Saturday Night, la recensione
L’11 ottobre 1975, alle 11.30 p.m., si stava per fare la storia della televisione e della comicità americana perché andava per la prima volta in onda il Saturday Night Live. Oggi conosciamo il SNL come il più celebre sketch show della tv statunitense che lanciò il più grandi talenti della comicità a stelle e strisce, ancora oggi in onda dopo ben 50 stagioni distinguendosi come uno dei più longevi programmi della tv americana. Ma lo sapete che quel sabato notte di 49 anni fa il Saturday Night Live ha seriamente rischiato di non andare in onda? Ce lo racconta Jason Reitman nell’incredibile cronaca di un backstage in Saturday Night, film che ci mostra in tempo reale cosa è accaduto negli studi della NBC durante il 90 minuti che hanno preceduto la diretta della prima puntata del programma.
Il giovane produttore e autore Lorne Michaels arriva con un paio d’ore d’anticipo negli studi della NBC insieme al suo amico e collega Dick Ebersol: quella sera dovrà esordire il Saturday Night Live, il loro programma di satira politica e di costume. A poco a poco iniziano ad arrivare i comici che compongono il cast, i membri della troupe e i soci di Michaels ed Ebersol, tra i quali Rosie Shuster che con Michael ha una relazione sentimentale. Mancano solo 90 minuti alla diretta ma tutto va male, dalle prove tecniche a quelle artistiche, con incidenti a catena e l’ego degli artisti che rischia di far saltare la serata. Più passano i minuti, più Lorne e Dick iniziano a convincersi che il fin troppo semplice via libera al loro show sia nato dalla consapevolezza che sarebbe fallito tutto prima di iniziare, tanto che il dirigente David Tebet sta loro col fiato sul collo pronto a mandare in onda una replica del programma di Johnny Carson.
Anche se nel 1975 Jason Reitman non era ancora nato, il mito del SNL è ben intriso nel suo DNA dal momento che suo padre Ivan dall’ambiente del Saturday Night ha preso alcuni dei suoi più grandi amici e collaboratori, come Dan Aykroyd, Bill Murray, John Belushi e John Candy. E l’abilità di Reitman Jr. e del suo fido collaboratore Gil Kenan, qui co-sceneggiatore e co-produttore, è di ricostruire con maniacalità e tanto divertimento quell’ambiente che ha dato i natali ai più grandi comici americani degli ultimi cinquant’anni. Perché Saturday Night è davvero una fotografia di quell’epoca, di quei volti, di quell’ambiente selvaggio e privo di qualsiasi controllo e non si tratta solo di ricostruire il 1975 attraverso costumi, make-up, scenografia e fotografia (tutti settori che meriterebbero una nomination agli Oscar 2025), ma anche di scegliere i volti giusti per riportare in scena le versioni giovani di quei comici entrati nella leggenda. Infatti, questo film presenta un cast che è praticamente un piccolo miracolo: non c’è nessuno di particolarmente noto ma ogni faccia, ogni sguardo, ogni gesto è praticamente perfetto!
Non è solo una questione di mimesi, anche se il quasi esordiente Matt Wood ha una somiglianza fisica con John Belushi impressionante, ma di studio certosino dietro le movenze e le personalità esuberanti dei talent di allora. Prendiamo Cory Michael Smith, noto soprattutto per il ruolo dell’Enigmista nelle serie tv Gotham, normalmente non somiglierebbe a Chevy Chase, ma vederlo nei suoi panni ci convince di trovarci di fronte al vero Chevy Chase e la stessa cosa potremmo dirla di Jim Henson e Andy Kaufman, entrambi impersonati da Nicolas Braun, o Gilda Radner che è invece interpretata da Ella Hunt. Un lavoro da parte del cast e da parte di Reitman e Kenan che va a completarsi con la caratterizzazione dei personaggi e dei loro “capricci”, dalle manie di protagonismo di Chevy Chase all’essere burbero, quasi intrattabile, di John Belushi, le insicurezze di Dan Aykroyd e i tentativi di tenere il pugno di ferro da parte di Billy Crystal.
Saturday Night si svolge praticamente in tempo reale (c’è perfino un orologio su schermo che di tanto in tanto ci ricorda quanto tempo manca alla diretta) e in questa sua peculiarità trova una cifra narrativa molto forte che ne accentua il ritmo fino all’esasperazione. Si tratta di un film particolarmente adrenalinico, con un montaggio concitato, molta macchina a mano e una fittissima rete di dialoghi che si intrecciano e sovrappongono. Quindi se, come Paul Schrader, avete qualche problema con questo tipo di cinema, sappiate che Saturday Night non è una passeggiata nella comicità americana ma un arduo sentiero di trekking verso la realizzazione di una diretta televisiva. Insomma, pensate a un’opera di Aaron Sorkin, ma molto più coinvolgente.
Vale la pena citare nel cast di Satirday Night anche Gabriel LaBelle, che è stato protagonista per The Fablemans di Spielberg e qui è Lorne Michales, Dylan O’Brien della trilogia Maze Runner che impersona Dan Aykroyd, Cooper Hoffman di Licorice Pizza che è Dick Ebersol, la talentuosa Rachel Sennott di Bottoms e Bodies Bodies Bodies che impersona Rosie Shuster, l’immancabile Willem Dafoe che è lo sfiduciato dirigente della NBC e un grandioso J.K. Simmons nel piccolo ma significativo ruolo del vecchio comico Milton Berle.
Probabilmente non incontrerà più di tanto l’interesse del pubblico italiano per una questione culturale, ma Saturday Night è un gioiello di tecnica, recitazione e messa in scena che ricostruisce una delle avventure più rischiose e leggendarie della storia della comicità televisiva americana.
Il film di Jason Reitman arriverà nei cinema italiani distribuito da Sony Pictures ed Eagle Pictures solo per tre giorni, il 21, 22 e 23 ottobre, dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
Roberto Giacomelli
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