What If: misteriosamente ridicoli!

Il 24 maggio è uscita su Netflix una nuova serie, un’antologia thriller scritta da Mike Kelley, creatore di Revenge. What if tenta di esplorare i confini della moralità e a cosa siano disposte delle persone comuni per ottenere ciò che vogliono.

Al centro della storia troviamo Lisa (Jane Levy) e suo marito Sean (Blake Jenner) innamorati e intenti a cercare di far decollare le rispettive carriere. La coppia finisce nel radar della “villain” della storia, Anne Montgomery (interpretata da una carismatica Renée Zellweger), interessata ad acquisire in qualche modo la compagnia biomedica di Lisa. La donna propone alla coppia uno scambio dichiaratamente ispirato a Proposta indecente, barattando il suo appoggio alla società per una notte con il marito della sua futura collega. Dopo alcune indecisioni la coppia accetta, e questa scelta rischiosa sarà la crepa da cui inizieranno ad entrare tutti i drammi segreti e irrisolti dei due.

A completare la trama troviamo altre due coppie: il fratello di Lisa e il suo compagno, e una coppia di amici di Sean. Per un motivo o per un altro, tutti i personaggi nascondono un segreto e ciò che davvero manda avanti la trama è il lento svelarsi di tutti i misteri, capitanati da quello maggiore di Anne Montgomery.

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L’estetica di What if è tipica dei prodotti Netflix, belle e chiare figure che si muovono in uno spazio sapientemente illuminato, ma che alla fine non lasciano grandi sorprese. Già dalla presentazione della serie, What if basava praticamente tutto il suo potenziale sul mistero di quale fosse effettivamente la trama. Ci troviamo davanti questa donna potente, che non fa altro che aggirarsi da una stanza all’altra del suo super attico, ogni scena con un vestito diverso, e che fa vanto con tutti della sua filosofia di vita, secondo lei garante del vero successo.

Anne Montgomery è il personaggio cardine, quello che dovrebbe affascinare e condurre tutti gli altri giochi, e sicuramente Renée Zellweger ce la mette tutta per darle un’aria misteriosa e subdola. Ma la sua filosofia per il successo è semplicemente “calpesta tutti pur di arrivare ai tuoi scopi”, che è il modus operandi di qualsiasi despota dall’alba dei tempi.

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Ma allora cosa rende così speciale questo personaggio? Nulla. Esattamente come per tutti gli altri personaggi, non basta annunciare una caratterizzazione, bisogna anche mostrarla. E la nostra “cattiva” alla fine non è tanto più subdola di chiunque altro attui la decisione di prevaricare gli altri e ricattarli per avere ciò che desidera. Per questo motivo, l’incongruenza fra intenzioni e risultato, What if arriva a volte quasi a dei momenti imbarazzanti (ad esempio tutte le scene di sesso sono al rallenty, per qualche motivo).

L’idea di rappresentare il labile confine della moralità viene affrontata giusto nelle prime puntate, in seguito probabilmente il focus si sposta su quanto i segreti possano distruggere i rapporti.

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Giunti alla fine, rimane il grande dubbio su che cosa effettivamente questa serie abbia voluto trasmetterci, a parte il lento svelarsi di un mistero (che è tristemente l’unica cosa che permette di arrivare alla fine).

Visto che è una serie antologica, forse con la prossima stagione avranno la possibilità di rimescolare le carte e avremo un quadro più completo.

Silvia Biagini

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