Ranma ½: il reboot giusto al momento giusto!

Rumiko Takahashi, “la regina dei manga”, di certo non ha scalato le classifiche dei fumettisti più ricchi di tutti i tempi, piazzandosi in mezzo a maestri del calibro di Akira Toriyama e Eiichiro Odaa, grazie agli occhioni languidi e alle sventurate eroine del genere shôjo. Piuttosto il suo genio ha dato vita a opere che, ancora nel 2025, rimangono insuperate per la versatilità dei generi e soprattutto per la compresenza di toni narrativi molto diversi tra loro. Dal suo calamaio sono usciti gli immortali Maison Ikkoku, Lamù, Inuyasha e, soprattutto, il fenomenale Ranma ½; proprio quest’ultimo è il soggetto del reboot di dodici episodi pubblicato settimanalmente da Netflix a partire dallo scorso 5 ottobre e che si è concluso il 21 dicembre.

Ripassiamone insieme la trama.

Il bonario Sound Tendo aspetta con trepidazione che il suo migliore amico Genma Saotome, che non vede da quasi vent’anni, arrivi dalla Cina assieme al figlio Ranma. I due vecchi compari e maestri di arti marziali, infatti, si erano tenuti in contatto e avevano deciso di legare le due famiglie facendo sposare Ranma con una delle tre figlie di casa Tendo; al giovane, quindi, resta solo l’imbarazzo della scelta tra la dolce Kasumi (sogno di qualsiasi maschio-etero-basic), l’indolente Nabiki e la bellicosa Akane. Le tre fanciulle non sembrano essere d’accordo, ma proprio il giorno in cui viene rivelata loro l’inconsueta notizia si ritrovano davanti la porta un panda gigante e una fanciulla che dice di essere Ranma Saotome.

Dopo lo stupore generale le ragazze accolgono benevolmente i nuovi ospiti e li invitano a farsi un bagno; ma quando Akane raggiunge la fanciulla nella stanza dei lavacri si imbatte in… un ragazzo! Scopriamo così che durante il loro viaggio in Cina, Ranma, un ragazzo appunto, e suo padre sono andati ad allenarsi in un luogo pieno di fonti maledette; in ciascuna pozza d’acqua è annegato un diverso esemplare del regno animale (compreso l’Homo Sapiens) e chiunque vi caschi si trasforma in esso con l’acqua fredda e ritorna nelle proprie fattezze con l’acqua calda.

Dopo lo sconcerto generale, i due vecchi amici decidono comunque di far sposare i loro figli; Kasumi e Nabiki, sfruttando la situazione, riescono a “incastrare” quel maschiaccio misandrico di Akane con Ranma, un gender fluid ante litteram in pratica.

I due non sembrano andare per niente d’accordo ma danno inizio a una delle coppie più “shippate” ed esasperanti degli anime. Infatti Akane, nonostante abbia la leggiadria di Ken il Guerriero, deve destreggiarsi fra mille spasimanti che in ogni puntata cercano di conquistare il suo cuore in modi abbastanza molesti; Ranma non è da meno con le sue ammiratrici femminili, tanto che i due in ogni puntata si ritrovano in una Temptation Island al contrario: tra un battibecco e l’altro devono allearsi per sbolognare i vari “tentatori”, curiosamente sempre esperti in tutte le attività motorie possibili e immaginabili, e talvolta anch’essi vittime delle fonti maledette.

La trama, quindi, è strutturata come quella di un normale battle shonen (nemico all’orizzonte-allenamento-vittoria-nuovo nemico all’orizzonte) dai risvolti comici che si incastra in una cornice romance; questa struttura poliedrica è il marchio di fabbrica della Takahashi ma ancor di più lo è l’iconicità dei suoi personaggi. Non per niente Ranma ½ è considerato il capolavoro della mangaka: la caterva di “soggetti” che i due protagonisti incontrano sono un mix di stramberia e doti incredibili. In questa prima stagione ad esempio incontriamo Tatewaki Kuno, il campione di kendo più ricco e più scemo della città e sua sorella Kodachi, melodrammatica campionessa di ginnastica ritmica; ad essi si aggiunge lo sfortunato Ryoga Hibiki, dalla forza erculea ma totalmente privo di senso di orientamento, che a contatto con l’acqua fredda si trasforma in adorabile animaletto; in ultimo incontriamo Shampoo, una guerriera cinese che diventerà una delle stalker più fedeli di Ranma.

Nel 1987 questo mosaico di individui eccentrici e situazioni assurde era stato pensato come una parodia del genere shonen ma oggi più che mai si percepisce tantissimo la satira sociale sui ruoli di genere. Il protagonista, che ha la personalità media di tutti gli eroi dei rudi anni ’80, prova molta repulsione per il proprio corpo femminile, ma paradossalmente si ritrova a dover “combattere di più” quando indossa i panni femminili e quindi deve destreggiarsi fra attenzioni non richieste, equivoci e rivali femminili davvero aggressive. L’ironia della Sorte continua col fatto che lui, pur lamentandosi della propria “castrazione”, è attratto da Akane che è l’incarnazione perfetta dello Strong Female Character; aggiungiamo poi il fatto che tutti i vari e le varie competitor hanno il loro bagaglio di stereotipi di genere e forse abbiamo un’idea dell’attualità della serie, nonché della grandezza della Takahashi.

Questo nuovo reboot dello studio MAPPA (Chainsaw man, Vinland Saga, L’attacco dei Giganti) è molto fedele al manga: ne ricalca all’impronta i dialoghi, le scene scollacciate e soprattutto lo stile grafico dell’autrice, caratterizzato da volti interscambiabili, corpi longilinei e colorazione intensa ma sfaccettata. La somiglianza al prodotto originale, tanto cara in quest’ultimo decennio di reboot e live action, nulla toglie alla vecchia serie del 1989 dello Studio Deen in cui i filler si sprecavano, l’animazione era più corposa e gli occhi più sbrillucciccanti.

Piuttosto le stonature fra le due produzioni consistono nella qualità del doppiaggio – nella vecchia serie lavorarono il fior fiore dei doppiatori italiani, compreso il grandissimo Massimiliano Alto – e nella caratterizzazione di Akane, resa un’acida insopportabile proprio dalle scene riempitive dello Studio Deen.

Aspettando dunque la seconda stagione, diamo il nostro “Ok” a questa nuova e frizzante trasposizione.

Ilaria Condemi de Felice

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