Zona d’ombra, la recensione

Con un’utenza di circa 120 milioni di spettatori, disposti a pagare dai 500 ai 1500 dollari per un biglietto “economico” del Super Bowl, il footbal americano ha un giro d’affari incredibile, che ne fa lo sport nazionale statunitense. Di conseguenza la NFL (National Footabl League), che è la maggiore società di footbal in Amercia, ha un peso decisivo nel mondo dello sport e dello spettacolo, con la conseguenza di porsi come ente intoccabile.

O meglio, quasi intoccabile, dal momento che in Zona d’ombra (Concussion in originale), viene posto un alone di negatività sullo strapotere dell’NFL.

Ispirandosi all’articolo Game Brain, scritto da Jeanne Marie Laskas e pubblicato nel 2009 dalla rivista GQ, Zona d’ombra racconta la storia del dottor Bennet Omalu, un neuropatologo nigeriano che mostra una particolare dedizione per il suo lavoro. Lui parla con i cadaveri su cui si appresta a fare l’autopsia, ha un atteggiamento lavorativo ai limiti dello stakanovismo e rappresenta tutto quello che l’American Dream ha potuto generare sugli immigrati.

zona d'ombra 3

In seguito alla morte di alcuni ex atleti di footbal, Omalu arriva a una conclusione shockante: i ripetuti colpi alla testa che i giocatori di footbal subiscono durante la loro carriera possono causare gravi danni cerebrali che possono sfociare nella CTE (encefalopatia cronica traumatica), una vera malattia degenerativa al cervello che conduce alla morte autoindotta.

Quella di Omalu si trasforma ben presto in una vera e propria battaglia contro la NFL, accusata di prestare poca cura per la salute dei giocatori, la cui vita veniva consapevolmente messa a repentaglio per interessi economici e politici.

zona d'ombra 6

Nella migliore tradizione del cinema civile d’inchiesta, Zona d’ombra si concentra molto sui fatti raccontati prendendo anche una posizione ben riconoscibile. Così come accadeva in Erin Brokovich, Insider e il recentissimo Il caso Spotlight, lo spettatore è chiamato a immedesimarsi ed empatizzare con il protagonista, che impiega forze, energie e denaro per una giusta causa. Ma a differenza dei celebri titoli su citati, in Zona d’ombra si eccede in zelo, descrivendo un personaggio principale così puro e buono da risultare a tratti eccessivo in caratterizzazione positiva. Il dottor Bennet Omalu, interpretato da un Will Smith vistosamente coinvolto, è una figura pronta alla santificazione: immigrato e quindi con il peso dell’integrazione sulle spalle, cristianissimo, pronto ad imbracciare con tenacia d’intenti la giusta causa e legato al suo lavoro in maniera quasi irreale.

Questo eccesso di caratterizzazione si unisce a una retorica yankee che si lascia percepire in molte occasioni: se da una parte viene attaccata un’istituzione sportiva come la NFL, dall’altra vengono esaltate tutte le opportunità che l’America dà ai suoi cittadini ma anche a chi cittadino non lo è ancora (Omalu ha avuto la cittadinanza americana in tempi recentissimi).

zona d'ombra 7

Peter Landesman, che scrive e dirige il film, vuole però inserire un alone di ambiguità e così, in un fiume di retorica patriottica, cristiana e buonista, piazza qualche ben assestato colpo che getta una zona d’ombra, appunto, su una vicenda che a tratti sembra un po’ troppo prevedibile, risollevando così le sorti di un film che ha uno spunto interessantissimo e un’esecuzione non sempre all’altezza.

Nel cast, oltre al quasi one man show di Will Smith, si muovono personaggi scritti molto meglio del protagonista stesso, come il dottore-complice interpretato da Alec Baldwin e l’ostile patologo inglese interpretato da Eddie Marsan. Intrappolato in un mostruoso make-up che ne deforma la fisionomia a una sorta di Elephant Man, c’è anche David Morse, che qui interpreta un ex campione di footbal affetto da CTE.

zona d'ombra 5

Con qualche eccesso di troppo, Zona d’ombra si inserisce nel genere del cinema d’inchiesta sembrando a tratti artificioso nella costruzione dei personaggi ma portando avanti con un alone di ambiguità necessaria una storia interessantissima e poco nota al pubblico italiano.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Storia di base molto interessante.
  • Risvolti interessanti.
  • Eccesso di retorica.
  • Personaggio principale troppo caricato nella caratterizzazione positiva.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Zona d'ombra, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.