Il Corvo – The Crow, la recensione del film con Bill Skarsgård

Da quando nel 1994 è uscito nei cinema di tutto il mondo Il Corvo di Alex Proyas con un successo incredibile, Edward Pressman e Jeff Most, che ne detengono i diritti di sfruttamento cinematografico, non hanno mai abbandonato l’idea di trasporre l’opera a fumetti di James O’Barr attraverso varianti sempre più distanti dall’originale. Nel corso di trent’anni si sono susseguiti quattro film e una serie tv, con una qualità costantemente al ribasso, ma da quando è uscito nel 2005 – direttamente per l’home video – il quarto disastroso film intitolato Il Corvo – Preghiera maledetta (che ancora oggi sfoggia uno 0% su Rotten Tomatoes), sembrava che i giochi fossero chiusi e avessero smesso di inferire sulla carcassa putrescente di quello che era stato un film davvero importante per un’intera generazione. Ma nell’ombra qualcuno tramava un piano diabolico per un quinto film che fungesse, ancora una volta, da reboot e già nel 2008 si era attivata la macchina produttiva capeggiata sempre da Pressman.

Da quando Stephen Norringhton, autore del primo iconico Blade ma anche dello scult La leggenda degli uomini straordinari, ha annunciato pubblicamente che stava scrivendo e avrebbe diretto Il Corvo 5, però, ne sono passati di nomi a capo di questo disgraziato progetto e si sono susseguiti in quasi 15 anni di tempo Juan Carlos Fresnadillo (28 settimane dopo), Javier Gutiérrez (The Ring 3) e Corin Hardy (The Nun) alla regia, mentre per il ruolo del protagonista sono stati fatti tantissimi nomi nel corso di questi anni, da Bradley Cooper a Jason Momoa, passando per Mark Wahlberg, Channing Tatum, Ryan Gosling, James McAvoy, Tom Hiddleston, Alexander Skarsgard, Luke Evans, Jack Huston e Nicholas Hoult. Alla fine, tra il 2020 e il 2022 (con il covid di mezzo a ritardare ulteriormente tutto) si è giunti al giro di boa: Rupert Sanders (Ghost in the Shell, Biancaneve e il cacciatore) avrebbe diretto un film scritto da Zach Baylin (poi revisionato da William Josef Schneider) e Bill Skarsgård avrebbe vestito i panni del redivivo e vendicativo Eric.

Il Corvo 2024 è il primo film del franchise ad avere un budget di spessore (50 milioni di dollari circa) e l’unico, dopo il num.2 ad essere stato pensato per la distribuzione in sala. Personalmente, mi sono approcciato a questo progetto senza alcun pregiudizio, pur amando il film con Brandon Lee, il fumetto di James O’Barr e rientrando pienamente nella generazione segnata da questo fenomeno culturale. Una tela bianca, pronto ad accettare con un certo interesse ogni aggiornamento di questo iconico personaggio alla GenZ, alla quale sembrava puntare palesemente questo film fin dalla diffusione delle prime foto di scena.

E invece, con il totale sconforto a pesare sulle spalle, ho potuto constatare che il nuovo Il Corvo – The Crow non solo non cerca furbamente un dialogo con il pubblico che ha amato film e fumetto originari, ma non prova ad aprire una porta neanche a un ipotetico nuovo pubblico di adolescenti a cui si poteva tranquillamente ammiccare tramite una scelta estetica e musicale ad hoc. Niente di tutto ciò. Il lavoro di Rupert Sanders abbraccia proprio la più grigia delle possibilità offrendo un film anonimo e disinteressato a rinvigorire il mito, in perfetta continuità con quanto fatto con Il Corvo 3 – Salvation e Il Corvo – Preghiera maledetta, solo con (molti) più soldi.

Nel film si racconta la storia di Eric, orfano con un passato di violenza e criminalità che incontra in carcere Shelly, che si rifugia tra i giovani criminali per sfuggire da chi la vuole uccidere perché testimone di un terrificante delitto. I due si innamorano e quando Shelly viene raggiunta in carcere da chi la vuole morta, evadono cercando di coronare il loro sogno d’amore. Ma il destino ci mette lo zampino (oltre che una gran dose di incoscienza da parte loro) e alla morte dei due innamorati segue la resurrezione di Eric, guidato da un corvo, pronto a far giustizia per il loro omicidio.

Nonostante quello che si dica in maniera superficiale sui social e in alcuni blog, Il Corvo – The Crow 2024 non è assolutamente un remake del film di Alex Proyas del 1994, ma è semplicemente un ulteriore liberissimo adattamento del fumetto di O’Barr allo stesso modo di come lo è stato Il Corvo 3 – Salvation, per esempio.

Il protagonista torna a chiamarsi Eric, è vero, ma non ha un cognome, non esiste alcun Draven, esattamente come accadeva sul fumetto, e non ha alcun legame con la musica. Oltre il nome, l’unica cosa che lega questo Eric a quello interpretato da Brandon Lee è la triste sorte e la fame di vendetta, per il resto c’è un tentativo di recuperare alcune suggestioni dell’opera di James O’Barr come l’amore puro, ingenuo e fuori dal tempo di stampo adolescenziale, e una presenza davvero marginale del corvo, che nell’opera originale non aveva un legame simbiotico con il protagonista, come accadeva nei primi due film.

Il problema è che, a parte questi accorgimenti che derivano chiaramente da un lavoro di documentazione, il nuovo Il Corvo fraintende pesantemente la poetica di James O’Barr (che invece era molto presente nel film del 1994) cercando spiegazioni dove non servono e approfondimenti non richiesti.

Innanzitutto, Il Corvo 2024 sbaglia i suoi protagonisti: l’Eric di Bill Skarsgård non ha molto carisma, ha un background suggerito da un prologo cinematograficamente terrificante che sembra voler approfondire il suo IO tormentato, ma lo sviluppo della storia sembra poi dimenticarsene mostrandoci un personaggio costantemente spaesato che per capire lo scopo della sua resurrezione deve essere costantemente imboccato da un “Virgilio” che vive nel limbo tra la vita e la morte. Questo personaggio, che in questo film ha le sembianze di un senzatetto e lo stesso limbo sembra una stazione dei treni dismessa, è ripreso dallo Skull Cowboy che compariva fugacemente in un paio di tavole del fumetto e fu inserito nel film con Brandon Lee, ma poi tagliato completamente dal montaggio finale.

Tutte le scene nel limbo hanno un che di ridondante, con questo personaggio un po’ irritante che sembra messo lì solo per far capire allo spettatore con deficit dell’attenzione il senso della resurrezione. A livello puramente cinematografico è molto avvilente.

Non va affatto meglio con Shelly, qui resa a tutti gli effetti co-protagonista della vicenda con una storia thriller che la riguarda. O’Barr aveva scritto Shelly sull’immagine idealizzata della sua fidanzata morta, era solo una presenza eterea, un ricordo che alimentava il rancore e la rabbia del protagonista. Qui questa idea viene completamente stravolta e Shelly è una action-woman che nella prima parte del film occupa più minutaggio su schermo dello stesso Eric. A interpretarla è la cantante FKA twigs, che non sa recitare (ho visto il film in lingua originale) e dà vita a un personaggio di un’antipatia unica, che fa costantemente scelte stupide, a tal punto che quando viene uccisa è quasi una liberazione per lo spettatore.

Se i personaggi positivi non sono in grado di creare empatia con lo spettatore, ancor meno risultano accattivanti i cattivi, guidati da un Danny Huston tutto occhiatacce e ghigni che cade nel grande errore in cui cadeva anche il villain de Il Corvo 2, ovvero possedere un grande potere soprannaturale che rende immotivata qualsiasi sua ragione nel volere le facoltà di resurrezione di Eric. Attorno al Vincent Roeg di Huston si muovono scagnozzi in giacca e cravatta difficilmente distinguibili tra loro e che replicano quella mancanza di pittoresca caratterizzazione che avevano i cattivi de Il Corvo 3 – Salvation.

Troviamo, poi, veri e propri errori disseminati qua e là, come batterie di telefoni cellulari che sono ancora cariche dopo mesi e smartphone di esponenti della criminalità organizzata che non hanno alcun tipo di sistema di sicurezza di blocco. Piccolezze, certo, ma che la dicono lunga sulla poca attenzione riservata alla scrittura e al montaggio del film.

L’unica lancia che mi sento di spezzare a favore de Il Corvo – The Crow è la buona gestione delle scene d’azione. In realtà c’è poca azione, tutta concentrata in un paio di momenti, ma la mano di Rupert Sanders si fa sentire e una lunga sequenza in particolare, ambientata nel Teatro dell’Opera, che ricalca un po’ il modus della saga di John Wick, è un vero spettacolo di azione e violenza.

Ma Il Corvo non può essere solo un pianosequenza splatter di 3 minuti in quasi due ore di film, soprattutto Il Corvo non può essere ricordato per una sequenza d’azione violenta e basta. Il Corvo è altro, è uno stile, è un modo per fare controcultura, è poesia, è il sogno d’amore di un adolescente tormentato. E Il Corvo – The Crow di Rupert Sanders non è nulla di tutto questo, ma solo un pigro e costoso tentativo di tenere vivi i diritti di sfruttamento cinematografico di un franchise multimediale che al cinema aveva già detto tutto nel 1994.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La lunga sequenza d’azione al Teatro dell’Opera.
  • Rupert Sanders e il suo sceneggiatore hanno frainteso la poetica di James O’Barr.
  • I personaggi non hanno carisma e Shelly è addirittura odiosa.
  • Il piano del cattivo non è ben focalizzato.
  • Ci sono troppi inutili spiegoni.
  • Il film ci mette circa un’ora ad entrare nel vivo della storia.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Il Corvo - The Crow, la recensione del film con Bill Skarsgård, 4.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to Il Corvo – The Crow, la recensione del film con Bill Skarsgård

  1. Fabio ha detto:

    Ahahahah addirittura 4? Mi sai che hai troppo buon cuore:-), non ho visto sta roba ma credo che se la vedrò, un domani in TV gratis, gli darò un bel 2 o forse meno.
    Piccola precisazione, i poteri sovraumani di Juda nel Corvo 2 hanno il loro senso e son ben gestiti secondo me.

    VA:F [1.9.22_1171]
    Valutazione: 1.0/5 (su un totale di 1 voto)
    VA:F [1.9.22_1171]
    Valutazione: 0 (da 2 voti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.