Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim, la recensione

A distanza di 23 anni dall’uscita de Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello possiamo affermare senza remore che Peter Jackson ha fatto la Storia del cinema fantasy allo stesso modo di come J. R. R. Tolkien ha fatto quella della letteratura dello stesso genere. Lo testimonia la grande influenza che i film di Jackson hanno avuto su tutto il fantasy cinematografico che è venuto e come Il Signore degli Anelli sia ancora oggi una proprietà intellettuale molto in voga al cinema e in tv. Se su Prime Video spopola (senza convincere) la serie Gli anelli del potere e New Line / Warner Discovery hanno già annunciato l’arrivo di nuovi lungometraggi per il cinema tratti dall’universo tolkeniano, in questi giorni esordisce sul grande schermo Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim, primo lungometraggio d’animazione appartenente al canone creato dai film di Peter Jackson.
Doveroso sottolineare, perché non è questa la prima volta che Tolkien viene adattato con l’animazione, dal momento che nel 1978 usciva il bellissimo Il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi, che si basava su La compagnia dell’anello e parte de Le due torri, mentre solo un anno prima in tv arrivava The Hobbit di Jules Bass e Arthur Rankin Jr. ispirato all’omonimo libro e inedito in Italia.
Per Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim ad essere adattata e ampliata e nientemeno che la “sezione 2”, nota come La casa di Eorl, dell’Appendice A: Annali dei Re e Governatori del Signore degli Anelli, in cui si racconta la storia di Helm Mandimartello, nono Re di Rohan e ultimo della sua stirpe, nonché colui che ha dato il nome al Fosso di Helm, dove si ambienta una porzione de Le due torri.
Si parte, quindi, da poco più di una parentesi per dar vita a un film di ben 134 minuti, realizzato con lo stile d’animazione tipico dei prodotti giapponesi, i cosiddetti anime, che la New Line ha affidato a Kenji Kamiyama, già noto per il film d’animazione Blood: The Last Vampire e la serie tv Ghost in the Shell: S.A.C.
183 anni prima della Guerra dell’Anello, Helm Mandimartello, Re di Rohan, durante un consiglio del regno uccide accidentalmente Freca, ricco possidente appartenente alla stirpe dei dunlandiani. Freca aveva avuto l’arroganza di chiedere la mano di Hera, figlia di Helm, per suo figlio Wulf, insistendo dietro il rifiuto del Re. La tragica morte di suo padre scatena l’ira di Wulf, che giura vendetta a tutta la stirpe dei Mandimartello, nonostante la sua innata attrazione per Hera. Toccherà alla ragazza, affiancando i suoi fratelli Hama, Haleth e suo cugino Fréaláf, prepararsi a proteggere il regno di Rohan dalle armate dunlandiane.
È stata la produttrice Philippa Boyens a seguire in prima persona tutto lo sviluppo de Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim, lei che di adattamenti tolkeniani ne sa abbastanza, avendo co-sceneggiato sia la Trilogia classica che quella de Lo Hobbit. Però questo spin-off prequel ha qualche cosa di “sbagliato”, in primis, proprio nello sviluppo narrativo, affidato agli sceneggiatori Jeffrey Addiss, Will Matthews, Phoebe Gittins e Arty Papageorgiou.
Partiamo dal presupposto che gran parte di quello che viene raccontato in La guerra dei Rohirrim è creato da zero, visto che si basa su un paragrafo delle Appendici, in cui la “nostra” protagonista Hera non viene mai neanche nominata. E, stando alle cronache produttive e alle stesse parole del regista, la sceneggiatura è stata scritta in corso d’opera per accelerare il percorso realizzativo del film che doveva essere completato per un’uscita strategica al cinema entro il 2024. E tutto ciò si percepisce, eccome se si percepisce!
Innanzitutto, a La guerra dei Rohirrim manca completamente quell’epos tipico di Tolkien, mancano quei luoghi, quelle creature, quel senso di meraviglia che si respira in ogni pagina de Il Signore degli Anelli. Trattandosi di una storia racchiusa in un tempo e uno spazio abbastanza circoscritti, tutto è semplificato e portato a un grado basilare di racconto epico. Ci sono due famiglie che si odiano e si fanno guerra per il controllo di un territorio. Stop. La guerra dei Rohirrim è tutta qui e le 2 ore e 14 minuti di durata sembrano perfino eccessive per una storia così semplice e archetipica.
Infatti, sembra che gli autori più che a Tolkien si siano ispirati a George R. R. Martin visto che l’ombra delle Cronache del ghiaccio e del fuoco si staglia su ogni frame del film di Kamiyama, in particolare viene prepotentemente alla mente la faida dei Targaryen raccontata in House of Dragon.
Di positivo, però, c’è che questa storia minimalista e circoscritta a pochi personaggi, mossi dalla sete di potere, dall’onore e dalla vendetta si adatta molto bene allo stile anime richiamando alla mente proprio i sentimenti che solitamente troviamo nelle opere d’animazione nipponiche.
I personaggi de Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim non hanno un grande appeal e mancano proprio di quel carisma che ha caratterizzato i vari Aragorn, Frodo, Bilbo, Gandalf e Thorin. L’unico che in qualche modo richiama quell’autorità e quel coraggio tipico dei personaggi di Tolkien è colui che effettivamente l’autore britannico ha descritto, Helm Mandimartello, però reso in questo film in maniera piuttosto antipatica. Per il resto, c’è una palese volontà di far breccia nel pubblico femminile di età adolescenziale, erigendo a protagonista la giovane Hera, raccontata come una ragazza forte e determinata che persegue il sogno di essere libera da qualsiasi vincolo. Un personaggio che abbiamo già visto centinaia di altre volte, in pratica. Anche la descrizione di Wulf come un ragazzo tenebroso, affascinante e rancoroso è perfettamente in linea con i personaggi maschili di molti anime destinati a un pubblico femminile.
Non mancano alcune strizzate d’occhio ai fan di lunga data, con il racconto in cornice affidato a Éowyn (doppiaggio in originale di Miranda Otto) e alcuni cammei celebri confinati agli ultimissimi minuti, ma nulla che possa realmente far breccia nel cuore di un tolkeniano.
Aspetto grafico rivedibile e un po’ troppo pulito, in perfetta continuità con alcuni recenti anime per grande e piccolo schermo che sacrificano il dettaglio a vantaggio di una colorazione unitaria in CGI.
Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim è, dunque, un’operazione sostanzialmente non riuscita. Un action epico noiosetto e già visto, con personaggi poco accattivanti ed eventi risaputi che della saga di cui fa parte raccoglie ben poco. Probabilmente in futuro, parlando degli adattamenti cinematografici de Il Signore degli Anelli, in pochi citeranno La guerra dei Rohirrim.
Roberto Giacomelli
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