Guglielmo Tell, la recensione

Chi oggi si aggira sulla quarantina e forse anche un po’ più su con l’età ha inevitabilmente incontrato nel corso dei propri studi l’eroe svizzero per eccellenza, Guglielmo Tell. Simbolo di ribellione, di coraggio e di giustizia, la leggenda di Wilhelm Tell ha ispirato il celeberrimo dramma di Friedrich Schiller e poi l’opera di Gioacchino Rossini, prima di essere trasposto al cinema fin dai suoi primordi (Guillaume Tell diretto da Lucien Nonguet è del 1903!) e poi in tv e nella cultura popolare, cantato da Lucio Dalla (Treno a vela) fino ad arrivare perfino su Topolino, dove a dare sembianze all’eroe è nientemeno che Paperino (La Leggenda di Paper Tell). Ora Guglielmo Tell torna al cinema e lo fa in grande stile, con un film da quasi 50 milioni di dollari di budget co-prodotto da Svizzera, Regno Unito e Italia (c’è di mezzo Groenlandia di Matteo Rovere) che arriva al cinema il 3 aprile distribuito da Eagle Pictures.
Siamo nel 1307 e la Svizzera è sotto il pesante dominio austriaco. Profondamente provato dalle sanguinose battaglie delle crociate, Guglielmo Tell, un uomo comune con un talento straordinario per la balestra, ha giurato di non impugnare mai più un’arma in vita sua. Il suo destino prende una piega drammatica quando si trova a dover affrontare Gessler, sadico vassallo di Alberto I Duca d’Austria. Quando la vita del suo stesso figlio viene minacciata, Tell è costretto a compiere un atto che lo segnerà per sempre: un colpo impossibile con la balestra, destinato a cambiare il corso della Storia.
Il britannico Nick Hamm, che ricordiamo soprattutto per le sue incursioni nel thriller/horror ormai più di vent’anni fa con The Hole e Godsend, ci ha messo davvero “anima e ‘core” nel voler portare sul grande schermo Guglielmo Tell perché l’ha fatto nel modo più genuino possibile. Autore anche della sceneggiatura, Hamm ha voluto restituire al pubblico la leggenda svizzera esattamente così come la conosciamo, senza stravolgimenti che possano traghettare un classico verso inutili revisionismi contemporanei. Anzi, Guglielmo Tell di Nick Hamm ha quel sapore oggi un po’ vintage (ma di ritrovata tendenza) di certo cinema blockbuster anni ’90, quelle ricche produzioni avventurose che hanno fatto la storia come Robin Hood – Il principe dei ladri con Kevin Costner o Braveheart di e con Mel Gibson.
L’accuratezza storica, l’evidentissima ricchezza produttiva, l’utilizzo di set reali (tra le campagne inglesi, la Svizzera e l’Alto Adige), attori di gran pregio danno a questo Guglielmo Tell un look & feel davvero da grandi occasioni.
La celebre sequenza della mela arriva a metà film. Prima di quel fatidico turning point c’è un approfondimento del contesto che descrive le barbarie compiute dagli uomini degli Asburgo ai danni del popolo elvetico con alcuni tentativi di reagire e resistere ai soprusi, come fa il contadino Konrad, che si unisce poi alla resistenza organizzata da Werner Stauffacher. Quest’ultimo vuole assolutamente l’amico Guglielmo Tell a guidare la ribellione, ma l’ex-crociato è riluttante fino a che toccherà con la propria mano il sadismo dei vassalli degli Asburgo. Da quel momento in poi, creato il background, introdotti i personaggi e giunti all’umiliazione della mela, in Guglielmo Tell si concentra l’azione, con fughe rocambolesche, battaglie sanguinose e perfino scene in mare, dove si distingue la Principessa Bertha, nipote di Alberto I, unico personaggio che Nick Hamm ha voluto ampliare e rendere più in linea con l’ideale femminile contemporaneo.
Nel cast troviamo un magnifico Claes Bang (che ricordiamo nella mini-serie Dracula e in The Northman) nel ruolo di Guglielmo Tell, Golshifteh Farahani (Tyler Rake, Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar) è sua moglie Suna, Ellie Bamber (Rosso, bianco & sangue blu) è Bertha e Connor Swindells di Sex Education è il villain Gessler. Nel ruolo delle guest star troviamo Ben Kingsley (è un pittoresco Alberto I d’Asburgo) e Jonathan Pryce (è il nobile svizzero Rudenz di Attinghausen).
Un po’ come accaduto con il recente dittico de I Tre Moschettieri di Martin Bourboulon, anche Guglielmo Tell ha un finale aperto a ipotetici sequel. Ma solo gli incassi finali ci potranno dire se un proseguo si tramuterà in realtà.
Roberto Giacomelli
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