F1 – Il film, la recensione

Nel cinema esiste una vera e propria tradizione narrativa incentrata sull’anziano eroe che torna in azione in cerca di riscatto. Questo tipo di personaggio è spesso un ex professionista in un determinato settore — come lo sport o l’esercito — oppure un veterano esperto, considerato l’unico in grado di risolvere una situazione estrema.
Si tratta di storie che riflettono un certo spirito nostalgico: la convinzione che “si stava meglio quando si stava peggio”, che la tradizione batte l’innovazione e che l’analogico possa ancora avere la meglio sul digitale.
In molti casi, questi film giocano proprio sull’identificazione tra il protagonista e l’attore scelto per interpretarlo. Spesso si tratta di star un tempo amatissime, forse oggi un po’ in declino, ma ancora capaci di richiamare l’affetto del pubblico.
È così che Sylvester Stallone, Clint Eastwood, Tom Cruise — e prima di loro tanti altri — sono diventati i volti ideali di questo genere. Basti pensare a titoli come: Rocky Balboa (2006), John Rambo (2008), Gli spietati (1992), Top Gun: Maverick (2022). A questi si affiancano film iconici come The Wrestler (2008, con Mickey Rourke), Birdman (2014, con Michael Keaton), Logan (2017, con Hugh Jackman): storie di vecchie glorie che cercano una nuova occasione per dimostrare il proprio valore, spesso anche con un’iniziale riluttanza.
In questo filone si inserisce perfettamente anche F1 – Il film, nuovo progetto che condivide con Top Gun: Maverick non solo il regista Joseph Kosinski e il produttore Jerry Bruckheimer, ma anche lo stesso spirito narrativo.
Ancora una volta, al centro troviamo un “anziano” professionista dal carattere sfacciato, che non vuole arrendersi al passato e torna in pole position (stavolta è proprio il caso di dirlo!) per dimostrare a sé stesso e agli altri di essere ancora all’altezza.
F1 – Il film non è un semplice racconto nostalgico o una classica storia di riscatto: è la celebrazione dell’idea che l’esperienza conta più dell’ambizione e che, a volte, “old is better”.
Per salvare la scuderia Expensify APXGP dal fallimento, l’ex pilota di Formula 1 Ruben Cervantes (Javier Bardem) decide di contattare il suo vecchio amico e compagno di corse Sonny Hayes (Brad Pitt), vecchia gloria della F1 ma ritiratosi dai circuiti principali da ormai trent’anni, in seguito a un brutto incidente in pista dal quale si salvò per il rotto della cuffia. Hayes, nonostante le perplessità iniziali, accetta e oltre alla responsabilità di rimettere in carreggiata la APEX, dovrà fare da mentore alla giovane promessa della scuderia Josh Pearce (Damson Idris), con il quale, però, subentra subito una vera e propria rivalità che non sembra giovare al suo team.
A dar corpo – e faccia da schiaffi – a Sonny Hayes, troviamo Brad Pitt, scelta a dir poco perfetta per incarnare uno “sbruffone coi piedi per terra”, uno che fa quello che fa (e vi assicuro che non è solo correre in Formula 1 a sessant’anni) non per soldi ma per il semplice gusto di farlo, per sentirsi vivo, per alimentare il suo ego fondato su una continua sfida con se stesso. In fondo c’è un principio di infantilismo proprio come Maverick, ma Sonny è un personaggio più vulnerabile, più umano, lontanissimo dall’ex-eroe reaganiano di John Rambo. Perché – e qui sta la bella intuizione di Kosinski e del suo sceneggiatore Ehren Kruger – Sonny Hayes è… come possiamo dire… una pippa!
Se lo scopo era che si parlasse della APEX per aver coinvolto un pilota sessantenne che non corre da trent’anni, allora l’obiettivo di Ruben è centrato; ma se lo scopo era vincere… beh, Sonny è un sessantenne che non corre da trent’anni, appunto, e questo comporta tutta una serie di problematiche che si riflettono perfettamente nel baratro in cui trascina la scuderia. Da qui nasce la realistica rivalità con il giovane pilota interpretato da Damson Idris, che si vede scavalcato da qualcuno che obiettivamente è meno capace di lui e sta mettendo in difficoltà tutta la squadra.
F1 – Il film riesce abilmente a evitare che si venga a creare un rapporto padre/figlio tra Sonny e Josh, i due si odiano e anche lì dove subentra lo spirito di squadra non c’è mai quell’irrealistico sacrificio che spesso è utilizzato come deus ex machina in tante storie di finzione, ma una rivalità che si trasforma al massimo in rispetto per il bene di uno scopo comune.
Prodotto da Lewis Hamilton, che ha fornito anche la sua consulenza tecnica e compare in un cammeo, F1 – Il film non lesina di certo in spettacolarità con elettrizzanti corse e incidenti in pista che lasciano col fiato sospeso, ma è soprattutto un’opera realistica che racconta la Formula 1 per quello che è, spesso anche con un linguaggio tecnico che, seppur comprensibile a tutti, è sicuramente meno ostico agli appassionati di questo sport.
Ma il grande pregio di F1 – Il film è la sua semplicità, una storia lineare che si focalizza su pochi personaggi e punta tutto sul ritmo. Nonostante i quasi 160 minuti di durata, infatti, il film scorre che è una meraviglia, sa appassionare con una perfetta gestione dei tempi, alternando sviluppo narrativo e azione in maniera certosina.
C’è del superfluo dentro F1 – Il film? Sicuramente, ma il modo come Kosinski ha gestito il materiale non fa patire la lunghezza. Tra l’altro, Kosinski, che prima di Top Gun: Maverick aveva diretto gli ottimi Tron: Legacy e Oblivion, gestisce benissimo l’azione sullo schermo grazie a un montaggio e un utilizzo del sonoro (qui le candidature ai prossimi Oscar dovrebbero essere assicurate) davvero formidabili.
Il film, inoltre, è molto analogico con corse reali in piste professionistiche vere in cui corrono stuntmen: l’utilizzo della CGI è ridotto al minimo indispensabile e questo aumenta ancor di più il senso del coinvolgimento. Insomma, sembra di guardare uno di quei bei blockbuster sportivi d’azione d’un tempo, molto anni ’90, diciamo, molto “Giorni di tuono 35 anni dopo” e la presenza di Jerry Bruckheimer tra i produttori è un chiarissimo segnale di questo spirito professionale d’altri tempi.
Ottima azione, personaggi con carattere interpretati da attori con altrettanto carattere – da segnalare anche la sempre bravissima Kerry Condon qui in un ruolo di supporto ben gestito – e quella semplicità narrativa che aiuta lo spettatore ad appassionarsi e immedesimarsi. Insomma, F1 – Il film è il blockbuster estivo perfetto!
Roberto Giacomelli
PRO | CONTRO |
|
|
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Lascia un commento