Opera senza autore, la recensione

Chiusa la parentesi del malriuscito The Tourist, il brillante premio Oscar (per Le vite degli altri) Florian Henckel von Donnersmarck torna all’apice della sua creatività con un nuovo impegnato lavoro, Opera senza autore (Werk Ohne Autor). Si tratta di un titolo alquanto complesso, lungo tre scorrevolissime ore, nel quale il regista tedesco tenta una ricostruzione della sua nazione sospesa tra storia e arte.

Riassumere in breve la complessa trama del film sarebbe superfluo. Quindi, ci limiteremo a riportare semplicemente la sinossi ufficiale:

Cresciuto dalla bellissima e amorevole zia Elisabeth, Kurt Barnet rivela già dalla sua più tenera infanzia un potenziale talento artistico. Divenuto adulto, inseguirà con passione il suo sogno grazie ad una scuola all’avanguardia nella Germania federale e all’amore della giovane Ellie. Ma l’ostilità del suocero lo costringerà a mettere momentaneamente da parte il suo futuro artistico.

L’infanzia nella Germania nazista, l’incontro con l’amore, il ritorno all’arte e nel mezzo una galleria di personaggi secondari. Ci sono davvero diversi aspetti interessanti nell’opera di von Donnersmarck, ciascuno dei quali potrebbe facilmente ispirare un approfondimento a sé stante.

Ma perché il rapporto tra Storia e Arte interessa così tanto il regista? Perché l’Arte dovrebbe riflettere l’identità di chi la crea. Questa è la risposta – se vogliamo un po’ banale (ma pur sempre sacrosanta verità) – che viene data nel corso del film. Eppure non è un passo così semplice, e, se si sceglie una rappresentazione più meccanica e artificiosa, ne risulta tutta una serie di lavori belli da vedere ma giudicati privi di spessore (appunto “senza autore”) dai raffinati critici del settore.

Attraverso la vicenda biografica del suo personaggio, von Donnersmarck cerca di portare alla luce le complessità che si celano dietro alla creazione artistica e al rifiuto di un accostamento troppo marcato con quanto viene prodotto.

Ci sono diversi personaggi a cui appassionarsi nel film di von Donnersmarck, sebbene si avverta un po’ una sensazione di incompletezza, probabilmente a causa di un racconto che procede talvolta per ellissi. In effetti, pur vantando un risultato entusiasmante, sembra quasi che siano state “risucchiate” parti importanti del discorso intrapreso dal regista. Eppure non mancano affatto alcune interessanti trovate formali, ma non sembra essere questo l’aspetto più rilevante dell’opera. Von Donnersmarck agisce soprattutto sulla narrazione inscenando perfino un gioco di potenti contrappassi (che riguardano soprattutto il personaggio interpretato da Sebastian Koch). La resa visiva non brilla certo per originalità, ma risulta drammaturgicamente coerente e regala senza dubbio alcune scene degne di nota.

Appesantito forse da troppe ambizioni, il risultato è sorprendente e di un gusto moderatamente intellettuale che riconferma – ancora una volta – l’autorialità di von Donnersmarck.

Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Una narrazione coinvolgente e piena di snodi interessanti.
  • L’abilità del regista di saper giocare con ambientazioni, cambi di tempo e personaggi.
  • Un’interessante riflessione sulla Storia e sull’Arte e sul rapporto tra queste ultime.
  • Forse una discontinuità discorsiva che impedisce talvolta di fare ordine in un materiale così ampio.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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