X – A Sexy Horror Story, la recensione

C’è stato un periodo nella Storia del cinema in cui a far cassa, per la prima volta, sono stati i film pornografici. Si trattava degli anni ’70, un decennio rivoluzionario per un gran numero di motivi, non solo legati al mondo del cinema, che ha visto l’esplosione di quella che oggi è comunemente indicata come “Golden Age of Porn”. Dopo la legalizzazione del porno audiovisivo avvenuta in Danimarca nel 1969, anche Hollywood seguì le gesta dei più libertini cugini europei e già nel 1970 le autorità della California dichiarano legale la produzione di film con contenuti sessuali espliciti e non simulati. Si aprì un vero e proprio mondo a sé e le tasche dei piccoli produttori cominciarono a riempirsi: Mona the Virgin Nymph, Deep Throat, The Devil in Miss Jones, Behind the Green Door. Film che costavano relativamente poco e incassavano tantissimo, giocando soprattutto sul senso del proibito e del voyeurismo che acchiappava gli spettatori. Il vaso di Pandora era stato aperto.

È proprio in questo contesto che va ad ambientarsi X – A Sexy Horror Story, l’ultimo film scritto e diretto da Ti West che vanta il marchio produttivo della lanciatissima A24. Non si tratta, però, di un film porno, ma di un cruentissimo horror/slasher che prende le mosse proprio dalla produzione di un piccolo film hard immaginario, Le figlie del fattore.

Siamo nel 1979 e una piccola troupe, per girare un film porno, ha affittato una casa adiacente alla fattoria in cui vive l’anziano Howard (Stephen Ure) e la sua moglie malata (Mia Goth). La troupe è composta da tre attori (Brittany Snow, Scott Mescudi e Mia Goth), il produttore (Martin Henederson), il regista (Owen Campbell) e la di lui fidanzata (Jenna Ortega) che lavora sul set come fonico di presa diretta. Dopo qualche incomprensione iniziale con l’anziano vicino di casa, i ragazzi cominciano la loro avventura sul set, ma un’inquietante figura si aggira nei dintorni: è Pearl, la moglie di Howard, che sembra interessata più del normale a quello che i ragazzi stanno facendo.

X - A Sexy Horror Story

Ti West è ben noto al pubblico del cinema horror, genere a cui ha dedicato praticamente tutta la sua ventennale carriera composta, tra gli altri titoli, da The House of the Devil, Cabin Fever 2, The Innkeepers e The Sacrament; ma con X – A Sexy Horror Story ha firmato il suo film migliore e più completo, un’opera che sa legarsi intelligentemente alla tradizione slasher a cui rende omaggio introducendo, però, molti elementi fortemente originali.

X – A Sexy Horror Story vuole raccontare il desiderio di libertà attraverso due diverse generazioni che hanno vissuto le loro passioni in differenti epoche. Da una parte c’è Maxime, giovane, bella e spregiudicata, promessa del cinema hard determinatissima a perseguire i suoi obiettivi che si scontrano con una società ancora bigotta e conservatrice come quella americana. Dall’altra c’è Pearl, ex stellina della danza che ha dovuto sacrificare tutti i suoi sogni e le sue aspirazioni per metter su famiglia e assecondare la società repressiva in cui è cresciuta, quella americana a cavallo delle due Guerre. Due diverse epoche accomunate dal desidero di autoaffermazione con la differenza sostanziale che da una parte quella libertà perseguita sembra essersi avverata, dall’altra no alimentando un beffardo gioco di rimpianti. Maxime e Pearl, la gioventù e la vecchiaia, l’affermazione e il desiderio, due facce della stessa medaglia che, ironicamente, hanno lo stesso volto, quello della bravissima Mia Goth. L’attrice britannica di Nymphomaniac e Suspiria, infatti, interpreta entrambi i personaggi e nel caso dell’anziana Pearl è stata sottoposta a un make-up prostetico molto realistico che l’ha tenuta sotto l’azione dei make-up artist fino a 10 ore.

X - A Sexy Horror Story

Il film gioca molto sul parallelismo tra gioventù e vecchiaia, tra repressione degli istinti sessuali e la loro libera espressione, trovando nell’America rurale degli anni ’70 un contesto ideale in cui far incontrare e scontrare queste due dimensioni. Ti West riesce a creare un meccanismo molto sottile che mette a confronto queste due realtà antitetiche trovando nella sua cultura cinematografica un campo fertile per far sviluppare questa faida ideologica. Si guarda all’età d’oro del cinema porno con palesi citazioni ai film più celebri, agli stereotipi e alla controcultura che hanno alimentato (si veda al personaggio dell’afroamericano superdotato interpretato da Scott Mescudi), ma c’è anche un amore viscerale e manifesto per l’horror che negli stessi anni stava riscrivendo le regole del genere grazie a importanti autori emergenti. X – A Sexy Horror Story, come hanno fatto Scream e Quella casa nel bosco, ma utilizzando un differente linguaggio, compie un lavoro di decostruzione e riassemblaggio del cinema horror postmoderno, ma stavolta – pur rimanendo essenzialmente nel filone dello slasher – prende come massimo punto di riferimento l’horror rurale di cui Tobe Hooper è stato il massimo esponente. Dall’immancabile Non aprite quella porta si passa a Quel motel vicino alla palude, con tutta una serie di rimandi ai sottofiloni degli “psycho-biddy”, “redneck-movies” e perfino a cult come Psycho di Alfred Hitchcock e Motel Hell di Kevin Connor.

a sexy horror story

Ma X – A Sexy Horror Story non è solo un calderone di citazioni più o meno evidenti, piuttosto intesse un discorso sul rapporto che il cinema di genere ha con i suoi spettatori, su quel patto di fiducia per il quale è giusto (o meno) dare allo spettatore quello che lo spettatore vuole. Ti West fa esprimere al riguardo i suoi personaggi, il produttore e il regista, parlando di cinema porno, ma è ovvio che in realtà stia parlando di horror, dello stesso horror che stiamo guardando, dell’hic et nunc trasfigurato in un’altra epoca e un altro contesto. X – A Sexy Horror Story, infatti, ci mette un poco ad entrare nel vivo della mattanza, un tempo che comunque impiega intelligentemente per sviluppare i personaggi in maniera adeguata e far sì che lo spettatore li conosca davvero e si affezioni a loro. Quando esce di scena il regista de Le figlie del fattore, capro espiatorio intra ed extra diegetico del racconto, ogni freno inibitorio viene a cadere, anche i personaggi più pudici o impensabili si gettano tra le braccia di Eros e il sangue, per legge del contrappasso, comincia a sgorgare copioso.

x - a sexy horror story

Ti West si abbandona all’exploitation pura con il connubio sex & violence spinto al massimo e condito di elementi grotteschi in bilico tra il disgusto e la risata liberatoria. X – A Sexy Horror Story ha una forte componente gore con alcuni omicidi coreografati in maniera creativa e molto scenografica, allo stesso tempo tiene costantemente un tono faceto e provocatorio, ma mai gratuito, ricordando allo spettatore che per quanto assurdo possa essere quello che accade sullo schermo siamo sempre e comunque dinnanzi a uno spietatissimo film horror.

Era da qualche anno che non si vedeva al cinema un horror tanto ispirato, libero e godereccio come X – A Sexy Horror Story, un film che parla di sesso, di terza età, di cinema e di libertà negata, un film che potrebbe dar vita a tutta una serie di speculazioni sociologiche e politiche ma che allo stesso tempo sa essere divertente come un pop-corn movie. Forse abbiamo un nuovo classico per genere, ma solo il tempo potrà dircelo.

Curiosità. Mentre si svolgevano le riprese di X – A Sexy Horror Story, la produzione ha portato avanti parallelamente anche le riprese di Pearl, prequel ambientato nei primi del ‘900 che racconta la storia del personaggio interpretato dalla truccatissima Mia Goth, che torna nel ruolo così come West è ancora regista e sceneggiatore.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ha personalità e riesce a portare avanti un discorso sociale e metacinematografico con originalità.
  • Ha tutti gli elementi del cinema d’exploitation che oggi, purtroppo, sempre meno troviamo nei film di (pseudo) exploitation.
  • Ci mette un poco ad entrare nel vivo della vicenda e per i più impazienti del massacro potrebbe essere un difetto.
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