Venezia 75. L’enKas – The Truk

Sarah Marx (già conosciuta per Fatum) è in concorso a Venezia 75 nella sezione Orizzonti , con L’EnKas un lavoro estremamente minimale sotto alcuni aspetti (registriamo l’assenza di una qualsivoglia colonna sonora, così come i profili psicologici che delineano i personaggi sono limitati il più possibile), per altri invece estremamente dettagliati. È il caso dei rapporti che intercorrono fra tre coppie di soggetti, la cui vicinanza è limitata a un forte legame parentale (madre depressa/figlio che dopo essere uscito dalla prigione si deve occupare di trovare, e finanziare, la terapia migliore), rapporti di semplice amicizia (i proprietari del furgone che verrà dato in uso al proprietario), rapporti di lavoro (quello tra il ragazzo e il contatto per spacciare Ketamina). 

Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dalla trama. C’è questo ragazzo che è stato in carcere. È un tipo sveglio e questo lo si capisce già dal modo che ha di maneggiare gli oggetti in cella, ma il suo viso e alcune osservazioni su ragazze che su Instagram si pongono in modo provocante, definiscono la sagoma di un ragazzo, non di un uomo. Un ragazzo troppo piccolo per mettersi con un suo vecchio contatto, a spacciare Ketamina fornita da un medico chimico.

E qui già possiamo ammirare il minimalismo descrittivo della Marx, che non giudicherà mai questa azione intrapresa dal giovane. Anche perché Ulisse (questo il suo nome), vuole avere dei guadagni semplici e immediati, perché sua madre (Sandrine Bonnaire, vincitrice a Venezia della Coppa Volpi nel 1995) soffre di depressione e le cure mediche costano care. E qui di nuovo l’assenza di giudizio, affiancata alla ruvidezza della vita: Marx, che rende fluente la narrazione perché non evidenzia come, ad esempio, Ulisse non è veramente con le spalle al muro: sua madre è andata avanti in  un qualche modo, in sua assenza, assistita su base volontaria dalla ex fidanzata del figlio (madre/ex fidanzata del figlio, altra coppia di personaggi su cui è impostata la dialettica del lungometraggio), la quale ha comunque una serie di problemi; qui un avanzamento quasi ad consequentiam nell’introduzione di temi e sviluppo psicologico che corre parallelo alla narrazione.

Condensati in cinque minuti di pellicola, gli show down di tutti i personaggi si mettono a nudo elencando tutti i loro problemi: l’effetto sullo spettatore è che da un lato si entra in empatia con le varie situazioni, dall’altro tutta questa empatia trascina nell’oblio delle preoccupazioni, per cui siamo tutti costretti ad ammettere che la soluzione estrema di noleggiare un furgone e vendere  a un festival di musica techno insieme ai panini anche la Ketamina, è una soluzione non così fuori dal Mondo.

Ma c’è un motivo per cui Mondo lo mettiamo con la “M” maiuscola, ed è perché la regista riesce ad essere estremamente poetica e salvifica. Ogni coppia infatti avrà una sua evoluzione soggettiva, e anche se gli equilibri che verranno poi raggiunti inquadreranno situazioni positive come negative, la Marx riuscirà sempre a trovarci della poesia. È  poetica quando prende in giro chi definisce la vita di campagna una “vita di merda”, è poetica se ha a che fare con i più bassi istinti dell’uomo, come il tradimento, il furto, il fare del male più in generale.

In sostanza un film che vale sicuramente la pena di andare a vedere, perché senza giudicare mette a nudo un lato delle cose che narra, e altrettanto fa con il suo esatto opposto.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Sandrine Bonnaire.
  • Narrazione.
  • Recitazione di alcuni personaggi.

 

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