Il Gladiatore II, la recensione
Correva l’anno 2000 e, come un singulto profetico per inaugurare il terzo millennio, arrivava nei cinema quello che a mente fredda potremmo considerare l’ultimo grande kolossal di Hollywood, Il Gladiatore di Ridley Scott. A distanza di 24 anni, infatti, possiamo notare come quello con Russell Crowe sia considerato dal pubblico come uno di quei film realmente importanti per la Storia del cinema, oggi ricordato, celebrato e apprezzato da moltissimi al pari di tanti capolavori del passato. I cinque premi Oscar vinti alla 73ª edizione degli Academy Awards e il grandissimo successo al botteghino, che ne hanno fatto il secondo film più redditizio di quell’anno (subito dietro a Mission: Impossible 2), hanno poi aggiunto celebrità a un’opera che comunque si è portata dietro anche feroci critiche da parte della stampa di settore e, soprattutto, dagli storici per quelle inesattezze che tutti conosciamo.
Oggi, con un rinnovato interesse per l’Antica Roma, vista anche l’ottima accoglienza della serie di Prime Video Those About to Die (dal romanzo dal quale hanno tratto anche Il Gladiatore!), Ridley Scott prova a fare bis e in un momento in cui il pubblico (e in parte la critica) sembrano avergli voltato le spalle gioca l’asso del sequel con Il Gladiatore II. Un sequel sulla carta impensabile, eppure mai dire mai ad Hollywood, perché il buon Scott, con una sceneggiatura originale dell’ormai sodale David Scarpa (Tutti i soldi del mondo, Napoleon), fa centro. Certo, siam diversi gradini sotto il bellissimo film del 2000, ma anche questa seconda avventura nel Colosseo ha le sue buone frecce all’arco.
Sedici anni dopo la morte di Marco Aurelio, Roma è governata dai fratelli Geta e Caracalla che sembrano interessati soprattutto ad alimentare lo spirito ludico dei loro cittadini organizzando grandi eventi nel Colosseo. Nel frattempo, il generale Marco Acacio, marito della figlia di Marco Aurelio, Lucilla, sta conducendo una campagna in Numidia portando Roma alla vittoria e alla conquista del territorio nordafricano. Ma alla vittoria di Roma corrisponde la sconfitta di Cirta, con gravi perdite umane e numerosi prigionieri. Tra questi c’è Annone, romano di nascita, che ha perso la moglie in guerra proprio a causa di Marco Acacio, e fatto prigioniero è finito nella “scuderia” di Macrino, mercante e addestratore di schiavi con importanti contatti con Roma. Sarà proprio Annone a farsi valere tra i combattenti di Macrino, tanto che quest’ultimo deciderà di portarlo a Roma e farlo combattere nel Colosseo. Mentre Annone medita vendetta verso Marco Acacio, il favore del pubblico lo elegge a nuovo divo dell’arena.
Fortunatamente abortita l’idea di farne un sequel soprannaturale e a ridosso di vari secoli, come vent’anni fa si era ipotizzato, Il Gladiatore II ha iniziato a prendere forma concreta solo dal 2018 quando Paramount Pictures ha ufficializzato il progetto annunciando che Ridley Scott sarebbe tornato alla regia.
Teniamo da parte ogni speculazione storica perché Il Gladiatore II, così come il suo predecessore, non ha alcuna pretesa di realismo, e concentriamoci sul film e sul grande spettacolo di intrattenimento che offre.
Scott e Scarpa cercano di seguire l’esempio del primo film senza riproporre necessariamente la medesima storia, anche se alcune dinamiche narrative un po’ la ricordano. Avremo, dunque, un protagonista con un obiettivo di vendetta e il suo avvicinamento ai vertici del potere grazie al favore del pubblico nel Colosseo; ma a differenza del film con Russell Crowe – con il quale cerca e trova importanti collegamenti – lavora sulla costruzione dei colpi di scena (in verità, alcuni spoilerati dalla stessa produzione e promozione del film) e sull’ambiguità di alcuni personaggi. In particolare, notiamo un lavoro importante su Marco Acacio, interpretato da Pedro Pascal, e Macrino, impersonato da un fenomenale Denzel Washington. Il primo è, nella testa di Annone, l’avversario da abbattere, l’oggetto della sua sete di vendetta, ma se prendiamo la situazione dal punto di vista di Acacio – cosa che nel film viene anche fatta – capiamo anche le sue ragioni e scopriamo un personaggio diverso da quello che inizialmente appare. Stesso discorso per Macrino, anche lui mosso da ragioni ben precise, con un vissuto nella politica e una particolare ambizione, reso dalla perfetta aderenza di Washington al suo personaggio, come solo un grande professionista sa fare.
Discorso differente e meno lusinghiero per il protagonista e i due imperatori. Annone non ha carisma e questo, probabilmente, perché non è trasmesso dall’interprete Paul Mescal, fisique du role ma poca espressività, sicuramente molte spanne sotto alla grande presenza scenica di Russell Crowe, con il quale è impossibile non avanzare un confronto. Probabilmente fa parte del suo personaggio, ma Mescal/Annone è un muro impenetrabile, sguardo torvo e volto impassibile, ponendosi come il classico duro del cinema incapace di creare vera empatia nello spettatore.
Per quanto riguarda Geta e Caracalla, interpretati rispettivamente da Joseph Quinn e Fred Hechinger, siamo un po’ nell’ambito della macchietta, due personaggi molto sopra le righe (nel look e nell’atteggiamento) che hanno il solo compito di dimostrare in ultimo la poca serietà e l’inaffidabilità delle alte sfere politiche. I due fratelli imperatori, infatti, sono una mera facciata per il potere romano, delle marionette in mano a personalità ben più forti e manipolatorie che emergeranno durante il film.
Un dato colpisce molto ne Il Gladiatore II ed è il tema del grande Impero in difficoltà, inquadrato nel momento del suo effettivo declino mentre ci sono persone che ancora portano avanti un sogno di ristrutturazione, non sempre con scopi benefici. Abbiamo trovato lo stesso tema in Megalopolis di Francis Ford Coppola con un discorso metaforico rivolto all’American Dream che richiamava proprio l’Antica Roma e lo ritroviamo nel film di Scott, che invece l’Antica Roma, come simbolo della Potenza al collasso, la utilizza come location. Senz’altro un film politico, molto più del precedente, che col senno di poi potremmo anche leggere in parallelismo con l’attuale situazione politica statunitense: un Impero in decadimento e il sogno collettivo che si trasforma in incubo per molti.
Poi, ovviamente, Il Gladiatore II, da buon sequel, offre uno spettacolo d’azione e intrattenimento pari se non superiore – per numero e spettacolarità – al suo predecessore, con molti momenti action che passano da cruente battaglie (quella dell’attacco dal mare in Numidia) a scontri nell’arena, sia tra uomo e uomo, sia contro animali, come nel caso dei babbuini o del rinoceronte, ma non manca anche la messa in scena di una battaglia navale (commemorativa) nel Colosseo, con tanto di squali a movimentare la situazione.
Il Gladiatore II sa quindi come soddisfare il pubblico, soprattutto chi ha amato il primo film, perché è un sequel che porta avanti con estremo rispetto un discorso iniziato 24 anni fa e riesce a trovare la chiave giusta per ovviare a quel sentore di “inutilità” che aleggiava attorno a questo progetto. Non sarà come il film del 2000 (non lo è), ma comunque ad avercene di film fatti così bene e capaci di intrattenere in maniera spettacolare anche un pubblico adulto.
Il Gladiatore II sarà al cinema dal 14 novembre distribuito da Paramount e Eagle Pictures.
Roberto Giacomelli
PRO | CONTRO |
|
|
Eh no sti cazzi no, fai un film storico lo devi fare bene senza metterci minchiate, ma Scott ormai è bollito, dovrebbe andare in pensione prima di fare altri danni
è qui l’errore! Il Gladiatore, così come Il Gladiatore 2, non sono FILM STORICI, sono action-drama ambientati in un contesto storico reale.
Eh ho capito ma comunque sempre di ambientazione storica si tratta, allora fammi un Fantasy ambientato in un mondo e periodo fittizio….boh io da appassionato di storia ste vaccate sfarzose americane non le sopporto