La guerra del Tiburtino III e Una sterminata domenica: in DVD due film sulla periferia romana tra alieni invasori e la noia di diventare grandi
Ormai dobbiamo un po’ rassegnarci e farcene una ragione: il nuovo cinema italiano passa inevitabilmente per la periferia romana.
Daje, stacce, ‘na cifra, aripijate non sono più le esclamazioni buffe di una certa parlata romanesca, ormai sono diventate espressioni comuni del linguaggio cinematografico italiano. Si, perché se andiamo ad analizzare il nostro cinema possiamo tranquillamente constatare che, per la maggiore, questo non è parlato in italiano bensì in romanesco. E da quando è esplosa la moda delle periferie romane – probabilmente una data importante è stata il 2008, con l’uscita della prima stagione di Romanzo criminale – La serie – tutto è precipitato vertiginosamente, e senza possibilità di ripresa, con la questione della “periferia” che ormai deve essere inserita ovunque. Ne sono un ulteriore esempio proprio La guerra del Tiburtino III di Luna Gualano e Una sconfinata domenica di Alain Parroni, due piccoli film portati in sala da Fandango a fine 2023 – e passati del tutto inosservati, a causa di un marketing inesistente – e distribuiti in DVD nelle scorse settimane da CG Entertainment. Due film agli antipodi ma accomunati da quell’irrefrenabile voglia di raccontare la periferia di Roma, tra alieni invasori e la noia di diventare grandi. E annamo!
La guerra del Tiburtino III.
Ne La guerra del Tiburtino III siamo chiamati a sposare il punto di vista di Pinna (Antonio Bannò), un perdigiorno noto nel quartiere del Tiburtino III perché spaccia fumo insieme al suo amico d’infanzia Panettone (Federico Majorana). Una sera, Leonardo, il padre di Pinna (Paolo Calabresi), raccoglie in cortile uno strano sasso fluorescente dal quale, durante la notte, fuoriesce un disgustoso bruco di origini aliene che si infila nella narice dell’uomo mentre dorme e ne prende il controllo totale. Da quel giorno, Leonardo inizia ad aizzare gli abitanti del quartiere adagiandosi sui luoghi comuni che sono agli onori della cronaca locale e raccoglie attorno a sé un folto gruppo di proseliti che, un po’ alla volta, vengono anche essi posseduti dai bruchi alieni. Quando gli abitanti/extraterrestri iniziano a costruire una vera e propria barricata attorno al quartiere, #TiburtinoIII entra in top-trending sui social e la influencer e fashion blogger di Roma Nord Lavinia Conte (Sveva Mariani), in cerca di un argomento per rinfrescare la sua popolarità, decide di infiltrarsi nel Tiburtino III per una live su Instagram. La ragazza, però, non immagina di trovarsi nel bel mezzo di un’invasione aliena e dovrà unire le sue forze con quelle di Pinna, Panettone e la barista Chanel (Francesca Stagnì) per scongiurare un pericolo per tutta l’umanità.
La guerra del Tiburtino III è il quarto lungometraggio di Luna Gualano che, nel 2018, aveva raggiunto una modesta celebrità con l’horror sociale Go Home – A casa loro. Ma se all’epoca erano i morti viventi a invadere le strade romane, in questa occasione sono gli extraterrestri, in una commedia fantascientifica che è stata presentata in anteprima ad Alice nella Città e poi ha raggiunto il Trieste Science+Fiction Festival e il FIPILI Horror Festival, prima di approdare in sala in autunno con Fandango accompagnato da una battage pubblicitario pressoché inesistente.
Ma se in Go Home il sottotesto politico e sociale era decisamente più urlato e la regista si prendeva fin troppo sul serio, parlando di razzismo, pregiudizio sociale e accoglienza etnica, con La guerra del Tiburtino III Luna Gualano confeziona un film più morbido e colorato, un film più spensierato e brillante che porta comunque avanti una satira al becero populismo di alcuni “aizzatori di folle” del panorama politico odierno.
Potremmo stare qui a versare fiumi d’inchiostro sulla lettura politica de La guerra del Tiburtino III, che c’è ed è forte, ma, appunto, il nuovo film della Gualano preferisce gettare i semi di una lettura politica per concentrarsi poi sull’intrattenimento puro e lo fa discretamente bene perché il film è frizzante e divertente. Anche troppo, forse. E qui si percepisce un gap che è la chiave di volta di tanto cinema italiano di genere che non riesce ad evolversi, che è chiaramente ricco di ambizioni, ha idee magnifiche ma è incastrato in una logica da cinema popolare che, in primis, “te deve fa ride”.
La componente comedy de La guerra del Tiburtino III, che rappresenta il mood preponderante, funziona bene ma pensiamo a due film che sono stati chiaramente d’ispirazione a Luna Gualano, ovvero Dimensione Terrore di Fred Dekker e Attack the Block di Joe Cornish, che risultano divertentissimi ma rimangono al 100% aderenti al loro genere d’appartenenza, ovvero l’horror per il primo e la fantascienza per il secondo. In La guerra del Tiburtino III, invece, la contaminazione si fa più invadente e il risultato è una commedia con connotazioni fantascientifiche. Alla fine, ci troviamo di fronte a un film anomalo perché unisce L’invasione degli Ultracorpi con Zerocalcare, ma che a conti fatti è più convenzionale di quanto ci si potesse aspettare.
Fandango si serve dei canali distributivi di CG Entertainment per portare in home video questo nuovo film di Luna Gualano che, ahinoi, si rende disponibile su supporto fisico solamente in edizione DVD. Quello che ci viene fornito è un Digital Versatile Disc assolutamente nella media, che sfrutta bene le potenzialità tecniche limitate del supporto ma senza strafare sul fronte contenutistico. Tra i contenuti extra, infatti, troviamo il trailer del film e un backstage di 10 minuti che offre un rapido sguardo sul set e brevi interviste alla regista e agli attori protagonisti.
Tecnicamente, invece, quello che ci viene offerto è un quadro video abbastanza nitido, sicuramente ben calibrato sotto il profilo del contrasto, ma purtroppo – e inevitabilmente – con un’attenzione al dettaglio visivo tenuta a freno, soprattutto nelle sequenze a scarsa illuminazione. Reparto audio soddisfacente, con una doppia traccia in italiano sia in Dolby Digital 5.1 che in Dolby Digital 2.0.
Una sterminata domenica.
Lo scorso settembre è accaduto qualcosa di singolare nel panorama italiano delle opere prime. Le nostre sale, infatti, si sono trovate ad accogliere – quasi in contemporanea – tre esordi cinematografici con la volontà di raccontare la vita vacua delle nuove generazioni, tra sogni destinati a rimanere tali e una noia generale che atrofizza tutto e tutti. Le tre opere prime sono state Una sterminata domenica di Alain Parroni, Patagonia di Simone Bozzelli e Non credo in niente di Alessandro Marzullo. Tre film facilmente accomunabili, sia per tematiche che per quella voglia tutta autoriale di sperimentare linguaggi cinematografici e narrativi fuori dal comune.
Tra i tre, sicuramente è quello di Alessandro Marzullo a colpire maggiormente per maturità stilistica (tra l’altro, l’unico indipendente del lotto) ma se questa fosse una gara – e sottolineamo che non lo è! – il secondo posto spetterebbe di diritto ad Alain Parroni e al suo Una sterminata domenica, presentato in anteprima mondiale nella sezione “Orizzonti” dell’ 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (dove ha guadagnato il premio speciale della giuria) e vincitore del Nastro d’Argento SIAE per la sceneggiatura.
Presentato al pubblico con il benestare (in qualità di padrino) di Wim Wenders, quello di Alain Parroni è un film che può apparire abbastanza ostico per uno spettatore medio.
Una sterminata domenica è un esordio dietro la macchina da presa che può essere paragonato a quel pischello che si crede grande, che dunque si atteggia da grande, ma che in realtà ha ancora bisogno di mamma e papà che lo indirizzano nelle giuste scelte di vita. Parroni ce la mette tutta per confezionare un film personale, un film che non si preoccupa minimamente di sbagliare ma che, al contrario, sbaglia volontariamente proprio come forma di protesta verso i grandi. Il suo è un film sfrontato, maleducato, assolutamente acerbo nella maniera in cui fa di tutto per elevarsi. Ma ha grinta da vendere, questo non possiamo negarlo, e quindi al termine delle quasi due ore di durata riesce a lasciare lo spettatore stordito, in parte infastidito, ma anche sorpreso per aver visto qualcosa che racconta la solita storia ma in modo assolutamente diverso.
Il titolo Una sterminata domenica è già una precisa dichiarazione d’intenti. Si, perché Parroni non allude a nessun tempo oggettivo bensì ad un tempo sensoriale. La “sterminata domenica” del titolo, dunque, non si riferisce ad un preciso giorno della settimana bensì ad una sensazione dell’anima che è propria della giovinezza. Dunque quel tempo morto in cui non c’è nulla da fare, non si va a scuola e non ci sono i compiti, ma c’è tanta voglia di vivere che si mescola però ad una noia esistenziale pronta a sfociare nell’apatia inconsapevole. Quel mood esistenziale che è tipico delle domeniche pomeriggio, quando fuori fa caldo e non si ha voglia di uscire ma, al tempo stesso, c’è anche l’amaro in bocca dettato dalla consapevolezza che, il giorno seguente, sarà lunedì e dunque tutto ricomincerà in modo più o meno uguale.
Abbracciando una narrazione disorganica e frammentaria, Una sterminata domenica è la storia – ricca di suggestioni e ricordi autobiografici dello stesso autore – di Alex, Brenda e Kevin, tre ragazzi di periferia che vogliono imporre al mondo intero la loro presenza pur vivendo “rinchiusi” in un microcosmo quotidiano fatto per lo più di apatia e che li ha privati di obiettivi concreti da raggiungere. Non sanno bene cosa vogliono, non sanno per cosa lottano e dove stanno andando, ma sono vivi e ciò che occorre e resistere – in un modo o nell’altro – al tempo che sembra essersi fermato e ad una calura opprimente che rende tutto ancora più difficile.
Anche Una sterminata domenica arriva sul mercato home video con Fandango e CG Entertainment e, anche in questo caso, possiamo beneficiare solamente dell’edizione su supporto DVD. Se nel caso de La guerra del Tiburtino III l’assenza dell’alta definizione poteva far male ma non malissimo, trattandosi comunque di un film molto basic sotto il profilo tecnico/artistico, al contrario privare il film di Parroni di un’edizione blu-ray è una scelta che fa male alla qualità artistica del prodotto. Una sterminata domenica punta molto, moltissimo sulla messa in scena, grazie a scenografie naturali decadenti ma suggestive e alla fotografia di Andrea Benjamin Manenti che insegue tonalità sature e contrastate, quasi da film fantasy. Comprimere tutto in un Digital Versatile Disc significa depotenziare il vigore di ogni singolo fotogramma del film. Ed è un vero peccato!
Per il resto, quello che il DVD ci offre è un doppio ascolto in italiano, sia Dolby Digital 5.1 che 2.0, unito ad un quadro video che soddisfa come può. Tra i contenuti extra, troviamo il corposo backstage How To Do a Deja Vu (34 minuti) diretto dal regista Mino Capuano, un backstage molto esaustivo – e dalla fattura altrettanto artistica – che documenta la realizzazione dell’opera da quando era ancora in fase di pre-produzione. Molto interessante.
Giuliano Giacomelli
LA GUERRA DEL TIBURTINO III di Luna Gualano
Label: Fandango e CG Entertainment
Formato: DVD
Video: 16/9 – 2.39:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Italiano Dolby Digital 2.0
Sottotitoli: Italiano per non udenti
Extra: Trailer, Backstage
Puoi acquistare il DVD di La guerra del Tiburtino III cliccando su questo link.
UNA STERMINATA DOMENICA di Alain Parroni
Label: Fandango e CG Entertainment
Formato: DVD
Video: 16/9 – 2.39:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Italiano Dolby Digital 2.0
Sottotitoli: Italiano per non udenti
Extra: How To Do a Deja Vu: backstage
Puoi acquistare il DVD di Una sterminata domenica cliccando su questo link.
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