Venus, la recensione del nuovo horror di Jaume Balaguerò

Esponente di spicco della generazione d’oro del cinema horror spagnolo del nuovo millennio, Jaume Balaguerò è uno di quegli autori molto apprezzati sia dalla critica che dal pubblico di appassionati. Un consenso figlio della sua grande capacità di rinnovarsi, di evolvere il suo stile e, soprattutto, di tratteggiare una personale idea di terrore servendosi di stilemi e filoni diversi tra loro, pur mantenendo una propria coerenza narrativa e fissando i punti cardine del suo cinema. Caratteristica, quest’ultima, riconoscibile fin dai primi lavori nei quali il regista iberico ha messo in scena alcune delle sue ossessioni più ricorrenti: ambientazioni interne, in particolare condomini o comuni ambienti domestici e familiari, e una vena nichilista tramite la quale le sue storie si trasformano in portali verso altri mondi e incubi indicibili.

Insomma, Balaguerò ha sempre amato mettersi in gioco, non si è mai adagiato eccessivamente in alcuna comfort zone, anche a costo di mostrare scoperta la guardia con “passaggi a vuoto”, come il recente La settima musa nel quale l’ispirazione sembrava essersi prosciugata a discapito di un horror convenzionale e tendente ad accontentare i gusti più commerciali.

Insuccesso, tuttavia, riscattato ampiamente con il nuovo lavoro, dal titolo Venus, dietro la cui buona riuscita vi è la mano di un altro grande come Alex de la Iglesia, qui nei panni di produttore. Presentato al festival di Sitges 2022, Venus è infatti un horror spaventoso, pregno di morte e sangue e volto a varcare i confini della realtà terrena per condurre lo spettatore verso un terrore cosmico, ben oltre i limiti dell’immaginazione umana, come era solito fare il maestro della letteratura del terrore H.P. Lovecraft, il cui racconto Sogni nella casa stregata rappresenta più di una semplice ispirazione. La visione, dunque, si arricchisce di riferimenti a riti stregoneschi, alla costituzione di un nuovo equilibrio del mondo, senza però disdegnare contaminazioni con altri generi quali il crime, il thriller e lo splatter puro.

Lucia, una cubista di night club, decide di svoltare la propria vita rubando una valigia piena di droga ai suoi datori di lavoro i cui affari sono molto al limite della legge. Il suo piano, però, subisce una brusca frenata d’arresto nel momento in cui viene scoperta da uno dei suoi “padroni”. Lucia, così, è costretta a fuggire e a chiedere riparo a sua sorella Rocio, la quale vive con la figlia all’interno di un fatiscente grattacielo, denominato Venus, da cui, tuttavia, pare intenzionata a fuggire per via di inquietanti voci e rumori provenienti dai piani superiori. Paure e timori che ben presto anche Lucia sperimenterà al punto da comprendere in pieno la reazione della sorella, mentre il male in ogni sua forma incombe su di lei e sull’intera umanità.

Venus si presenta come un ricettacolo di riferimenti cinematografici e letterari tra i più vari: nel lavoro di Balguerò, infatti, vi sono richiami a cult come Rosemary’s Baby, Le streghe di Salem e la recente serie tv spagnola Sky Rojo, nonché alla poetica e all’estetica di Lovecraft e suoi affini. La diretta conseguenza di ciò è un cocktail tutt’altro che indigesto che ha il grande merito di coinvolgere il pubblico e tenerlo incollato ad una storia che tocca le corde del genuino terrore e regala sequenze e immagini che gelano il sangue.

Il tutto accompagnato dalla consueta regia solida e sicura di un Balaguerò che decide di sfruttare le sue ossessioni tematiche a suo piacimento, come accade con l’enorme condominio che se per estetica sembra essere uscito da un racconto weird di inizio Novecento, da un punto di vista narrativo si trasforma in un teatro in cui va in scena il Male in ogni sua forma.

Ciò che si materializza, infatti, è l’esplorazione di un maligno che si muove su due livelli: quello cosmico, eterno e soprannaturale e quello, al contrario, più legato all’uomo e al male che può arrecare al prossimo per vili interessi materiali. È questo l’aspetto che più crea ansia, paura e disagio, ossia la prospettiva di un orrore senza fine e l’impossibilità di spezzare questa funesta ciclicità che incombe sull’umanità in ogni epoca.

Un quadro nefasto e opprimente, popolato da personaggi delineati in maniera funzionale a quello che è lo spirito della storia e all’obiettivo che Venus si prefigge. Ne sono la perfetta dimostrazione la protagonista Lucia, interpretata dalla bravissima Ester Exposito le cui movenze e fisicità ricordano Matilda Lutz in Revenge, il gruppo di criminali che la tampina, la sua nipotina che si impone come un personaggio ambiguo e dal retrogusto maligno e, ultime ma non per importanza, il gruppo di anziane signore residenti nel complesso Venus che rimandano ai modelli cinefili di cui sopra. Tutto ciò, unito ad un utilizzo abbondantissimo del sangue e coerente con le fasi del racconto, concorre a definire il gusto di un horror tra i migliori degli ultimi tempi e altamente consigliato per chi ama il genere.

Unica pecca, ed è un vero peccato, è il poco spazio destinato al rapporto controverso tra Lucia e sua sorella Rocio, aspetto che avrebbe potuto donare al film di Balaguerò un’aura ancora più spietata e cinica.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Balaguerò esplora i confini dell’orrore cosmico, senza dimenticare quello procurato dall’essere umano.
  • I ritmi sono sempre serrati e la storia tiene incollati allo schermo.
  • Personaggi ben scritti e funzionali allo spirito del racconto.
  • Tanti riferimenti a modelli cinematografici e letterari di spessore, su tutti Lovecraft.
  • La dinamica del rapporto controverso tra le due sorelle viene poco approfondita.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Venus, la recensione del nuovo horror di Jaume Balaguerò, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.