Cieco Sordo Muto, la recensione
David è uno scrittore afflitto dalla triplice menomazione di essere cieco, sordo e muto. Concluso l’accordo per scrivere un nuovo romanzo, David viene accompagnato dagli assistenti Simona e Pio in una villa disabitata dove, in passato, sono accadute cose orribili. L’intento è di trovare l’ispirazione tra quelle mura maledette e infatti, come gli era già accaduto in passato, David comincia a percepire in quel luogo una forte energia che gli consente di comporre il romanzo. Ma sia Simona che Pio vengono velocemente corrotti da un’entità antica e malefica che sale dalle viscere dell’Inferno e abita le stanze della villa.
Raramente il cinema italiano si è avvicinato alle opere del grande Howard P. Lovecraft e, a memoria, solo Ivan Zuccon ha insistito sulle atmosfere del “solitario di Providence” adattando a lungometraggio più di una sua opera. Ora ci riprova Lorenzo Lepori, che in passato abbiamo conosciuto per l’impresa di portare per fotogrammi le immagini sconce e violente dei fumetti horror/erotici degli anni ’70 con Catacomba e Notte nuda. Per il suo approccio con Lovecraft, però, Lepori prende la strada più complicata e decide di adattare Cieco, sordo e muto, uno dei racconti meno noti e più complicati da trasporre per immagini.
Pubblicato per la prima volta nel 1925 sul numero di aprile di Weird Tales, Cieco, sordo e muto è l’ultima collaborazione con Clifford M. Eddy Jr., scrittore amico e collega con il quale Lovecraft aveva lavorato per alcuni anni dando vita a opere come I cari estinti, Ceneri e Il divoratore di spettri. Si tratta di un racconto che si concentra essenzialmente sui sensi, ovvero sulla percezione di un’entità escludendo i canonici sensi della vista e dell’udito, attraverso la descrizione proveniente da un sesto senso che il protagonista ha imparato a sviluppare. Seppur narrativamente iper-strutturato (un racconto nel racconto), Cieco, sordo e muto è particolarmente anti-narrativo se pensiamo al linguaggio audiovisivo, motivo per il quale Lorenzo Lepori e il co-sceneggiatore Antonio Tentori (Dracula 3D, Bloodline) hanno optato per un adattamento molto libero che tiene il soggetto per una riscrittura totale del racconto.
Da una parte, questa estrema libertà nell’adattamento è un bene perché porta verso lidi più cinematografici un’opera obiettivamente complessa; dall’altra, però, si va a perdere quel senso di smarrimento e di inquietudine costante che caratterizzava l’opera di Lovecraft appiattendo la narrazione. Giustamente, Lepori fa suo Cieco Sordo Muto colorando la storia di tutti quegli elementi che sono cari al suo modo di fare cinema, molto debitore ci certo b-movie anni ’70. Così il film si apre con un prologo estremamente crudo in cui un individuo si strappa occhi e lingua prima di sbudellarsi, e prosegue ponendo molto l’attenzione sull’aspetto erotico. Lovecraft, a questo punto, rimane nei versi del romanzo letti dal protagonista come voce narrante e nell’iconografia mostruosa che emerge nell’ultimo atto, fatta di esseri tentacolari idealmente emersi dall’inconscio dello scrittore.
Uno sviluppo a carburazione molto lenta nella prima metà trova un’impennata nella seconda, quando iniziano a susseguirsi gli omicidi (un paio decisamente gratuiti) nei pressi della villa e l’accento sull’erotismo viene posto grazie alle numerose scene di nudo e di seduzione di cui si fa protagonista la generosa Simona Vannelli. Questa divisione tra “prima” e “dopo” che accompagna l’opera nell’exploitation (pur se con un tono marcatamente autoriale) trova nel protagonista interpretato da David Brandon un forte collante.
Noto nel cinema italiano di genere per film come Deliria, La Casa 5, Le foto di Gioia e Caligola – La storia mai raccontata, l’irlandese David Brandon è un solidissimo protagonista che rende con estremo realismo il ruolo dello scrittore cieco, sordo e muto che trova l’ispirazione nei meandri più ancestrali della sua mente. Il terzo elemento del gruppo è rappresentato da Pio Bisanti, attore feticcio di Lepori, che dà vita a un personaggio ambiguo ma chiaramente succube della sua collega e del processo creativo di David.
Con un’atmosfera a tratti psichedelica ben supportata dalla curatissima fotografia di Federico Giammattei e dalle belle musiche dello stesso Giammattei con Marcello Simini e Alessandro Michelini, Cieco Sordo Muto sa sicuramente contraddistinguersi nel mezzo del settore underground italiano; si ha però la sensazione che dall’immaginario lovecraftiano non riesca a carpire gli elementi cardine, le suggestioni più oscure e inquietanti, rimanendo sulla superficie, pur mostrandosi un dignitosissimo horror gotico-erotico di natura soprannaturale.
Cieco Sordo Muto è stato presentato al 43° Fantafestival e uscirà nei cinema italiani l’8 agosto 2024 distribuito da Digitmovies, dopo un’anteprima il 1° agosto.
Roberto Giacomelli
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