Love Lies Bleeding, la recensione
Il corpo è spesso l’elemento centrale attorno al quale viene costruita una storia, un film. Il corpo femminile, poi, rappresenta quasi genere a sé, oggetto del desiderio o arma subdola impugnata da femmes fatales, simbolo di crescita e di emancipazione, metafora della meraviglia e amorfa scultura di creta da plasmare. Partendo dal corpo di una donna, la talentuosa Rose Glass, che nel 2019 aveva esordito con l’horror arthouse Saint Maude, costruisce un crime intriso di elementi grotteschi che riflette sulla mutazione fisica (e mentale), toccando perfino il body-horror: arriva al cinema dal 12 settembre con Lucky Red Love Lies Bleeding.
Lou gestisce la palestra di suo padre, frequentata da Jackie, un’ambiziosa culturista che sogna di vincere la più importante competizione di body building femminile del Paese. Lou si prende immediatamente una cotta per Jackie e le due iniziano una relazione, ma la situazione precipita quando Jackie accetta un lavoro in un poligono di tiro gestito proprio dal padre di Lou, che è anche un avanzo di galera invischiato con la malavita locale.
Il corpo mutante protagonista di Love Lies Bleeding è quello di Jackie, interpretata da una fenomenale Katy O’Brian, qui al suo primo ruolo da protagonista dopo tante partecipazioni celebri (anche per The Mandalorian e Ant-Man and the Wasp: Quantumania). Come sottolineato anche nel bellissimo Body Odissey di Grazia Tricarico (ahinoi, ancora inedito), il corpo è un tempio che il bodybuilder può erigere a suo piacimento, trasformarlo in una mega-struttura, portalo al limite di ogni logica architettonica. E la Jackie di Love Lies Bleeding inizia un training mirato a stravolgere quel sacro edificio fatto di carne, sangue e muscoli.
Ma il corpo di Jackie mantiene una forma di femminilità utile a farne l’oggetto del desiderio di Lou perché la particolarità di Love Lies Bleeding e della visione della sua regista è raccontare una storia al femminile traslando al maschile lo sguardo delle sue protagoniste. E questo non accade solo perché parliamo di una storia d’amore e passione saffica, ma perché c’è la volontà di raccogliere tutti gli stereotipi della mascolinità più virile e tossica applicandoli in una storia dove i maschi non sono al centro del racconto.
È molto interessante il gioco sulla sessualità condotto da Rose Glass, non solo espresso dai corpi ma percepito anche con gran finezza di scrittura nel costruire e caratterizzare le sue protagoniste in modo da spogliarle da qualsiasi visione precostruita. Lou e Jackie sono vere, credibili nella loro relazione che a poco a poco sprofonda nella tossicità, ma allo stesso tempo seguono un’escalation grottesca che le rende perfetti personaggi di un racconto pulp.
Quella che inizia come una love story passionale si trasforma presto in un crime cruentissimo in cui il personaggio interpretato da Ed Harris è un villain da manuale, ma Rose Glass non si fa mancare neanche la componente horror/fantasy implementata dalla dipendenza da steroidi di Jackie che la porta a imprevedibili trip psicotropi-allucinatori in cui fa capolino l’ombra del monster-movie.
Se Katy O’Brian, come su detto, è la vera scoperta di Love Lies Bleeding, convince al 100% anche l’interpretazione di Kristen Stewart, ormai ampiamente entrata nel cerchio del talento dopo troppe prove mediocri di inizio carriera. É interessante notare come il personaggio di Lou abbia una visione maschile sulla vita (ha perfino il nome di suo padre, Lou Sr.!) ma ha sviluppato un legame particolare con sua sorella Beth (interpretata da Jena Malone) e abbia una concezione completamente negativa dell’universo maschile, rappresentato nella sua bolla di conoscenze solo da elementi criminali o inetti, come suo cognato JJ interpretato da Dave Franco.
Citando apertamente Thelma & Louise di Ridley Scott, Rose Glass gestisce bene il mix di generi di cui Love Lies Bleeding si compone trovando quel compromesso con il cinema d’intrattenimento puro che sempre più spesso riscontriamo nelle produzioni A24. Al netto di qualche sbavatura e inutile eccesso estetico, soprattutto nell’ultimo atto, Love Lies Bleeding convince e diverte con una storia queer che ha una forte personalità e tutte le carte in regola per diventare un cult.
Roberto Giacomelli
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