Siano dannati i cartoni animati! Hazbin Hotel, il fenomeno di culto nell’animazione per adulti
La serie animata statunitense Hazbin Hotel su Amazon Prime è stata un vero fenomeno del 2024 tra i ragazzini, i ragazzi e non soltanto. La storia che sta dietro la creazione di questo prodotto è in realtà complessa: è firmata da Vivienne Medrano, un nome molto noto nell’animazione indipendente. Dal lontano 2010 a oggi, Medrano si è fatta strada all’attenzione del pubblico condividendo sketch, webcomic, video musicali e serie animate sul suo canale YouTube Vivziepop e assicurandosi una fetta di pubblico ogni anno più grossa.
Il coinvolgimento attivo dei suoi ammiratori nella produzione delle sue storie è stato in qualche modo l’ingrediente segreto del suo successo, che le ha permesso, nel 2019, di pubblicare online, finanziato dal solo crowdfunding, l’episodio pilota di una serie dal titolo Hazbin Hotel: il successo è stato tale che la casa di produzione A24 (quella di Moonlight e Midsommar, per intenderci) ha deciso di produrle a proprie spese la serie ed è così che, quest’anno, abbiamo visto approdare la sua prima stagione nella piattaforma streaming Prime Video.
Hazbin Hotel – una stagione, per ora, di 8 episodi da 25 minuti circa più il pilot originario su YouTube – si iscrive in quel nobile filone etichettato come “animazione per adulti” che fu tracciato in origine, negli Stati Uniti, da un prodotto come I Simpson e che adesso può vantare diamanti sulla strada come BoJack Horseman o Rick and Morty.
Il character design di Hazbin Hotel, con i suoi personaggi carini e dalle sembianze animali, appare di primo acchito ingannevole: con uno stile un po’ tra la Disney, Cartoon Network e Tim Burton, potrebbe erroneamente spingere qualche genitore a ritenerlo un prodotto adatto per i più piccoli. Ma Hazbin Hotel, pur nella sua apparenza accattivante e colorata, tratta tematiche delicate come l’abuso, le droghe, lo sfruttamento della prostituzione, con un linguaggio che non fa sconti all’utilizzo di parolacce, allusioni sessuali e di una volgarità creativa, allegra.
Il suo target ideale è quello degli adolescenti e dei post-adolescenti, ma è difficile da inquadrare in uno spazio ristretto: in generale, secondo me, il suo vero pubblico è “quegli adulti che sono cresciuti con i film Disney e ora vorrebbero vedere quei temi, quell’immaginario e quel mondo portato a un livello ulteriore, maturo, senza tabù”.
In breve, Hazbin Hotel è una serie di animazione ambientata all’Inferno, che pesca a piene mani nella mitologia giudaico-cristiana – ma anche e soprattutto, nel Paradiso Perduto di John Milton – in una chiave irriverente, profana, grottesca ma insieme toccante e profonda. Una lacrima per ogni risata, come diceva Walt Disney in persona. L’Hazbin Hotel del titolo (a livello fonetico “Has Been Hotel”, l’Hotel degli Estinti) è un luogo creato dalla protagonista Charlie, la giovane figlia di re Lucifero, che ha come ambizione quella di dare una seconda possibilità alle anime dannate dell’Inferno per poter ascendere al Paradiso: il concetto di “detenzione riabilitativa” spinta alla sua versione più estrema. L’idea, nella storia, non piace per niente a molti angeli del Paradiso e, come in un gioco di specchi, anche nella nostra realtà in Italia molti esponenti cattolici di spicco, come l’Associazione Internazionale Esorcisti (non mi sto inventando nulla, giuro) hanno protestato contro Hazbin Hotel per lo stesso motivo, ribadendo il dogma che una delle canzoni più iconiche della serie, tra l’altro, ripete: “l’Inferno è per sempre”.
Perché sì, dimenticavo: tra le molte altre cose, la serie Hazbin Hotel è anche un musical a tutti gli effetti. Ci sono due canzoni a episodio, alcune delle quali, come Veleno (Poison) o L’Inferno è per sempre (Hell is forever) sono diventate già dei cult del genere. Nella versione italiana è stato fatto un ottimo lavoro di adattamento da parte dei nostri professionisti del settore, che ha reso i brani altrettanto belli e accattivanti, proprio come nella migliore tradizione dei film d’animazione cantati, e questo ha contribuito in modo determinante all’enorme successo che il prodotto ha avuto, e sta ancora avendo, in Italia.
Attorno all’hotel del titolo si snodano una serie di personaggi iconici come Angel Dust, la star del porno che per primo accetta di diventare ospite e cavia di Charlie, e Alastor, enigmatica figura attorno a cui si addensano la maggior parte dei misteri tuttora irrisolti della serie cui verrà dato seguito nelle prossime stagioni.
Sebbene la prima impressione che si ha guardando il prodotto è di qualcosa di leggero, di comico, di smitizzante alla Frankenstein Junior o Rocky Horror Picture Show, mano a mano che si va avanti con la storia si verrà sempre più travolti da tematiche toccanti e profonde e da reali dilemmi morali, che sono, come spesso accade, un po’ una metafora del nostro tempo. Naturalmente, gli abitanti dell’Inferno sono “freaks”, esclusi, rappresentano molto bene le nostre minoranze, soprattutto quella LGBTQ+: d’altro canto, alcuni di coloro che nella serie abitano il Paradiso e che, in apparenza, si comportano in maniera altrettanto meschina e crudele, si sentono invece investiti del diritto di giudicarli, di disprezzarli e, addirittura, poterli sterminare in nome dell’ordine cosmico. Come non vedere, pure, un parallelismo tra il Paradiso di Hazbin Hotel e l’Occidente ricco e democratico, e tra l’Inferno e il resto del mondo da esso soggiogato, che cerca salvezza e riscatto e viene però tenuto prigioniero, respinto, quando non soppresso?
Al medesimo tempo, Hazbin Hotel è un prodotto che con disinvoltura risolve anche l’attualissimo, interminabile dibattito tra woke e politicamente scorretto, perché riesce a essere entrambe le cose contemporaneamente: progressista, inclusivo, arcobaleno, e allo stesso tempo quanto più distante dalla definizione di “buonista”. Non dà certezze, pone solo domande a chi, in genere, ritiene di avere già tutte le verità in tasca. Infine, è dannatamente divertente.
Francesca Bulian
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