Lilo & Stitch, la recensione del live-action

All’inizio del nuovo secolo la Disney era in enorme difficoltà.
Parliamo del settore dei lungometraggi d’animazione per il cinema, i cosiddetti Classici, che stavano affrontando un periodo di grande affanno caratterizzato da incassi scarsi e una progressiva disaffezione del pubblico verso nuove storie e nuovi personaggi. Atlantis – L’impero perduto, Le follie dell’Imperatore, Il pianeta del tesoro, Mucche alla riscossa, I Robinson… tutti clamorosi flop che testimoniavano una difficoltà nel riuscire a dialogare con quell’ampio pubblico che la Disney aveva sempre conquistato.
In mezzo a molti fallimenti economici e titoli che tutt’ora facciamo fatica a ricordare (ad eccezione de Le follie dell’Imperatore, che nel tempo è diventato un cult!) si era però distinto un piccolo film che portava la firma di due futuri maestri dell’animazione, Dean DeBlois e Chris Sanders, già sceneggiatori per la Disney negli anni ’90 e futuri registi della saga di Dragon Trainer, I Croods e Il robot selvaggio. Stiamo parlando di Lilo & Stitch, uscito nel giugno del 2002, infrangendo la tradizione dei cartoon Disney a Natale o Pasqua. In Italia, a dire il vero, il film di Sanders e DeBlois passò del tutto inosservato, ma negli USA riscosse un discreto successo, anche se neanche lontanamente paragonabile a quello dei “vecchi” Classici di una decina di anni prima.
Col tempo, però, forte soprattutto di un merchandising imponente, Lilo & Stitch è diventato uno dei più amati Classici d’animazione post-2000 generando sequel per l’home video, serie animate, fumetti e videogiochi. Tanto basta per far scattare la scintilla agli attuali dirigenti di The Walt Disney Company e inserire Lilo & Stitch nella lista dei possibili Classici d’animazione da rifare in tecnica live-action. E così è stato! Dopo il sonoro flop di Biancaneve, arriva nei cinema proprio il remake con attori in carne ed ossa di Lilo & Stitch!
La Federazione Galattica ha messo a processo il professor Jumba Jookiba, colpevole di aver creato in laboratorio un essere altamente distruttivo noto come Esperimento-626. Emessa la sentenza che condanna alla reclusione Jookiba e all’esilio Esperimento-626, quest’ultimo riesce a scappare dalla sua prigione, ruba una navicella spaziale e si dirige verso il Pianeta… Terra! Il mostriciattolo atterra, nello specifico, su un isolotto delle Hawaii e, dopo aver scatenato il caos, viene scambiato per un cane, rinchiuso in canile e adottato da Lilo, una bambina vivace e un po’ problematica, orfana di genitori, che vive con la sorella maggiore Nani. Ma la Federazione Galattica ha inviato sulla Terra l’agente Pleakley, esperto di folklore terrestre, accompagnato proprio dal professor Jookiba per recuperare 626.
A caratterizzare Lilo & Stitch sono i due personaggi che danno titolo al film: una bambina pestifera che soffre la solitudine e il suo essere considerata “strana” dai coetanei e un esserino extraterrestre tanto carino e tenero all’aspetto quanto dispettoso e malvagio nell’indole. Questi due personaggi sono diventati iconici negli anni, Stitch ha guadagnato uno stuolo di fan invidiabile che ha alimentato la vendita inarrestabile di pupazzetti e gadget; quindi, a questo remake di Lilo & Stitch bastava azzeccare i due protagonisti per essere già a metà dell’opera. E il film diretto da Dean Fleischer Camp – che si era distinto per il film candito agli Oscar Marcel the Shell – quella bambina e quel mostriciattolo li centra in pieno.
Alla sceneggiatura di questo live-action troviamo i quasi esordienti Chris Bright e Mike van Waes, supportati da Chris Sanders – che torna anche a dare la voce a Stitch – che svolgono un lavoro di grande intelligenza sull’adattamento del precedente script. Lilo & Stitch live-action, infatti, porta una grande fedeltà verso l’antesignano d’animazione e, allo stesso tempo, riesce a fare piccoli cambiamenti, per lo più sono aggiunte, utili ad approfondire alcuni temi che nel precedente rimanevano un po’ superficiali o non erano nelle mire della storia.
Quindi non storcete il naso preventivamente se manca il personaggio del Generale Gantu perché l’azione del film rimane la medesima e c’è maggior spazio per il Prof. Jookiba, delineandone l’aspetto da villain. Ma soprattutto, l’acqua tanto temuta da Stitch qui ha un ruolo vero in una sequenza molto bella e toccante, così come si riesce a dare una importante evoluzione, molto più credibile nel contesto reale contemporaneo, al personaggio di Nani, interpretata benissimo da Sydney Agudong, sul quale contribuisce l’aggiunta di un’anziana vicina di casa interpretata da Amy Marie Hill. Non ha molto senso, invece, sdoppiare il personaggio dell’assistente sociale che qui ha le fattezze inedite di Tia Carrere, mentre l’agente Cobra Bubbles (Courtney B. Vance) – che nell’originale era l’unico assistente sociale – entra in gioco solo in un secondo momento e ha un ruolo differente.
Come si diceva, però, a conquistare fin dal primo minuto sono i due protagonisti. Lilo è interpretata dalla bravissima Maia Kealoha che prende in pieno l’anima del personaggio, una bambina così vivace e pestifera quanto dolce e introversa, che non è in cerca di attenzioni ma solo di un amico con cui condividere la sua sterminata fantasia. Odierete Lilo e le vorrete un sacco di bene, insomma la delineazione del personaggio e l’interpretazione della piccola attrice sono perfetti!
L’extraterrestre blu è praticamente identico alla controparte d’animazione, realizzato benissimo in CGI, e fedele nel risultare caratterialmente una sorta di incrocio tra un Gremlin e Taz, il diavolo della Tasmania dei Looney Tunes. Stitch distrugge tutto quello che tocca, gode nel generare il caos, ha una malvagità innata che – proprio come nel cartoon – diventa evidente quando rimane conquistato dalle scene in tv del classico del 1958 La vendetta del ragno e poi si diverte a fare il “mostro distruttore” in uno scenario in miniatura (stavolta fatto con i castelli di sabbia). Però, come ogni bella storia per tutta la famiglia ci insegna, Stitch ha un cuore, è piccolo e striminzito come quello del Grinch, ma c’è e solo il contatto umano e verace con chi sa amarlo per quello che è – quindi Lilo, che desidera un amico più di ogni cosa – può contribuire a calmarlo, forse non a cambiarlo, ma sicuramente a fargli prendere coscienza delle sue azioni.
Funziona un po’ tutto nel remake di Lilo & Stitch, perfino la parte che sulla carta era più problematica, ovvero quella fantasy fatta di creature extraterrestri, Federazione Galattica e viaggi spaziali. Nel prologo c’è tutto, nell’epilogo un po’ meno per rimanere sui toni “realistici” del contesto in cui la storia si ambienta, ma si è deciso comunque di rimanere fedelissimi al look degli alieni, con un maggiore spazio per la “strana coppia” Pleakley e Jookiba che nel film hanno le sembianze umane di Billy Magnussen e Zach Galifianakis, protagonisti di alcune delle scene più comiche e grottesche del film.
Con un perfetto equilibrio tra fedeltà all’originale e piccole ma fondamentali aggiunte, il live-action di Lilo & Stitch dimostra di essere uno dei migliori remake partoriti fino ad oggi dalla frenesia disneyana di rifare con attori in carne, ossa e pixel i loro Classici. C’è cuore, divertimento, buoni effetti speciali e, soprattutto, due protagonisti che funzionano benissimo.
Roberto Giacomelli
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