Horizon – An American Saga – Capitolo 1, la recensione
C’era una volta il western. Un genere magnifico e incredibilmente codificato, capace di raccontare l’origine dell’America, quindi la Storia, e allo stesso tempo imbastire racconti di eroici cavalieri e perfidi padroni, donzelle in pericolo (ma spesso in grado di salvarsi da sole), amori e grandi amicizie. È la rilettura del mito omerico applicata alla Frontiera americana che ha dato modo a grandi nomi del cinema mondiale (non solo statunitense) di tessere una tela fatta di archetipi affascinanti e complessi che molto ci dicono della società americana e di come si è trasformata negli anni.
Quel western che c’era, ad un certo punto, sembra non esserci stato più, rigettato dai gusti cangianti del pubblico, raramente resuscitato dalla verve pop di chi con quel cinema c’è cresciuto, ma mai davvero scomparso. Perché ci sono autori in quel di Hollywood che il western lo amano davvero e sanno trasmettere quel loro amore anche al pubblico, come Kevin Costner, che negli anni si è fatto uno dei maggiori portavoce di questo genere non sempre capito e apprezzato dal grande pubblico. Se Balla coi lupi ha saputo sdoganare la visione di Costner per il western in uno dei rari successi commerciali di questo genere degli ultimi 35 anni, Terra di confine – Open Range l’ha confermata (senza il successo sperato), ma anche quando Costner non ha affrontato il western di petto ha comunque seguito le regole del genere, come nello sfortunato post-apocalittico L’uomo del giorno dopo.
Ora, con una fisicità più compassata ma sempre perfetta per il western, come insegna la serie di Taylor Sheridan Yellowstone che immerge i codici del genere nella contemporaneità, Costner ha deciso di prendere i suoi rischi e investire artisticamente e produttivamente in un’impresa titanica che si intitola Horizon – An American Saga. Un’epopea western suddivisa in capitoli, di cui il primo è in uscita il 4 luglio 2024, il secondo il 15 agosto 2024 e per il futuro si vedrà.
Montana, pochi anni prima dell’inizio della Guerra Civile. I coloni cercano la fortuna lungo le rive dei fiumi, ma quelle terre non appartengono a loro e le città che erigono con fatica sono solo un ostacolo da abbattere per i Nativi che vedono il loro territorio invaso da sconosciuti, da parassiti che inquinano, uccidono e deturpano quello che Madre Natura offre loro. Alcuni soldati prestano soccorso ai sopravvissuti dell’ennesimo attacco degli Apache e tra questi ci sono Frances e sua figlia Elizabeth, che instaurano subito un rapporto di complicità con il Tenente Trent Gephardt. Nel frattempo, nel Wyoming, l’avventuriero Hayes Ellison fa la conoscenza della prostituta Marigold e per una serie di circostanze si trova a intraprendere con la donna un viaggio portando con sé un neonato, figlio di due proprietari terrieri che hanno incontrato gli acquirenti sbagliati. Infine, c’è una carovana di coloni, guidata da Matthew Van Weyden, diretta verso Horizon, una città di recente edificazione che sta raccogliendo nuovi potenziali abitanti per espandersi.
Con il Capitolo 1, Kevin Costner ci mostra solo una piccola porzione di Horizon che, nelle note di produzione, è descritto come una saga che si dipanerà nel corso di 15 anni mostrandoci il prima e il dopo della celebre Guerra Civile americana. Ma già queste prime tre fittissime ore sono una chiara dimostrazione d’intenti nel voler ripercorrere con onestà e amore tutti i topoi del genere western, nel modo più classico e genuino possibile.
In continuità con quanto raccontato nell’ultimo bellissimo film di Martin Scorsese, Killers of the Flowers Moon, i Nativi hanno un ruolo importantissimo in Horizon, così come uno dei focus principali è la contesa del territorio, quindi la messa in discussione degli averi dei Nativi, in questo caso rappresentati proprio dalla terra che occupano. Horizon si apre proprio con degli apaches che osservano incuriositi ma anche un po’ intimoriti alcuni coloni che piantano i primi paletti nel terreno in cui sono soliti cacciare e il primo grande turning point di questo Capitolo 1 è uno spettacolare e sanguinosissimo attacco notturno degli “indiani” al villaggio appena eretto dai “bianchi”, con un massacro ai danni di questi ultimi che concorre in intensità e tensione con l’inizio di Hostiles di Scott Cooper. Ovviamente, non trovandoci in un film di John Ford, il punto di vista è doverosamente alternato e al massacro perpetrato dagli Apache avremo, avanzando più in là col minutaggio, anche un vile attacco dei bianchi a un accampamento dei Nativi in cui viene coinvolto proprio uno dei sopravvissuti al primo massacro.
Quella descritta da Costner è una “terra di nessuno”, un luogo in cui le sorti dei popoli sono in ballo prima ancora che il “mito della Frontiera” venga fondato. E sono la legge della violenza, il sangue versato, la prepotenza a decretare le sorti di quella Terra, di chi la occuperà, in nome della Natura o del progresso che viene dal Vecchio Continente. Ovviamente lo spettatore sa come le cose andranno a finire, ma è estremamente affascinante vederle sullo schermo, filtrare dalla magnifica epica condotta da Kevin Costner che in questo film si ritaglia anche uno dei ruoli principali, il cowboy Hayes Ellison. Il nostro “cavaliere pallido” entra in scena a quasi un’ora di film e incarna perfettamente l’archetipo dell’anti-eroe senza meta reso famoso dai personaggi di Clint Eastwood nei western di Sergio Leone. Lui non reca problemi e di certo non ne vuole, ma il gioco del destino ha un ruolo per lui e così si trova in mezzo a una faida, costretto a uccidere e a fuggire, portando con sé la bella Marigold – interpretata da Abbey Lee di Mad Max: Fury Road e Old – e un neonato che è motivo principale della caccia.
C’è poi tutta una nutrita schiera di personaggi, coloni, soldati, sopravvissuti, fuorilegge, nessuno davvero secondario, e ognuno va ad alimentare la natura corale di Horizon. Personaggi in divenire e in continuo movimento, così come è in perpetua marcia la narrazione di questo monumentale film: conosciamo la meta ma il viaggio per raggiungerla sembra quanto mai impervio e imprevedibile con ostacoli, al momento, neanche immaginabili, non fosse per un inutilmente lungo e dettagliato trailer dei prossimi eventi che chiude questo Capitolo 1.
Le tre ore che costituiscono il primo capitolo di Horizon – An American Saga scorrono veloci e ritmate, nonostante Costner ci tenga a prendersi tutto il tempo necessario per raccontarci i personaggi senza scendere a compromesso con l’azione a tutti i costi che sembra prevalere nelle logiche produttive hollywoodiane odierne. A tratti, però, si ha la sensazione che questo tipo di narrazione, felicemente diluita, incredibilmente dettagliata, nonché distribuita su durate così importanti, sia quasi più adatto ai tempi e ai modi della moderna serialità televisiva e che la divisione in capitoli cinematografici possa in parte smorzarne l’efficacia. Ma poi, osservando l’orizzonte verso il quale si muovono iconicamente i personaggi, si capisce che nulla, come il fascino di un enorme schermo cinematografico, potrà mai rendere giustizia a un’opera come questa.
Roberto Giacomelli
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