Il Corvo Reloaded: cronistoria di una travagliata saga cinefumettistica

Nel novembre del 1988, sulla quarta di copertina del n°10 del fumetto Deadworld della Caliber Press, i lettori potevano scorgere per la prima volta Eric: capello lungo nero stile Robert Smith dei The Cure, volto pallidissimo, trucco attorno agli occhi e alla bocca come a simulare un sorriso, abiti neri, fucile in una mano e katana nell’altra. Una frase campeggiava l’illustrazione: “For Some Things…There Is No Forgiveness“. Era l’anticipazione di un nuovo fumetto, The Crow, del giovane talento nascente dell’underground fumettistico americano James O’Barr.

Nel gennaio del 1989, nella collana Caliber Presents, un assaggio di quel fumetto che avrebbe segnato una generazione con la brevissima storia intitolata Inertia, che fa da preludio alla miniserie The Crow pronta ad esordire il mese successivo e che andrà avanti per quattro numeri fino a maggio.

Pain, Fear, Irony e Despair sono i titoli dei quattro spillati che compongono la storia di amore, morte e vendetta che compone The Crow, un fumetto in bianco e nero in cui James O’Barr cerca di esorcizzare i suoi personali demoni ed elaborare il lutto della sua amata, uccisa da un pirata della strada mentre si recava da lui, raccontando la storia di due fidanzati massacrati da una gang di criminali. Ma la morte non è definitiva per Eric che, resuscitato e guidato da un corvo, mette in atto la propria sanguinosissima vendetta prima di poter tornare nell’aldilà e riposare in pace.

In attesa dell’ormai imminente uscita di The Crow – Il Corvo di Rupert Sanders, quinto film ispirato alla graphic novel di James O’Barr in arrivo nei cinema italiani dal 28 agosto distribuito da Eagle Pictures, ripercorriamo la storia cinematografica di una delle più grandi icone generazionali del panorama fantastico degli ultimi trent’anni.

IL CORVO (1994) di Alex Proyas

Il 31 marzo 1993, mentre si svolgevano gli ultimi giorni di riprese del film, un incidente mortale sul set ha stroncato la vita del ventottenne Brandon Lee, figlio del mitico Bruce, che ne Il Corvo interpretava il protagonista Eric Draven. La storia è probabilmente nota a tutti, ma ve la racconto di nuovo con qualche dettaglio in più.

Durante la scena di flashback (quella virata in rosso) in cui la gang di T-Bird irrompe nell’appartamento di Shelly e Funboy spara a sangue freddo a Eric, un proiettile è davvero partito dalla canna della pistola di scena. Si tratta di un errore umano bollato dalle indagini della polizia come “negligenza”: un residuo di proiettile fittizio utilizzato durante le prove era rimasto incastrato nella canna del revolver, la pistola è stata poi caricata a salve e utilizzata dall’attore Michael Massee per la scena, ma l’innesco e la polvere da sparo hanno spinto quel residuo di proiettile a tal punto da colpire e uccidere l’attore. Una sorte abbastanza vicina a quella che toccò al padre di Brandon e che ha fatto sfregare le mani ai teorici del complotto.

Sicuramente l’alone da film maledetto causato da questo luttuoso evento ha contribuito tantissimo a fare de Il Corvo quel successo che è stato e che ancora oggi affascina milioni di spettatori, ma è innegabile che Alex Proyas abbia dato vita a un film dallo stile molto marcato e personale, manifesto di una sfera culturale, quella dark-gothic, che nella prima metà degli anni ’90 aveva preso molto piede tra i giovani influenzata anche dalla musica. Insomma, il regista di video musicali Alex Proyas aveva diretto un film importante, un’opera generazionale dall’indiscutibile valore artistico che è riuscita a segnare in maniera indelebile l’immaginario cinematografico degli anni ’90.

Da un’intervista del 2009, apprendiamo da James O’Barr che la prima volta che si è confrontato con uno studio cinematografico per una trasposizione de Il Corvo non è andata molto bene perché gli era stato proposto di trasformare la sua graphic novel in un musical in cui Eric sarebbe stato interpretato da Michael Jackson, il che non andava affatto incontro alle idee dell’autore. Da quel momento O’Barr ha cominciato a sviluppare un pregiudizio verso le majors che lo ha portato a rifiutare una proposta da parte di New Line per acquisire i diritti del Corvo, ma, notando un sempre più marcato interesse da parte del cinema per la sua opera, ha trovato una fruttuosa collaborazione con lo scrittore John Shriley , noto all’epoca per aver lavorato ad alcune serie d’animazione come The Real Ghostbusters e Brave Starr, per trasformare la sua storia in una sceneggiatura cinematografica.

Le cronache produttive ci raccontano che Shirley scrisse ben quattro bozze dell’adattamento di The Crow, due delle quali in collaborazione con O’Barr, finché entrò in ballo il produttore indipendente Jeff Most, a cui si unì qualche tempo dopo il più esperto Edward R. Pressman, che aveva lavorato con Brian De Palma (Le due sorelle, Il fantasma del palcoscenico), Oliver Stone (La mano, Wall Street, Talk Radio) e Abel Ferrara (Il cattivo tenente). Come prima mossa, Pressman licenziò Shirley per divergenze creative (ma quattro bozze di sceneggiatura assicurarono allo sceneggiatore il suo nome sui credits finali) e assunse lo scrittore splatterpunk David J. Schow per riscrivere la sceneggiatura.

Per dirigere l’adattamento si andò a cercare nel settore dei video musicali, visto il grande legame che la storia nel film stava sviluppando con un preciso genere di musica, e la prima scelta cadde su Julien Temple, legatissimo ai Sex Pistols e all’ambiente punk britannico e già regista della commedia di fantascienza Le ragazze della terra sono facili, ma poi la produzione si orientò verso Alex Proyas, regista australiano di video musicali (per gli Yes, Mike Oldfield, gli Alphaville) che aveva esordito nel 1989 con il fantasy indie Spirits of the Air, Gremlins of the Clouds. A quel punto serviva solo l’attore che avrebbe prestato il volto a Eric e prima che lo stesso James O’Barr spingesse su Brandon Lee, erano stati presi in considerazione River Phoenix e Christian Slater, con quest’ultimo a un passo dall’ottenere il ruolo.

Le riprese de Il Corvo iniziarono nel febbraio del 1993 a Wilmington, nel Nord Carolina, con un budget di 15 milioni di dollari e Pressman era riuscito a vendere i diritti di distribuzione a Paramount Pictures, che aveva già fissato l’uscita del film per l’agosto dello stesso anno puntando sulla sala, anche se inizialmente l’idea era di realizzare un film direttamente per il mercato dell’home video.

E torniamo a quel maledetto 31 marzo che costò la vita a Brandon Lee. Le riprese del film erano quasi finite, Lee aveva girato gran parte delle sue scene, ma l’incidente mortale causò ovviamente una battuta d’arresto al film. Paramount Pictures si tirò indietro sia perché le tempistiche non potevano più essere rispettate, sia per le controversie legate alla morte dell’attore che avrebbero avuto un contraccolpo anche sull’eventuale distribuzione, così Pressman e Most si trovarono sul punto di lasciare incompiuto il film. Ma entrò in scena la Miramax a salvare capre e cavoli: la casa di produzione/distribuzione dei fratelli Weinstein rilevò i diritti di distribuzione e aggiunse altri 8 milioni di dollari che fecero levitare il budget a 23 milioni. Per ultimare il film fu riscritta parzialmente la sceneggiatura per limitare la presenza di Eric e le scene che lo prevedevano furono girare con la controfigura di Brandon Lee, Chad Stahelski, futuro regista dei quattro John Wick, il cui volto fu modificato digitalmente con un lavoro di sovrapposizione con quello dell’attore defunto.

Uscito nei cinema americani nel maggio del 1994 (in Italia lo vedremo a settembre dello stesso anno), Il Corvo è riuscito a incassare quasi 95 milioni di dollari nel mondo diventando il più grande successo della Miramax fino a quel momento e piazzandosi al 24° posto tra i maggiori incassi dell’anno; il film è anche rientrato nella lista stilata nel 2008 da Empire dei 500 migliori film di tutti i tempi, posizionandosi al 468° posto.

Se avete letto il fumetto, sapete che il film di Alex Proyas non è proprio fedelissimo all’opera originaria, sia per la scansione degli eventi che per i personaggi (ad esempio, nel fumetto non è Top Dollar il mai villain ma T-Bird e c’è un personaggio di nome Tom-Tom sostituito nel film da Skenk, Eric non ha un cognome, Draven è un’invenzione per il film, il corvo compare molto poco e non ha un rapporto simbiotico col protagonista, l’omicidio di Eric e Shelly non avviene nell’appartamento ma in spiaggia, la piccola Sarah fa solo una fugace comparsa, etc.), ma l’autore James O’Barr ha sempre avuto belle parole per questo primo film, definendolo vicinissimo alla sua poetica e capace di esprimere quel rapporto d’amore profondo che nasceva dalla sua personale perdita.

IL CORVO 2 – CITY OF ANGELS (1996) di Tim Pope

Il grande successo del film con Brandon Lee, che raggiunse quasi 150 milioni di dollari con le vendite home video, spinse Edward Pressman, Jeff Most e i Weinstein a realizzare un seguito. Ma il fumetto di James O’Barr non aveva ancora dei sequel e l’autore non era interessato a rimettere mano alla sua creatura, così i produttori sono dovuti partire da zero affidando a David S. Goyer la stesura della sceneggiatura.

Oggi conosciamo Goyer per l’importante contributo dato proprio al settore del cinecomic come sceneggiatore e anche regista (dalla trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan e quella su Blade fino a L’uomo d’acciaio e Batman v Superman di Zack Snyder), nonché come autore di fumetti per DC e Marvel, ma all’epoca aveva lavorato solo a Colpi proibiti con Jean Claude Van Damme e Il terrore dalla sesta luna con Donald Sutherland.

L’approccio allo script de Il Corvo 2 fu di massima fedeltà al capostipite, riproponendone la meccanica narrativa e il body-count da revenge movie, senza, ovviamente, riportare in scena Eric Draven ma tenendo un legame narrativo diretto con la presenza in un ruolo fondamentale della ormai cresciuta Sarah.

Il film racconta la morte e conseguente resurrezione di Ashe, un meccanico di Los Angeles ucciso insieme al figlioletto Danny da una gang di criminali per aver assistito involontariamente a un loro omicidio. Ashe torna in vita guidato dal corvo e viene aiutato da Sarah, che aveva conosciuto la simile vicenda di Eric nel film precedente, a trovare e uccidere i responsabili della sua morte, scagnozzi di un signore della droga fissato con l’esoterismo noto come Judah Earl.

Essenzialmente Il Corvo 2 è una variazione sul tema che parla direttamente al pubblico del primo film riproponendo, con diversi personaggi, una storia simile ma, soprattutto, delle suggestioni dark/goth/metal nel look e nella musica, frutto di quello che si era delineato come un vero e proprio marchio di fabbrica.

Per far ciò, la produzione ha cercato nuovamente un regista nell’underground musicale facendo cadere la propria scelta su Tim Pope, notato per il cortometraggio del 1993 Phone ma attivo da oltre un decennio nel settore dei video musicali con collaborazioni con Wham!, The Cure, Neil Young e David Bowie. Nel ruolo del vendicativo ritornate, invece, abbiamo lo svizzero Vincent Perez, noto per Cyrano de Bergerac e La regina Margot, che mostra un indiscutibile fisique du role per richiamare il personaggio interpretato da Brandon Lee, qui in versione paterna e motociclista. Inoltre, nel cast, oltre a un giovane Thomas Jane, nel ruolo del maniaco sessuale Nemo, troviamo Iggy Pop in quello di Curve, il braccio destro del main villain Judah, così a sottolineare ancora una volta lo stretto legame che questo franchise aveva con un determinato panorama musicale.

Anche se oggi ricordiamo Il Corvo 2 con un certo affetto, grazie anche alla qualità drasticamente a ribasso dei successivi sequel, la produzione del film fu un vero inferno! Lo stesso Tim Pope ha raccontato che il film che aveva girato era profondamente differente da quello che poi è uscito in sala, pesantemente rimaneggiato dai fratelli Weinstein perché non soddisfatti del risultato.

In pratica, i produttori volevano un prodotto che si avvicinasse tantissimo al primo film, lo ricalcasse quasi, e seppure Goyer e Pope avessero indubbiamente tenuto quello di Proyas come modello, il risultato era un film, comunque, con una sua identità che aveva una runtime di oltre due ore. Ma secondo i Weinstein c’era poco Corvo in questo Corvo e decisero di tornare in sala montaggio, anche senza la collaborazione del regista. Il risultato fu di circa 40 minuti di tagli che comprendevano soprattutto il rapporto tra Sarah e Ashe, che nel film di Tim Pope era strutturato come una vera e propria love story, e molte scene che vedevano Ashe insieme a suo figlio Danny prima di essere uccisi. Infatti, nel primo montaggio, Il Corvo 2 era raccontato in maniera cronologica mostrandoci padre e figlio in vita e il loro fatale incontro con la gang di Judah fino ad essere giustiziati; ma per ricalcare la struttura del primo film, i fratelli Weinstein hanno deciso di ridurre quelle scene che erano in testa al film e utilizzare le restanti come dei flashback. Inoltre, l’approfondimento della storia d’amore tra Sarah e Ashe era utile, nelle idee iniziali, per spianare la strada a un terzo film in cui a tornare guidata da un corvo sarebbe stata proprio Sarah, idea che Goyer aveva già inserito nella prima stesura della sceneggiatura, poi scartata per ricalcare maggiormente il primo film con un protagonista maschile.

Scottato da questa esperienza, Tim Pope non solo non parteciperà all’attività promozionale del film ma si rifiuterà in seguito anche di realizzare un commento audio per l’uscita DVD, supportando la sua visione del film che vive solo attraverso una workprint ufficialmente mai distribuita.

Il Corvo 2 ha dato origine a un fumetto intitolato The Crow: City of Angels, scritto da John Wagner e illustrato da Phil Hester, che contiene il finale originale del film, e anche una versione a romanzo scritta da Chet Williamson. L’accoglienza, però, fu piuttosto tiepida perché nonostante un ottimo weekend di esordio da quasi 10 milioni di dollari (il film ne era costati solo 13), a fine corsa negli Stati Uniti raggiunse a stento i 18 milioni, dimostrando che il passa parola non era stato come quello del primo film e anche il giudizio della stampa di settore fu decisamente negativo.

Ma l’avventura del Corvo non finiva di certo qui…

INTERMEZZO TELEVISIVO

THE CROW: STAIRWAY TO HEAVEN (1998)

Nel 1998 il produttore Edward Pressman decise di spremere ancora un po’ la creatura di James O’Barr cambiando però medium e unì le forze con il produttore televisivo Bryce H. Zabel, fresco della delirante sceneggiatura del film Mortal Kombat – Distruzione totale e tra i creatori della serie su Superman Lois & Clark, per realizzare una libera trasposizione televisiva del fumetto. Il risultato è The Crow: Stairway to Heaven, articolato in una stagione da 22 episodi, con il divo delle arti marziali Mark Decascos (Double Dragon, Crying Freeman) nel ruolo di Eric Draven. Vista la notorietà dell’attore nel settore del cinema action/marziale e i lineamenti che rimandano quelli asiatici (Decascos è hawaiano), la volontà di richiamare nell’aspetto Brandon Lee è quantomai palese.

La serie ripercorre i fatti già noti al pubblico del primo film (e del fumetto di O’Barr) ma li esaurisce già nel pilot così, per arrivare alla titanica durata di 22 ore, articola la vicenda con una marea di sotto trame e nuove suggestioni che pescano in parte anche dagli spin-off del fumetto, tra una fantomatica setta che vuole catturare Eric per scoprire il segreto della sua immortalità e diversi altri “Corvi” che si scontrano direttamente con il nostro protagonista.

Andata in onda fino al maggio 1999, la serie non fu mai rinnovata per una seconda stagione a causa della vendita della Polygram (che la distribuiva) a Universal Pictures; in Italia fu trasmessa da Rai2 nel 2003 (ma gli episodi erano stati ridotti a 18…) con il titolo Il Corvo – La serie dopodiché arrivò in quattro differenti DVD distribuiti da CVC, Universal e Sony – che presentano titoli abbastanza fuorvianti – ognuno dei quali comprende una selezione di due episodi, lasciando inspiegabilmente l’opera incompleta.

IL CORVO 3 – SALVATION (2000) di Bharat Nalluri

Nonostante l’insuccesso di pubblico e critica del secondo film, Edward Pressman e Jeff Most erano intenzionati a tenere i diritti cinematografici de Il Corvo e quindi serviva un ulteriore film che rinnovasse la loro proprietà sul franchise. Da qui l’esigenza di realizzare Il Corvo 3 che sarebbe dovuto essere un film a basso budget destinato all’home video.

INTERMEZZO SU UN FILM MAI NATO: THE CROW 2037 di Rob Zombie

La prima idea era un progetto forse troppo ambizioso che oggi tanto avremmo voluto che fosse stato realizzato, ovvero The Crow: 2037, che avrebbe dovuto rappresentare l’esordio alla regia di un lungometraggio di Rob Zombie. Edward Pressman era rimasto piacevolmente sorpreso dal videoclip di I’m Your Boogeyman di Rob Zombie che era nella colonna sonora de Il Corvo 2 ed era stato diretto dallo stesso cantante, così, per continuare la tradizione che legava la saga alla regia di un esperto in video musicali decise di affidare proprio al leader dei White Zombies la regia del terzo film. Zombie, però aveva già quelle idee un po’ pazzerelle e decisamente personali che hanno poi caratterizzato la sua carriera cinematografica e aveva scritto la sceneggiatura di una storia ambientata nel futuro dove mamma e figlioletto vengono trucidati durante la notte di Halloween da una setta di satanisti. Il bambino torna in vita, ignaro del suo compito, cresce e diventa un energumeno (immaginiamo barbuto e con capelli lunghi) che fa il cacciatore di taglie e passano ben 27 anni prima che possa portare a termine la sua vendetta guidato da un corvo.

Nonostante The Crow: 2037 fosse entrato in pre-produzione e Rob Zombie ci avesse già lavorato ben 18 mesi con tanto di sopralluoghi per le location, Pressman e Most chiesero a Zombie di modificare drasticamente il progetto riportandolo a un tono e un racconto più vicino al primo film, il che scoraggiò il regista che decise di abbandonare il progetto (e rimandare il suo esordio alla regia con il comunque travagliato La casa dei 1000 corpi).

FINE INTERMEZZO

Siamo nel 1998 e il cast tecnico e artistico di quello che poi si intitolerà Il Corvo 3 – Salvation si stava componendo: sceneggiatura di Chip Johannessen, che veniva dalla tv con Beverly Hills 90210, X-Files e Millennium, regia dell’indiano Bharat Nalluri che aveva in curriculum un paio di action/thriller di scarso successo, e ruolo principale affidato al misconosciuto Eric Mabius, che aveva collezionato tanti piccoli ruoli, tra cui nel cult Cruel Intentions. Il dato curioso è che Mabius, all’epoca del primo film, aveva fatto il provino per il personaggio di Funboy, però scartato in favore di Michael Massee perché troppo giovane; ne Il Corvo 3, invece, è stato scelto come protagonista proprio perché l’idea della produzione era di abbassare l’età dei personaggi principali per rendere il film più appetibile a un pubblico più giovane. Al fianco di Mabius, Il Corvo 3 – Salvation poteva però contare sulla presenza di Kristen Dunst (prima del boom di celebrità dato da Spider-Man), Walton Goggins (prima di The Shield) e Fred Ward, che veniva direttamente da Tremors e Tremors II.

La storia ruota attorno ad Alex Corvis, finito nel braccio della morte per l’omicidio della sua ragazza Lauren. Ma Alex si è sempre proclamato innocente accusando un misterioso uomo con delle cicatrici sul braccio di averlo incastrato. Dopo essere stato giustiziato, Alex torna in vita accompagnato dall’iconico corvo e inizia un’indagine personale per smascherare (e uccidere) i veri colpevoli della morte di Lauren e della sua esecuzione.

Pur tenendo intatta la sostanza, Il Corvo 3 – Salvation è profondamente differente dai primi due film, per look, atmosfere e riferimenti di genere. La componente musicale rock/metal è qui mero appannaggio della colonna sonora, lasciando da parte quelle suggestioni iconografiche e stilose tipiche della controcultura di riferimento dei primi due film; Bharat Nalluri, dal canto suo, si avvicina molto a un’estetica più realistica da thriller metropolitano facendo leva su un intreccio che comprende polizia corrotta e intrighi di potere. Se è indubbiamente apprezzabile questa voglia di discostarsi dal prototipo cercando una strada diversamente personale, il film mostra la sua natura straight-to-video con una povertà nella messa in scena e negli effetti speciali che smorza qualsiasi entusiasmo. Gli stessi villain sono davvero poco caratteristici e, purtroppo, Eric Mabius manca completamente di quel carisma richiesto dal personaggio.

Nonostante Dimension Film avesse programmato un’uscita nelle sale americane per il periodo di Halloween 1999, Il Corvo 3 – Salvation alla fine ha usufruito solo di un fugace passaggio in alcune sale di Sacramento e San Antonio nell’estate 2000 per essere poi destinato a una distribuzione su scala nazionale in DVD nel marzo 2001 con un successo di vendite ben sopra ogni più rosea aspettativa. Curiosamente, invece in Italia il film ha avuto un’uscita ufficiale e capillare nei cinema nel giugno 2001 grazie a Eagle Pictures.

INTERMEZZO SU UN FILM MAI NATO: THE CROW: LAZARUS di DMX

Così come accaduto con The Crow: 2037 di Rob Zombie, si affacciava sul precipizio un altro progetto destinato a non essere realizzato, The Crow: Lazarus.

Anche stavolta era stato contattato un nome noto del panorama musicale, il rapper DMX, noto al cinema per aver recitato in film action come Romeo deve morire, Ferite mortali e Amici per la morte, che avrebbe dovuto esordire alla regia, oltre che vestire i panni del protagonista, proprio con il quarto Corvo.

L’idea alla base del film era che un rapper decidesse di lasciare la sua carriera musicale per una donna ma rimaneva ucciso in una sparatoria, che poi avremmo scoperto legata proprio al suo abbandono del mondo musicale. Il corvo interviene e il rapper torna in vita per vendicarsi dei suoi assassini.

Come per il caso Rob Zombie, era tutto pronto per partire e la produzione sarebbe dovuta iniziare nel novembre del 2000, quando ancora non si conoscevano i dati positivi dell’uscita home video de Il Corvo 3 – Salvation, ma i produttori decisero di non proseguire e abbandonare all’oblio il film.

DMX, per dover di cronaca, continuò con il cinema ma solo da attore e compositore, morendo a soli 50 anni nel 2021 (per overdose da stupefacenti) senza aver mai compiuto il passo alla regia di un film.

FINE INTERMEZZO

IL CORVO – PREGHIERA MALEDETTA (2005) di Lance Mungia

Il progetto di un nuovo film della saga de Il Corvo viene ripreso nel 2003 quando viene annunciato che Jeff Most era a lavoro su The Crow: Wicked Prayer sempre per una distribuzione in esclusiva di Dimension Films dei fratelli Weinstein. Most, stavolta, è in prima linea come sceneggiatore insieme a Sean Hood, che aveva appena scritto il fetentissimo Halloween – La resurrezione e il pasticciato Cube 2: Hypercube, i due si sarebbero ispirati al romanzo Wicked Prayer di Norman Partridge, che a sua volta si rifaceva all’universo creato da James O’Barr. Per la regia viene contattato Lance Mungia, autore di videoclip musicali (come da tradizione) e di un b-movie d’azione intitolato Six-String Samurai del 1998. Nelle interviste dell’epoca notiamo un grande entusiasmo in Mungia, poi coinvolto anche come sceneggiatore, che si diceva grande fan del primo film e intenzionato a fornire una nuova visione della storia presentandoci dei cattivi con delle motivazioni e un protagonista che non era senza colpa, quindi sfumando maggiormente il confine tra bene e male. Peccato che poi, guardando il film, questi buoni propositi non sembrano aver dato buoni frutti.

Ambientato nella riserva azteca di Lake Ravasu, in Arizona, Il Corvo – Preghiera maledetta racconta la storia di Jimmy Cuervo (che nel doppiaggio italiano diventa inspiegabilmente Jimmy il corvo!) e della sua amata Lilly che vengono trucidati da un quintetto di satanisti guidati da Luc Crash, che ha condiviso la prigione proprio con Cuervo. Jimmy torna in vita guidato dal solito corvo, nonostante in vita avesse l’aspetto di un bifolco si concia come Robert Smith dei The Cure e inizia la sua vendetta.

Edward Furlong, giovane John Connor in Terminator 2 – Il giorno del giudizio, è l’inadatta scelta per dar volto al ritornante de Il Corvo – Preghiera maledetta e primo nome di un cast davvero schizofrenico che conta il beniamino della tv David Boreanaz come main villain fiancheggiato da Tara Reid della saga American Pie e Maial College, Denny Trejo e Dennis Hopper.

Il film, mi duole dirlo, è un pasticcio insalvabile che stravolge completamente il romanzo di Partridge per tirar dentro suggestioni sataniche forse riciclate dal film mai fatto di Rob Zombie che si legano malissimo alla storia e al contesto scelto. Il regista e sceneggiatore Lance Mungia riferisce che il film ha avuto una post-produzione di circa tre anni, con continui rimaneggiamenti e stravolgimenti che ne hanno fatto il frankenstein che è sotto gli occhi di tutti.

Il Corvo – Preghiera maledetta uscì al cinema solo nella città di Seattle il 3 giugno 2005 per arrivare poi direttamente in DVD qualche settimana dopo, totalizzando sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes un “invidiabile” 0%. In Italia, invece, il film è stato distribuito direttamente in DVD nell’ottobre 2005 da DNC con il titolo The Cult e una locandina anonima che non fa riferimento all’appartenenza alla saga del Corvo, salvo essere ridistribuito nel marzo del 2006 con il titolo corretto e la locandina internazionale adattata.

Siamo giunti alla fine di questo articolato viaggio nella saga cinematografica de Il Corvo prima di potervi parlare del film più recente, Il Corvo – The Crow di Rupert Sanders che vede nei panni dell’innamorato resuscitato dal pennuto nero Bill Skarsgård, in uscita nei cinema italiani il 28 agosto con Eagle Pictures.

A cura di Roberto Giacomelli

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One Response to Il Corvo Reloaded: cronistoria di una travagliata saga cinefumettistica

  1. Fabio ha detto:

    Ottimo articolo, molto completo e interessante , cavolo se penso cosa poteva essere un corvo 3 diretto dal GRANDE Rob Zombie…. sapevo che inizialmente era stato scelto lui per dirigerlo, ma non sapevo quale fosse la trama, e pareva davvero ganza e particolare…ma poi ci è toccato quello schifo di Salvation, vabbè almeno Rob ha fatto il suo splendido esordio con la mitica famiglia Firefly

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