Misteri Dal Profondo – The Gorge, la recensione

Misteri Dal Profondo – The Gorge è il nuovo film diretto dal talentuoso veterano dell’horror Scott Derrickson (Hellraiser 5: Inferno, The Exorcism of Emily Rose, Sinister, Doctor Strange, Black Phone) e sceneggiato da Zach Dean. La pellicola è stata distribuita su Apple TV+, ed è diventata il miglior debutto di sempre per la piattaforma.

La trama vede protagonisti Levi (Miles Teller) e Drasa (Anya Taylor-Joy), due cecchini (lui americano, lei lituana) incaricati segretamente di sorvegliare, ciascuno su una sponda opposta, una gola inquietante e nebbiosa, in un luogo a loro sconosciuto, con il compito di impedire a qualsiasi cosa si trovi lì sotto di salire in superficie. I due, che presto troveranno l’anima gemella l’uno nell’altra, a causa di un incidente finiranno all’interno del canyon, scoprendo un segreto terrificante che potrebbe mettere a rischio l’intera umanità.

Con The Gorge, Derrickson si allontana dalle atmosfere lugubri e angoscianti dei suoi lavori più celebri, confezionando un action fantascientifico dotato di una spiccata componente romantica. La prima parte, dove si costruisce il rapporto amoroso tra i due protagonisti, funziona molto bene: Miles Teller (Whiplash, Trafficanti, Top Gun: Maverick) e Anya Taylor-Joy (The Witch, Split, Ultima Notte a Soho, Furiosa: A Mad Max Saga) hanno un’ottima alchimia e i momenti in cui interagiscono a distanza, con una buona sezione del film praticamente muta, sono davvero dolci e divertenti. Sono entrambi personaggi solitari e malinconici, che si trovano subito in sintonia nonostante l’iniziale lontananza che li separa. Il loro rapporto si sviluppa in maniera forse troppo repentina, ma risulta credibile grazie alla bravura dei due interpreti. Teller è sempre perfetto nei panni di personaggi granitici dal cuore d’oro, mentre la Taylor-Joy è dotata di un magnetismo e un fascino che impreziosiscono ogni scena in cui appare. Ottimo anche l’uso delle canzoni pop, che conferiscono ancora più tenerezza alle interazioni tra i due.

La prima metà fa anche un ottimo lavoro nel costruire bene l’atmosfera e il mistero intorno alla gola. Nei film di Derrickson è spesso presente una forte componente “investigativa”, un mistero da svelare, e anche qui il regista riesce a catturare l’attenzione e a suscitare curiosità riguardo la natura dell’immenso e sinistro canyon.

La cura estetica nei lavori di questo filmmaker è sempre impeccabile e The Gorge non fa eccezione. La fotografia di Dan Laustsen è ottima, così come le scene d’azione, gli effetti speciali e alcune panoramiche sulla gola davvero maestose e spettacolari.

La seconda parte, dove vengono svelati i vari segreti e il lato horror/fantascientifico comincia a farla da padrone, è sempre godibile ma risulta meno appassionante e perde un po’ di fascino. Il mistero sull’identità della gola può far pensare, in apparenza, ad una minaccia di proporzioni “lovecraftiane”, ma rischia di deludere chi si aspetta qualcosa di veramente grosso e sconvolgente. Derrickson attinge da opere come Resident Evil e Overlord, con un pizzico di Silent Hill, e il film prende una piega piuttosto derivativa e prevedibile. Anche la risoluzione finale appare troppo frettolosa, e gli effetti digitali (soprattutto le esplosioni) sono un po’ altalenanti. Comunque ci si diverte, tra sequenze d’azione coinvolgenti, creature grottesche (che sembrano uscite dalla ciurma di Davy Jones), combattimenti dinamici e idee visive d’impatto. C’è anche Sigourney Weaver, che regala un po’ di carisma ad un personaggio altrimenti piattissimo.

Menzione speciale per l’ottima colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross (The Social Network, Soul, Challengers), l’ennesimo, adrenalinico lavoro di questo duo di compositori sempre più affermato.

Misteri Dal Profondo – The Gorge non è uno dei migliori film di Scott Derrickson (che quest’anno aspettiamo al varco anche col sequel di Black Phone), ma è senz’altro un prodotto molto piacevole e ideale per una serata disimpegnata, con birra e popcorn alla mano!

Riccardo Farina

PRO CONTRO
  • L’ottima alchimia tra i due protagonisti.
  • Il senso di mistero che pervade la prima parte.
  • La cura estetica sempre impeccabile nei lavori di Derrickson.
  • La colonna sonora.
  • La seconda parte, seppur godibile, non è all’altezza della prima e potrebbe deludere.
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