussi maestri.
Ruth taglia gole e spacca teste (con tanto di pancione!) senza battere ciglio, con la naturalezza di un macellaio d’altri tempi. Gioca con le vittime e ride delle loro debolezze, lasciando dietro di sé una scia di cadaveri che scatena nello spettatore sempre la stessa, incontenibile, domanda: “ma la polizia?”.
Non pervenuta. Ma in realtà nemmeno poi molto ci interessa, perché Prevenge, per sua stessa natura, giustifica la sospensione delle realtà e della credibilità in favore del delirante e dell’assurdo.
Nonostante i pochi tentativi di riportare le cose su binari più seri, citando (sempre non pervenuti) servizi sociali e ostetriche preoccupate, il film si conferma un’occasione per gli amanti del genere di farsi due risate senza troppe pretese.
Montaggio ritmato e interpretazioni sul pezzo, garantiscono al pubblico disposto a lasciarsi coinvolgere un’ora e mezza d’intrattenimento assicurato.
Da vedere per una serata pizza e birra.
Susanna Norbiato
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