Inside Out 2, la recensione
Se vi chiedessero qual è il film d’animazione che preferite tra quelli prodotti negli ultimi vent’anni, sono sicuro che molti di voi dichiarerebbero Inside Out. E il film Pixar di Pete Docter, oltre ad essere stato uno dei più grandi successi d’animazione della Disney degli ultimi tempi, è effettivamente rientrato di diritto tra i favoriti di molti spettatori, scalando anche le classifiche di gradimento degli esperti del settore. Con un 98% di recensioni professioni positive, Inside Out è al quinto posto della classifica dei 100 film d’animazione in computer grafica stilata da Rotten Tomatoes ed è stato inserito da IMDB nella classifica dei 20 migliori film d’animazione di tutti i tempi, guadagnando anche una dignitosissima 12ª posizione nella classifica dei 40 più grandi film d’animazione pubblicata da Rolling Stones.
È innegabile che l’idea di dare corpo alle emozioni è stata una mossa vincente, una vera novità nel campo dell’animazione supportata da un’ottima scrittura capace di parlare tanto ai bambini quanto agli adulti. Di fatto, Inside Out ha dettato la direzione che la Pixar avrebbe seguito negli anni successivi fino ad oggi, non sempre con successo, ma facendo quel salto di qualità necessario a mostrare una effettiva maturità nei prodotti dello Studio interno alla Disney.
Oggi, a distanza di ben 9 anni dall’uscita nei cinema di quell’autentico Capolavoro dell’animazione, Pixar ci riprova e, richiesto a gran voce dai fan, arriva Inside Out 2 che vede il buon Pete Docter come produttore esecutivo mentre trova un degno successore in cabina di regia in Kelsey Mann, già sceneggiatore de Il viaggio di Arlo e animatore per Monster University e Onward – Oltre la magia.
Avevamo lasciato Riley bambina alla scoperta delle sue emozioni primarie, ovvero Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto. Ma ora che Riley si sta affacciando all’adolescenza, quattro nuove impreviste e imprevedibili emozioni invadono il centro comando della sua personalità: Ansia, Invidia, Timidezza e Noia. Mentre la ragazzina si trova al centro estivo per le selezioni di hockey, Ansia prende il sopravvento cercando di forgiare una nuova Consapevolezza di sé per Riley. Le vecchie emozioni si troveranno catapultate fuori dal Centro di Controllo e, mentre queste cercano di tornare al loro posto per riprendere in mano la situazione, Tristezza avrà un ruolo determinante nella riuscita del piano.
Ripetere la “magia” di un progetto come Inside Out non era affatto facile, vuoi per l’originalità del soggetto che per l’oggettiva difficoltà nel dar vita e gestire in maniera concreta un concept praticamente astratto come quello che sta alla base del film. Ma il team creativo di Inside Out 2 è andato davvero vicino al risultato ottenuto con il primo film, con una importante discriminante: l’assenza del fattore “novità”. Ad essere pignoli, infatti, Inside Out 2 ha un grande difetto, ovvero ripete in maniera un po’ furba la meccanica narrativa del prototipo tanto da apparire quasi come una variante della storia già raccontata.
Se in Inside Out Gioia e Tristezza si avventuravano in un viaggio di ritorno verso il Centro di Controllo superando insieme mille difficoltà e la distanza caratteriale tra loro due, anche in Inside Out 2 seguiamo un viaggio di ritorno verso il Centro, pieno di insidie che richiederanno la collaborazione tra le varie emozioni per essere superate. La sostanziale differenza è stavolta a dominare il Centro di Controllo in una sorta di operazione di sabotaggio interno sono quattro nuove emozioni che stanno cercando di rimodellare la personalità di Riley.
Inquadrare la vita della giovane protagonista nel periodo della pre-adolescenza è senza ombra di dubbio la scelta più oculata e intelligente che si potesse fare, dal momento che prende quel periodo della vita caratterizzato da un forte stravolgimento emotivo nel quale è facile immaginare una vera e propria rivoluzione tra le emozioni che guidano la personalità di un individuo. Se Gioia dominava nel corso dell’infanzia, è molto naturale che Ansia arrivi a una posizione privilegiata in quei 13 anni fatti di ridefinizione del sé. Così, mentre la ragazzina cerca un posto all’interno della società, rivedendo le priorità della sua vita fatta prevalentemente di amicizie e sport, al suo interno avviene una battaglia emotiva che raggiunge momenti molto importanti, come quello caratterizzato dall’attacco d’ansia durante la partita che determinerà il futuro sportivo di Riley.
Tra idee geniali, come il flusso di coscienza raffigurato come un fiume dove scorrono le sensazioni del momento, il caveau dove sono custoditi i segreti o le incursioni precoci di Nostalgia, e personaggi caratterizzati magnificamente (tra le nuove emozioni soprattutto Ansia e Noia, anzi, Ennui alla francese, ma non dimentichiamo gli irresistibili Bloofy e Pouchy), Inside Out 2 è un centro clamoroso per Pixar che sicuramente frutterà un nuovo grande successo per Disney. Certo, rimane un po’ di perplessità sulla mancanza di qualsiasi rischio, andando a ripercorrere quasi si trattasse di un remake la stessa struttura del primo film.
Non alzatevi subito dalla poltrona perché c’è una scena bonus dopo i titoli di coda.
Roberto Giacomelli
PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento