Legion, terza stagione: un loop narrativo

Nel mese di agosto si è conclusa con la terza stagione Legion, la serie creata dalla mente di Noah Hawley (Fargo) e ispirata all’omonimo personaggio Marvel Comics.
Legion è diventata famosa per il grande apprezzamento della critica e per dei tratti estetici particolarmente curati: dalla fotografia alla scelta dei colori, dalla colonna sonora al montaggio fino ad arrivare alla regia. Insomma, Legion spicca come un prodotto di grande qualità e sicuramente non è la classica serie sui supereroi Marvel a cui siamo stati abituati da Netflix o ABC Studios.
Il protagonista è David Haller (interpretato da Dan Stevens) ragazzo schizofrenico che grazie all’aiuto di un gruppo di mutanti, diventa consapevole dei suoi poteri: figlio di Charles Xavier (introdotto nell’ultima stagione e interpretato da Henry Lloyd) David mostra abilità nella telecinesi, nella telepatia e, con il procedere dell’autoconsapevolezza, nell’alterare la realtà fisica. Nel corso della serie David incontrerà tanti altri mutanti come lui, anche se sempre sensibilmente meno potenti, e stringerà un fortissimo legame sentimentale con Sydney “Syd” Barrett (Rachel Keller).
A contrastare David troviamo Ahmal Farouk o Shadow King (Navid Nagehaban), un altro telepate di grandissima potenza, che si impossessa della mente di David fin dalla nascita, come recriminazione contro Xavier. Le prime due stagioni infatti ruotano attorno alla lotta contro Farouk, nel tentativo di David e dei suoi amici di sconfiggerlo. Ma ciò che viene rivelato alla fine della seconda stagione cambia tutto: scopriamo che le problematiche di David, che i mutanti che si stavano prendendo cura di lui pensavano fossero fittizie e legate ad una sua mal interpretazione dei poteri, fossero in verità assolutamente vere e diagnosticabili. Il trauma dell’influenza esterna di Farouk sulla sua mente negli anni della crescita avevano sviluppato in David una grave schizofrenia e svariati sdoppiamenti della personalità. È alla fine della seconda stagione infatti che facciamo la conoscenza del “Legion” del titolo: la legione di personalità diverse che ormai abitano la mente di David e lo portano ad azioni sempre più efferate.
Così ci avevano lasciati l’anno scorso. Con il nostro protagonista trasformato in villain e con il dilemma morale di dover combattere chi fino a quel momento pensavamo un amico. La terza stagione non ha deluso in quanto prodotto di grande qualità: le scelte artistiche hanno continuato ad essere fino alla fine originali e psichedeliche.
In questa ultima stagione gli sceneggiatori hanno voluto tentare un approccio al concetto di viaggio nel tempo: David prova rimorso per come è andata la sua vita, nel vedere dove il risultato delle sue scelte l’abbiano portato. È deciso così a cambiare il passato, cambiare l’influenza di Farouk su di lui, per poter così riscrivere tutto. Preso nella foga di questo suo nuovo obbiettivo continua però a comportarsi in maniera sempre peggiore, distruggendo chiunque o qualunque cosa cerchi di contrastarlo, confortato dal fatto che comunque, una volta modificato il passato, tutto ciò non avrà più importanza.
La fotografia dai colori brillanti, una regia calibrata e delle scelte stilistiche che ormai definiscono questa serie come prodotto unico nel suo genere, pur ipnotizzando lo spettatore, alla fine restano ad accompagnare un finale che potrebbe essere superficiale nelle conclusioni che possiamo trarne. Dopo averci comunicato in ogni modo quanto David ormai sia allo sbando e vada fermato al fine di prevenire una possibile apocalisse (evento che viene continuamente anticipato ma mai davvero motivato nei modi o nei termini), e averlo redarguito per aver cercato di influenzare il passato facendo credere che in questo modo sarebbe solo diventato artefice dei suoi stessi problemi (venendosi a creare un classico paradosso tipico dei viaggi nel tempo), tramite terzi (la viaggiatrice temporale e lo stesso Xavier) abbiamo la conferma che le sue intenzioni fossero invece state una buona idea.
La stagione finale si conclude con la probabile modifica di tutto quello che era sempre stato per David, per ricominciare da capo con migliori intenzioni e senza la presenza pressante di Farouk nella sua mente. Questo finale lascia non pochi dubbi: quindi dopo aver compiuto certe azioni il nostro destino è solo morire o ricominciare da capo? Non esiste redenzione o cura da terribili comportamenti o da malattie mentali? Senza considerare poi che la famosa “legione” del titolo, che aspettavamo fin dall’inizio, non ha molto spazio, non ci sono molti momenti in cui possiamo vedere di cosa David sia capace per scatenare l’apocalisse (cosa che peggiora ancora di più l’imposizione dell’impossibilità del perdono o della redenzione).
Legion alla fine ci dice semplicemente che dopo certe azioni non si torna indietro. Certo, se non riscrivendo la nostra intera esistenza. E un messaggio così tetro, che prenda così poco in considerazione le sfaccettature della natura umana, è un po’ deludente, soprattutto per una serie come Legion, così tanto appassionata nello scavare nelle menti.
Peccato per l’occasione mancata.
Silvia Biagini
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