Opus – Venera la tua stella, la recensione

Il mondo del cinema, e in particolare il mondo del cinema fanta/horror e thriller, sta attraversando un curioso momento in cui al centro della riflessione pone lo star system, cercando di cogliere dall’interno malumori e disillusioni di un mondo fatto di lustrini, sorrisi e successo e spesso costretto a mostrarsi per quello che non è. Se in The Substance una ex-diva del grande e piccolo schermo fa di tutto per tornare alla ribalta, in Trap di M. Night Shyamalan una pop-star diventa un’eroina contro un serial killer e in Smile 2 è perseguitata da una maledizione. Ogni opera ci suggerisce che è facile diventare vittime della propria celebrità, cosa che accade anche al cantante e performer Alfred Moretti, divo assoluto degli anni ’90 e poi scomparso dalle scene per trent’anni, fino alla sua misteriosa ricomparsa pronta a trasformarsi in un evento, come ci viene raccontato nel thriller/horror della A24 Opus – Venera la tua stella.

Con la sua musica, il suo stile e gli eventi sold out di cui era protagonista, Alfred Moretti è stato uno dei grandi protagonisti della sfera musicale internazionale degli anni ’90. Poi il cantante e performer si è ritirato a vita privata, fino all’annuncio del suo ritorno, trent’anni dopo, con un nuovo album e un tour. Per documentare in maniera più accurata possibile questo inaspettato ritorno, l’artista invita nella sua proprietà – un ranch isolato in una zona desertica dell’Oregon – un gruppo ristretto e selezionatissimo di giornalisti, esperti di musica e influencer che non solo potranno ascoltare in anteprima esclusiva l’album, ma saranno ospiti di Moretti vivendo al suo fianco. Tra gli invitati c’è Ariel, una giovane giornalista di una nota rivista di spettacolo, che accompagnerà il suo direttore Stan. Ma appena mettono piede nel ranch di Moretti, Ariel nota subito che c’è qualcosa di sinistro: gli smartphone non sono permessi, ognuno di loro avrà un assistente personale che però sembra più un guardiano che li sorveglia 24 ore su 24, e nella tenuta vive una vera e propria comunità di cui Moretti è leader, come se fosse il guru di un’inquietante setta.

Prendete alcune suggestioni di Get Out – Scappa e Midsommar – Il villaggio dei dannati, inseritele in una struttura che ricorda il poco riuscito Blink Twice e aggiungete elementi e atmosfere di The Menu. Opus – Venera la tua stella sicuramente non è un film originale, anzi cerca appositamente di rievocare alla mente dello spettatore esperto altre opere del recente passato che hanno lasciato il segno nel panorama dell’indie/horror d’autore. Così come anche la figura del carismatico Alfred Moretti – pop star e santone – è il risultato di un accorto mix di figure realmente esistite e legate al mondo delle sette. Come Charles Manson è “solo” un mandante e soprattutto è inserito nel contesto musicale (anche se Moretti, al contrario di Manson, è riuscito a sfondare) scontrandosi anche con la cattiveria di chi vi lavora; come Jim Jones ha dato vita a Jonestown e alla setta nota Tempio del Popolo, così Moretti ha creato una comunità agricola indipendente e un movimento religioso, i Livellisti, compreso un macabro epilogo che sembra muoversi proprio in direzione “massacro della Guyana”; numerosi i riferimenti anche a Osho e alla sua comunità, soprattutto per il carisma new age e lo stile di vita votato alla discrezione ma costellato dall’opulenza.

Insomma, il regista e sceneggiatore Mark Anthony Green, qui al suo esordio in un lungometraggio, si è decisamente divertito a costruire un puzzle di riferimenti che non ha risparmiato neanche l’ambiente che meglio conosce, quello del giornalismo, visto che lui stesso ha lavorato per diversi anni nella redazione di GQ. E allora, in una sorta di innesto autobiografico, il punto di vista sulla vicenda è quello di una giovane giornalista di una rivista che in effetti con GQ ha molto in comune e se lei è ancora giovane e innocente, il suo settore rappresentato da diversi altri personaggi, è l’esatto contrario, formato da squali, stronzi ed edonisti. Sono loro, infatti, ratti purulenti che si nutrono della vita altrui – come nell’inquietante spettacolo di marionette con Billie Holiday – ad essere il punto di partenza e il fine ultimo di tutto l’intreccio, la miccia che porterà alla catastrofe.

Mark Anthony Green costruisce la narrazione di Opus disvelando un poco alla volta i misteri e trasformando la sua protagonista, interpretata dalla Ayo Edebiri di The Bear, in una vera e propria investigatrice da giallo mentre attorno a lei la gente muore o finisce vittima di strani “incidenti”. Così facendo, l’attenzione dello spettatore è sempre alta, l’interesse è crescente e la scelta di creare un’escalation da film horror con morti truculente e spettacolari fa guadagnare al film un’identità di genere che gli conferisce una maggiore forza.

Ma il vero fiore all’occhiello di Opus è lui, la star, Alfred Moretti, a cui un ritrovato John Malkovich dona carisma e fisicità, un bizzarro performer a metà tra Elton John, Madonna e Michael Jackson ma con un pizzico di pacata inquietudine. Malkovich è la vera anima del film e canta personalmente anche le canzoni del suo personaggio, firmate da The-Dream e Nile Rodgers.

Non parliamo di un film memorabile, anzi il suo essere così derivativo rischia anche di minarne il ricordo e la riconoscibilità nel tempo, ma Opus – Venera la tua stella è comunque un prodotto sfizioso, confezionato con la perizia un po’ arty caratteristica dei prodotti A24, e capace di intrattenere e perfino stupire con alcune esplosioni di violenza e virate horror che non ci saremmo inizialmente aspettati.

Opus – Venera la tua stella arriva nei cinema italiani il 27 marzo 2025 distribuito da I Wonder Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ha molto ritmo e un gran senso dell’intrattenimento.
  • L’inaspettata svolta horror.
  • John Malkovich e il suo bizzarro personaggio.
  • È molto derivativo e nel suo voler omaggiare qua e là rischia di non avere una sua identità.
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