Pacific Fear, Escape the Field ed Escape: tre film di sopravvivenza arrivati in DVD grazie a Blue Swan Entertainment

C’è una parola chiave che potrebbe descrivere e raggruppare in un unico insieme alcune delle più recenti uscite home video a marchio Blue Swan Entertainment e questa è senza ombra di dubbio: sopravvivenza. Nelle scorse settimane, infatti, la label ha rilasciato sul mercato – purtroppo solamente in edizione DVD – tre piccoli film che declinano il survival movie a tre generi cinematografici differenti ma complementari al tempo stesso: l’horror, il thriller e l’action. Vi parliamo di Pacific Fear – Sopravvivi ad ogni costo diretto dal belga Jacques Kluger, di Escape the Field di Emerson Moore e dell’adrenalinico Escape di Howard J. Ford. Tre visioni non troppo entusiasmanti e tutte piuttosto derivative ma, come spesso ci troviamo a constatare quando parliamo dei rilasci a marchio Blue Swan, anche tre piccoli film capaci di riservare qualche sorpresa nonostante la qualità generale non sia troppo esaltante.

Pacific Fear – Sopravvivi ad ogni costo.

Non si giudica un libro dalla copertina, lo sappiamo tutti, e lo stesso dovrebbe valere anche per i film. Si, perché se ci venisse chiesto di provare ad immaginare Pacific Fear – Sopravvivi ad ogni costo basandosi solamente sul titolo ci verrebbe senz’altro da immaginare un brutto mokbuster nato sull’orma dell’istant-cult di Del Toro Pacific Rim. E invece, fortunatamente per noi, questo film co-scritto e diretto da Jacques Kluger (già regista del poco memorabile Play or Die – Gioca o muori) non è assolutamente un’operazione da strapazzo che cerca di accodarsi al successo commerciale generato da qualcun altro.

Pur considerando la poca originalità che ammanta l’intera narrazione, Pacific Fear – Sopravvivi ad ogni costo è un dignitosissimo survival movie di produzione francese che prende in prestito suggestioni un po’ da ogni dove per poterle fare proprie all’insegna di un film che prova ad inseguire persino una sua originalità. Aspettatevi perciò similitudini con film cult come Le colline hanno gli occhi (più nella rilettura di Aja che quella originale di Craven), L’occhio nel triangolo di Ken Wiederhorn o il più recente e forse non del tutto dimenticato Chernobyl Diaries di Bradley Parker.

Quattro amiche con la passione smisurata per il surf si recano su un’isola abbandonata nella Polinesia Francese per vivere una vacanza da sogno e cavalcare le giuste onde per assaporare un po’ di sana adrenalina sportiva. Quello che di primo acchito sembra essere un autentico paradiso del surf si rivela presto, al contrario, un vero inferno quando le ragazze scoprono che quell’isola non è assolutamente disabitata come sembra.

Pur potendo contare su una confezione molto buona impreziosita sicuramente da scenari naturali mozzafiato che fanno da antitesi all’orrore che si consumerà nell’ultimo atto del film, il problema più grande di Pacific Fear – Sopravvivi ad ogni costo è quello di non riuscire a sopravvivere nella memoria dello spettatore troppo a lungo, lasciandosi perciò dimenticare rapidamente a causa di una poca incisività su tutta la linea.

Escape the Field.

Nel 1997 usciva in sala un piccolissimo film canadese che sapeva mescolare abilmente le carte dell’horror con quelle sci-fi per dare vita ad un film criptico, minimale e fortemente autoriale, uno di quei film così tanto avanti che oggi sarebbe stato al passo con i tempi ma a fine anni ‘90 si presentava davvero come una rara mosca bianca. Parliamo del bellissimo Cube – Il cubo di Vincenzo Natali, un film che nel suo piccolo – facendosi esempio di ottimo cinema a basso budget – ha segnato fortemente il genere dando vita in un primo momento ad una serie inquantificabile di emuli e poi, di conseguenza, ad un vero sottofilone cinematografico. In tanti lo hanno copiato, altri lo hanno semplicemente preso come intelligente reference (uno a caso, l’altrettanto fortunato Saw di James Wan), fatto sta che Cube – Il cubo continua ad influenzare fortemente anche le produzioni più recenti e se nel 2019 Netflix ci ha proposto Il buco di Galder Gaztelu-Urrutia che saccheggia il film di Natali senza alcuna vergogna, nel 2022 esce l’ennesima variante sul tema che dimostra d’aver colto la lezione di Cube solo nella forma ma non nel contenuto. Parliamo di Escape the Field, l’opera prima di Emerson Moore che potrebbe essere banalmente liquidato come: Cube in un campo di grano.

Sei estranei si risvegliano all’interno di un campo di granturco, sono disorientati e nessuno di loro si ricorda come sia finito lì dentro. Ognuno ha con sé un oggetto che sembra essere più importante della sua funzione primaria: una bussola, una bottiglia d’acqua, una pistola, un solo proiettile etc. Per riuscire a scappare da quel campo di mais che sembra essere senza fine ed è disseminato di trappole mortali, i sei estranei dovranno trovare il modo di tenere a bada il panico, collaborare e fidarsi l’uno dell’altro.

A differenza del film di Natali che parte con il botto (con un’intro che è capace di lasciare a bocca aperta persino oggi) e riesce a mantenere costante il mistero così come la curiosità dello spettatore, Escape the Field parte in modo corretto ma si smonta rapidamente per strada, perdendo di interesse a mano a mano che il mistero si infittisce e viene poi parzialmente svelato.

Escape.

Mettiamo da parte le suggestioni da horror o da thriller tout-court per tuffarci all’interno del terzo ed ultimo titolo di questo lotto, Escape diretto da Howard J. Ford, ovvero un action dalle sfumature pulp tutto al femminile e che si focalizza su una storia raccontata al cinema almeno mezzo milione di volte: giovani e belle turiste adescate in vacanza per finire all’interno del marcio mondo del traffico di esseri umani.

Non si contano le volte che una storia del genere è stata raccontata in un film, soprattutto a seguito dell’enorme successo arrivato nel 2008 con l’ormai iconico Io vi troverò diretto da Pierre Morel. Affondando le mani all’interno di un tema sul quale si è detto tutto e di più e provando ad attingere da quell’immaginario visivo super-pop di Revenge diretto da Coralie Fargeat (baste vedere la locandina di questo Escape per avere tutto subito chiaro), questo diretto da Howard J. Ford è un film poverello che si regge in equilibrio su quella linea di demarcazione molto sottile tra cinema low budget e film amatoriale.

Quella che doveva essere una vacanza relax in un luogo paradisiaco bagnato dall’oceano, si trasforma per Karla e Lucy in un vero incubo ad occhi aperti quando le due amiche vengono adescate e rapite da alcuni loschi individui. Quando le due sfortunate rinvengono, si trovano chiuse all’interno di una prigione nel cuore del deserto e in compagnia di altre otto ragazze una più bella dell’altra. Karla e Lucy sono finite in una rete di trafficanti di esseri umani e adesso, se non vogliono diventare delle schiave del sesso, dovranno far squadra con le altre otto malcapitate e trovare un modo di uscire di prigione e fuggire da quel manipolo di sadici aguzzini.

Diciamo subito che se Escape fosse stato realizzato con i giusti mezzi e con un budget adeguato, sarebbe potuto venir fuori un film d’exploitation abbastanza piacevole e persino sufficientemente coatto. Perché si, quando affronti un tema del genere ed hai come reference il film di Morel e quello della Fargeat il gioco è praticamente fatto. Purtroppo, però Escape è un film privo del senso della misura e chiaramente ambisce ad essere ciò a cui non potrà mai neppure somigliare. La povertà produttiva si fa sentire su tutta la linea, dal cast risibile ad una messa in scena generale davvero tanto squallida, con scene action esageratamente goffe e qualche punta di splatter lanciata nella baraonda senza una vera ragione precisa.

Solo per gli irriducibili fan dei film con le belle bionde che lottano.

Le edizioni DVD edite da Blue Swan Entertainment.

Quando parliamo delle nuove uscite a marchio Blue Swan Entertainment, ormai, andiamo a fasi alternate: o ci troviamo a parlare delle bellissime edizioni da collezione blu-ray (come nel caso di When Evil Lurks e In a Violent Nature) oppure delle basiche edizioni DVD che sembrano rilasciate sul mercato più che altro per dovere.

I tre film di questo lotto, purtroppo, appartengono al secondo insieme e dunque chiedono allo spettatore/acquirente di accontentarsi di un Digital Versatile Disc che non offre null’altro al di fuori del film stesso. Questo significa edizioni DVD molto semplici, potremmo dire proprio di sopravvivenza per rimanere in tema, prive di qualsiasi contenuto extra che possa essere anche solamente il trailer del film.

Anche tecnicamente si rivelano DVD abbastanza spartani che non ripongono un’eccessiva cura nella qualità audio/video. Con questo non vogliamo certo dire che siano prodotti scadenti, assolutamente no, ma non aspettatevi un supporto particolarmente curato o che sfrutti al massimo le, comunque, ridotte capacità di un DVD.

Ma se siete degli acquirenti regolari dei prodotti a marchio Blue Swan, sapete già di cosa stiamo parlando: quando la label non si avventura in prodotti di Fascia A in cui evidentemente crede (come nei casi dei due horror editati in alta definizione e che abbiamo già citato), si limita a far esistere sul nostro mercato certi titoli che, molto probabilmente, non sarebbero mai arrivati per mano di altri distributori. E questo è già un valido motivo per sostenere l’operato dell’etichetta.

Giuliano Giacomelli

PACIFIC FEAR – SOPRAVVIVI AD OGNI COSTO di Jacques Kluger

Label: Blue Swan Entertainment e Eagle Pictures

Formato: DVD

Video: 2.39:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Originale Dolby Digital 5.1

Sottotitoli: Italiano

Extra: Non presenti

ESCAPE THE FIELD di Emerson Moore

Label: Blue Swan Entertainment e Eagle Pictures

Formato: DVD

Video: 2.35:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Originale Dolby Digital 5.1

Sottotitoli: Italiano

Extra: Non presenti

ESCAPE THE FIELD di Howard J. Ford

Label: Blue Swan Entertainment e Eagle Pictures

Formato: DVD

Video: 1.85:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Originale Dolby Digital 5.1

Sottotitoli: Italiano

Extra: Non presenti

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