Welcome to the Blumhouse: La bugia, la recensione

Jason Blum non lascia ma anzi raddoppia e, dopo essere diventato il re incontrastato della scena horror contemporanea sul grande schermo, ha intenzione di espandere il suo regno anche sugli schermi televisivi e le piattaforme di streaming. Un percorso che la sua Blumhouse ha cominciato con Into The Dark, serie tv costituita da lungometraggi dedicati ognuno ad una festività diversa dell’anno, e che sta proseguendo con un progetto, se possibile, ancora più ambizioso per contenuti e per aspirazioni artistiche: stiamo parlando di Welcome to the Blumhouse.

Titolo che lascia subito intuire la volontà della casa di produzione americana di spalancare le porte della sua dimora e accoglierci in un contesto caldo, quasi come se fosse una famiglia, turbata però da sensi di colpa e orribili segreti, figlie di un’ipocrisia di fondo da sempre sottolineata e criticata dai grandi maestri dell’horror americano (da Wes Craven a Tobe Hooper, passando per George Romero e John Carpenter).

Non è un caso, dunque, che ad inaugurare il nostro viaggio dentro la “casa” di Jason Blum sia proprio un film con protagonista una famiglia le cui vicende sono narrate da Veena Sud nel suo La bugia, primo episodio di questa serie di film per la tv tanto attesa. E se il buongiorno si vede dal mattino, non si può non constatare come questo primo atto sia molto riuscito e si dimostri un film dai tanti risvolti psicologici, ben scritto, diretto con mano sicura e, soprattutto, capace di andare a scavare nelle paure più profonde di un genitore e sottoporci un interrogativo difronte al quale nessuno vorrebbe mai trovarsi: cosa faremmo se sapessimo che nostra figlia ha commesso un omicidio?

welcome to blumhouse the lie

Un dilemma agghiacciante che funge da motore per un thriller psicologico reso ancora più inquietante dal fatto di raccontare una storia che potrebbe succedere a chiunque di noi, e per questo efficace nel trascinare lo spettatore in una spirale di odio, paure e sentimenti tra loro contrastanti.

Kayla è un’adolescente che, dopo aver trascorso un’infanzia felice con due genitori innamorati e molto uniti fra loro, si trova ora a fare i conti con la separazione dei suoi che la ha procurato scompensi a livello psicologico. La situazione, però, prende una piega ancora più tragica quando nel tragitto per recarsi ad un ritiro di preparazione con la scuola di danza, uccide la sua amica Britney. Venuti a conoscenza dell’accaduto quasi subito, i due genitori si trovano davanti ad un bivio: denunciare la figlia o proteggerla? La scelta ricade sulla seconda ipotesi, ma la strada per perseguirla è irta di insidie ed elementi di disturbo.

welcome to blumhouse the lie

La bugia è la risposta ideale a tutti coloro che credono che per spaventare bisogna ricorrere necessariamente ai soliti orpelli rappresentati da mostri, case infestate, fantasmi, demoni e tutto ciò che fa parte di un immaginario ormai radicato e, a dirla tutta, finanche inflazionato ed abusato.

L’intento di Veena Sud, al contrario, è quello di incutere ansia e terrore attraverso una storia molto realistica e volta a smuovere nello spettatore una serie di interrogativi e dubbi derivanti da situazioni, dinamiche e personaggi marci e sporchi nell’animo. Un intreccio complesso e irto di spine che tuttavia non impedisce ai tre membri della famiglia di vivere nell’illusione che da una situazione simile possa nascere un qualcosa di bello e una condizione di vita migliore: da un lato i genitori cercano di nascondere l’accaduto per alimentare la chimera di far vivere a Keyla una vita normale e felice; dall’altro la stessa Keyla intravede in tale situazione la possibilità di far riavvicinare i suoi genitori e ricostruire quella felicità familiare alla quale anela.

 welcome to blumhouse the lie

Uno scenario nel quale chi guarda viene introdotto per la mano da una sceneggiatura, a opera della stessa regista canadese, ben scritta e strutturata in maniera tale da coinvolgere il pubblico e lasciargli il gusto di provare compassiono o odiare i protagonisti, prendere le parti di questo o quel tassello di un puzzle dalla forte carica emotiva.

Ad una componente narrativa di assoluto spessore e dalla cura quasi maniacale, però, fa da contraltare una regia che, nonostante evidenzi una mano sicura e lineare, in diversi punti si adagia su standard da prodotto televisivo, cosa che fa disperdere leggermente il valore emozionale di una storia dalle qualità di cui sopra.

 welcome to blumhouse the lie

La bugia, in conclusione, è un ottimo punto di partenza per una serie da cui ci si aspetta tanto in termini di qualità, contenuti… terrore e suspense.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • La sceneggiatura riesce perfettamente a coinvolgere lo spettatore.
  • I personaggi son fortemente empatici.
  • La storia fa riflettere e spaventa tantissimo per il suo realismo.
  • La regia in alcuni punti appare fin troppo di taglio televisivo e impersonale.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Welcome to the Blumhouse: La bugia, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.