Yves Saint Laurent, la recensione

Un ragazzo fragile e tormentato, dotato di straordinario talento. Un uomo che vide subito in lui il travolgente fuoco dell’arte e se ne innamorò senza riserve. Una passione, quella per la moda, così prorompente da trasformarsi nell’unica ragione per continuare a vivere. La storia del rivoluzionario stilista Yves Saint Laurent, tutt’oggi una delle firme più prestigiose dello scintillante mondo delle passerelle, è raccontata con lucida onestà e grande piacevolezza visiva dal regista Jalil Lespert, di origini algerine proprio come il nostro protagonista, che ha diretto la pellicola ispirandosi all’omonimo libro di Laurence Benaim.

Le controverse vicende narrate abbracciano il ventennio che va dal 1956 al 1976 e si concentrano prevalentemente sulla vita privata di Yves (Pierre Niney) e sul suo percorso da timido e introverso ventunenne – divenuto, in seguito alla scomparsa di Christian Dior, direttore artistico della celebre casa di moda – a spregiudicata icona di stile e lusso. Un cammino imprevedibile e movimentato, costellato da nevrosi, vizi pericolosi e tante figure importanti, tra cui l’ammaliante Victoire (Charlotte Le Bon), prima musa di Yves; la vulcanica Loulou de la Falaise (Laura Smet) che diverrà per lui, nella seconda parte della sua carriera, costante fonte d’ispirazione e amica inseparabile; e, naturalmente, Pierre Bergè (Guillaume Gallienne), pilastro imprescindibile nella vita dell’uomo e dell’artista: grintoso e caparbio socio d’affari; devoto e paziente compagno di vita. È stato proprio Bergé, oggi ultra ottantenne, ad approvare il biopic di Lespert e insignirlo della grande responsabilità di riportare in vita, attraverso la raffinata gestualità e la misurata interpretazione di un impeccabile Niney (tra l’altro, incredibilmente somigliante a Saint Laurent), una figura che ha lasciato un segno significativamente indelebile non solo nel mondo del lusso e della moda, ma anche e soprattutto nella propria intimità.

Yves Saint Laurent (Pierre Niney) e Pierre Bergè (Guillaume Gallienne) la sera del loro primo incontro.

Yves Saint Laurent (Pierre Niney) e Pierre Bergè (Guillaume Gallienne) la sera del loro primo incontro.

Punti di forza del film sono, indubbiamente, la meticolosa attenzione al dettaglio e la pregevole cura dal punto di vista visivo, che affascineranno anche l’occhio meno avvezzo a variopinti tessuti e raffinati atelier, gremiti di figure professionali – instancabili come api operaie – e carichi del peso di imponenti aspettative. Lespert regala allo spettatore uno sfizioso tuffo direttamente nel cuore degli anni Sessanta, uno dei periodi più fertili e grandiosamente innovativi per l’industria della moda, e un’esperienza estrosa e sofisticata al tempo stesso. A guidare il pubblico nei meandri di un mondo patinato e trasudante creatività quanto infido e gravido di lati oscuri, è la scoppiettante matita di Yves, che tanto ha regalato alla storia del costume. Tuttavia, prima del mito, il grande schermo ci racconta, senza censure, l’uomo: lunatico, geniale, autodistruttivo… Sicuro solo di una cosa: “Se non potrò creare in piena autonomia, ne morirò”.

Fiore all’occhiello di Yves Saint Laurent sono le formidabili performance di un cast perfetto. Della bravura Pierre Niney si è già accennato ma non del suo smagliante comprimario, Guillaume Gallienne, apprezzato recentemente dal pubblico italiano grazie al divertente Tutto Sua Madre. Gallienne, dal volto decisamente rassomigliante a quello di Dustin Hoffman, riesce a raccontare con disperata tenacia il travagliato rapporto che legò Bergè e Saint Laurent, suscitando nello spettatore ora struggente empatia, ora impetuoso sdegno. Buona prova anche per la co-protagonista Charlotte Le Bon, frivola e intensa, ostinata e magnetica.

Yves sperimenta nuove idee di stile sulla modella Victoire (Charlotte Le Bon).

Yves sperimenta nuove idee di stile sulla modella Victoire (Charlotte Le Bon).

D’altra parte, la materia trattata e l’iter della vicenda sono destinati a conquistare un pubblico prevalentemente femminile, ansioso di saperne di più su un eccezionale emblema di stile e sul microcosmo dorato in cui la sregolatezza è sintomo di successo; la parola d’ordine è stupire; eccentrici inventori di sogni di taffettà dettano la propria visione a un pubblico inebriato e felicemente accondiscendente. Un uomo più difficilmente potrà trovare di proprio gusto l’ambiente della moda o immedesimarsi nella vicenda umana del protagonista.

Yves Saint Laurent è un suggestivo e seducente viaggio nell’intimità di una figura complessa e brillante che, con l’ardore delle proprie velleità artistiche e l’innocenza dei suoi sentimenti, riuscì a sfogare sulle stoffe il caos che aveva nel cuore, imprimendo con veemenza la propria visione e ispirando profondamente le generazioni successive. Il film, distribuito da Lucky Red, debutterà nelle nostre sale il 27 marzo.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La pregevole cura per il dettaglio e l’incantevole piacevolezza visiva.
  • Il cast formidabile che si cimenta in ottime performance.
  • La vicenda, autentica e coinvolgente, raccontata con dignitosa sincerità.

 

  • Prevalentemente orientato verso un pubblico femminile.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Yves Saint Laurent, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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