Megalopolis, la recensione del discusso film di Francis Ford Coppola

Presentato al Festival di Cannes 2024 tra la perplessità del pubblico e una netta divisione polarizzata della critica, che l’ha applaudito o ferocemente stroncato, Megalopolis è forse il film più anomalo all’interno della carriera del grande Francis Ford Coppola. Ma non si tratta solamente di un film “strano”, perché il suo essere “anomalia” si traduce in primis nel percorso produttivo che ha dovuto affrontare e all’ostruzionismo che Hollywood gli ha dimostrato, al punto tale che è stata scagliata un’enorme macchina del fango sull’opera. Lo scopo? Creare ad arte un sentimento negativo attorno al suo essere, strategicamente diffuso ancor prima che il film raggiungesse lo schermo dei cinema. Un po’ come è successo quasi contemporaneamente per il cugino di sorte Joker: Folie à deux di Todd Phillips.
Non nascondo che mi sarebbe piaciuto stare qui a difendere a spada tratta Megalopolis (come stanno facendo alcuni colleghi), una vittima del potere delle majors, incompresa opera tranchant che si pone a simbolo della “rinascita”. Davvero ero predisposto a muovermi in quella direzione prima che le luci della sala si spegnessero, eppure devo andare contro ogni mia aspettativa e ammettere mestamente che il pubblico perplesso aveva un motivo per esserlo e la critica più feroce non stava poi così esagerando, perché Megalopolis è un film brutto.
La città di New Rome si trova nel momento più basso della sua esistenza e l’architetto progressista Cesar Catilina ha un piano utopistico per farla rinascere dalle sue ceneri, grazie all’impiego di un materiale rivoluzionario di sua scoperta, il megalon. Il sindaco Franklyn Cicero, però, si oppone fermamente al piano edilizio presentato da Cesar ed è ovviamente contrario anche all’amore tra sua figlia Julia e l’architetto, che vorrebbero convolare a nozze. Ma contro Cesar c’è anche suo cugino Clodio Pulcher, che vorrebbe gettarsi in politica ed ereditare l’impero finanziario dello zio Hamilton Crassus III.
Le cronache da set ci informano che Francis Ford Coppola aveva cominciato a pensare a Megalopolis addirittura nel 1979, quando stava girando Apocalypse Now e nel 1983 era già all’opera sulla sceneggiatura che, programmaticamente, veniva rifiutata dagli Studios, a braccetto con l’andamento discendente del successo al botteghino che i suoi film stavano riscuotendo, almeno fino al grande successo del magnifico Dracula di Bram Stoker e de L’uomo della pioggia.
Eppure, Megalopolis continuava a non convincere nessun produttore e il nuovo flop con Un’altra giovinezza ha portato Coppola a pensare da cineasta indipendente concentrando sulle spalle della sua American Zoetrope i suoi film successivi, compreso Megalopolis. Ma un conto sono i drammi intimistici di Tetro – Segreti di famiglia e il minimalismo arty dell’horror Twixt, un altro l’ambiziosissimo dramma fantascientifico Megalopolis che sembra trasporre The Shape of Things to Come di H.G. Wells. I 120 milioni di dollari investiti personalmente da Coppola (si dice grazie ai ricavi della sua azienda vinicola in Toscana) non sono palesemente adeguati a dar vita al complesso incubo visionario dell’autore, che non ha pensato di ridimensionare la portata da kolossal del suo film andando incontro a un risultato decisamente mediocre e visivamente kitsch.
Megalopolis è un film pensato nell’epoca analogica e destinato ad essere eseguito in quel modo, con tutte le costosissime conseguenze del caso. Realizzato nel 2024, con un budget non adeguato e le conseguenti tecnologie digitali genera un qualche cosa di anacronistico, opprimente nella sua artificiosità, sepolto da green screen onnipresenti e una fotografia interamente virata in giallo in post-produzione, neanche che New Rome fosse locata in Messico secondo l’immaginario visivo dominate! E fa strano vedere un film che prende il titolo da una città, in cui la città stessa è un personaggio chiave, sacrificato quasi interamente in interni o in esterni ricostruiti palesemente in studio.
Ma non è solo l’aspetto visivo a non convincere in Magalopolis perché la vera martellata sui denti arriva nella scrittura, così fitta e confusa, incapace di sviluppare la dimensione drammatica oltre che di trovare una strada per raccontare i suoi personaggi, per renderli un minimo interessanti. Piuttosto si susseguono troppi luoghi comuni, a cominciare dall’urlatissimo parallelismo con l’Antica Roma e l’odierno decadimento della civiltà. Ma se Megalopolis si fosse limitato a percorrere la via della metafora per raccontare come la politica, la finanza e i media – quindi i protagonisti del Potere – ostacolano il progresso utopistico di un visionario (tra l’altro creando un parallelismo con la stessa storia produttiva del film e del suo autore), il materiale sarebbe stato più che interessante; però Coppola sente la necessità di ribadire continuamente il senso dell’opera affidandosi a una voce narrate e a frequenti “spiegoni” che ci tengono a puntualizzare quando si sta guardando. E lo sappiamo bene, a spiegare una barzelletta si perde tutto il divertimento.
Nell’affollato pantheon famigliare che costruisce il parco di personaggi di Megalopolis si fatica davvero tanto a trovare un minimo di empatia con qualsiasi di loro. Non oseremmo mai avvicinarci emotivamente al viscido villain interpretato da uno Shia LaBeouf ridicolmente gigione, ma neanche il protagonista con il volto di Adam Driver riesce mai a conquistare, a mostrare un minimo di carisma, intrappolato nelle sue astruse idee di utopia e impegnato a sviluppare i suoi super-poteri nati dalla manipolazione del megalon.
Si arriva alla fine della visione di Megalopolis affaticati, annoiati, inevitabilmente confusi, probabilmente irritati per aver assistito a un guazzabuglio di idee che sembrano non aver trovato su schermo una forma compiuta. Il film di Coppola mette seriamente in difficoltà perché dispiace dover ammettere la sua non riuscita, soprattutto se si pensa che quest’opera è il sogno di una vita, il compimento di un percorso iniziato 45 anni fa e portato a termine da un grande Maestro del Cinema. Ma davanti a tale disastro è difficile trovare giustificazioni: si potevano seguire tante strade per raccontare quel sottile filo che separa l’utopia dalla distopia e Coppola ha scelto proprio la peggiore.
Megalopolis arriva nei cinema italiani dal 16 ottobre distribuito da Eagle Pictures dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma come evento di pre-apertura il 14 ottobre.
Roberto Giacomelli
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