Archivio tag: Festa del Cinema di Roma 2024
Le donne al balcone, la recensione

Affrontare al cinema nel 2025 temi come il femminicidio, il consenso, la violenza sessuale, lo stupro coniugale, l’aborto, la libertà sessuale femminile è particolarmente complicato non tanto per la delicatezza dei temi, ma per la certezza che qualcuno avrà da ridere. Si tratta di argomenti scottanti, temi boomerang, che possono essere facilmente attaccati tanto da frange femministe estremiste quanto da “sostenitori” del patriarcato o da coloro che fanno guerra al politicamente corretto. Quindi, perché andarsi a infognare in un territorio così ostile a chiunque voglia far arte e intrattenimento manifestando il proprio libero pensiero? Una domanda che dovremmo rivolgere a Noémie Merlant, regista, sceneggiatrice e interprete della horror/comedy Le donne al balcone, che non solo affronta tutti questi temi insieme ma li incastra in un pericolosissimo meccanismo di genere.
Anora, la recensione

Nel cinema di Sean Baker il sesso è una costante imprescindibile. In Starlet (2012) la protagonista è una pornostar, mentre in Red Rocket (2021) il personaggio principale si mantiene proprio intrattenendo relazioni di convenienza con attrici hard. In Un sogno chiamato Florida (2017) la mamma della piccola Moonee sbarca il lunario prostituendosi, così come la protagonista transgender di Tangerine (2015). Ed è ancora una sex worker al centro del nuovo film del regista statunitense, Anora, che arriva nei nostri cinema il 7 novembre con Universal Pictures dopo essere stato presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma e aver vinto la Palma d’Oro al miglior film al Festival de Cannes 2024.
We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo

Negli ultimi mesi abbiamo potuto notare una frequente tendenza cinematografica a infrangere la narrazione cronologica. Solo nelle ultime settimane abbiamo visto Here di Robert Zemeckis, Oh, Canada! di Paul Schrader, Diva Futura di Giulia Steigerwalt e sta per uscire anche Strange Darling di JT Mollner che si fonda proprio sullo scardinamento temporale. Giocare con il tempo, in fin dei conti, è un espediente interessante che può modificare la fruizione di un prodotto, creare sorprese anche nelle storie più semplici e risapute e donare un ritmo più incalzate alla narrazione. L’irlandese John Crowley (Brooklyn, Il cardellino) si inserisce a gamba tesa in questo trend affrontando in maniera particolare il concetto di tempo nel suo We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo.
Emilia Pérez, la recensione

Attenzione, questa recensione presenta degli spoiler!
Fresco fresco di Golden Globe, dove si è portato a casa ben 4 premi (miglior film straniero, miglior film o commedia musicale, miglior attrice non protagonista e miglior canzone), Emilia Pérez di Jaques Audiard (Il profeta, I fratelli Sister) approda oggi, 9 gennaio 2025, nelle sale cinematografiche italiane.
La storia segue la vita di Rita (Zoe Saldana), giovane e brillante avvocato che lavora, sottopagata e sottovalutata, per uno studio legale a Città del Messico. Un giorno i suoi servizi e la sua consulenza vengono richiesti dal temuto Manitas Del Monte (Karla Sofía Gascón), forse il più importante tra i narcotrafficanti Messicani. Il lavoro da fare è delicato, complesso e insolito: Rita si deve occupare di gestire e supervisionare la transizione di genere che Manitas vuole fare, per diventare finalmente la donna che ha sempre sognato di essere, Emilia Pérez.
Conclave, la recensione

Il modo come il Cinema guarda la Chiesa è sempre stato abbastanza controverso perché filtrato dalla lente di autori che, probabilmente, con la Chiesa non sempre hanno avuto un rapporto idilliaco. Per lo più, dunque, la Chiesa sul grande schermo è oggetto di critica, spesso satira, raccontata per quelle idiosincrasie che storicamente hanno fatto perdere credibilità a una delle Istituzioni storiche dell’umanità, livellandola allo stesso piano di organismi che hanno sostituito la propria autorevolezza con l’autorità. Ma gli esempi migliori di Cinema che parla della Chiesa, anzi, dei suoi umanissimi esponenti, arriva proprio quando il confine tra sacro e profano cade e la “gente di Chiesa” è descritta in tutta la fragilità e la caducità del caso, perfino chi è simbolo in terra della Divinità, il Papa. Così, tra le dissacranti e irresistibili descrizioni papali di Moretti e Sorrentino, oggi va ad aggiungersi un ritratto del Vaticano decisamente più oscuro ma ugualmente votato a inserire la carica papale in una dimensione terrena, raccontando la lotta per il potere che si nasconde dietro l’elezione di un Papa. Esce nei cinema il 19 dicembre distribuito da Eagle Pictures Conclave.
Modì – Tre giorni sulle ali della follia, la recensione del film diretto da Johnny Depp

Parigi, 1916, durante la Prima Guerra Mondiale.
Amedeo Modigliani è in piena crisi artistica e personale, vorrebbe distruggere tutto e ricominciare daccapo, poiché è l’unico a credere nella sua arte.
I suoi amici, colleghi di sempre, e compagni di avventura, Maurice Utrillo, Chaim Soutine e la sua amante Beatrice Hastings cercano di dissuaderlo, e finalmente dal mercante d’arte Leopold Zborowski, Modigliani riceve una bellissima notizia: il famoso collezionista Maurice Gangnat potrebbe cambiare la sua vita, poiché reputa i suoi bozzetti “interessanti”.
Sono le 72 ore della vita del grande pittore e scultore italiano che passiamo insieme a lui in Modì – Tre giorni sulle ali della follia, secondo film da regista di Johnny Depp, dopo l’esordio con The Brave di ben 27 anni fa.
The Substance, la recensione del body horror estremo di Coralie Fargeat

Stiamo vivendo un momento storico davvero favorevole per il cinema horror perché possiamo notare una varietà (unita anche a un’indubbia qualità) che forse non si vedeva in giro dal ventennio d’oro 70-80 dello scorso secolo, quando al cinema potevi trovare in cartellone sia prodotti di genere di puro entertainment che altri più ambiziosi, capaci di portare avanti un discorso politico e sociale. E stiamo anche assistendo alla nascita artistica e l’affermazione di giovani autori di talento capaci di condurre un percorso coerente e, probabilmente, di diventare di tendenza per il futuro. In questo felice scenario possiamo scorgere anche la francese Coralie Fargeat che nel 2017 aveva esordito con il feroce rape & revege intitolato, appunto, Revenge e ora torna al cinema con un horror fanta-grottesco che è riuscito ad aggiudicarsi la palma alla miglior sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes. Parliamo di The Substance, che in Italia arriverà nei cinema dal 30 ottobre grazie a I Wonder Pictures dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e al Triste Science + Fiction Festival.
The Dead Don’t Hurt – I morti non soffrono, la recensione

L’America non è stata fatta dagli americani. Questo, oggi, ci sembra quantomai ovvio ma spesso, quando guardiamo un film statunitense, la percezione delle origini del popolo passa in secondo piano, un popolo che è diventato “altro” sia in confronto ai propri progenitori, sia in confronto a coloro ai quali hanno di fatto portato via la Terra. E in un film western l’animo “yankee” è sempre molto presente, un passato che è fondamentalmente specchio del presente e come ogni presente riflette situazioni mutevoli. Perché anche oggi, come allora, l’America non è fatta di (soli) americani.
In The Dead Don’t Hurt siamo nel selvaggio West ma i protagonisti sono una fioraia francese naturalizzata canadese e un cowboy danese, testimoni del melting pot da cui gli Stati Uniti sono nati e sul quale si sviluppano ancora oggi, ma la nazionalità dei protagonisti ha un peso particolare su tutto il film perché ne stabilisce i confini immaginifici.
Fino alla fine, la recensione del thriller di Gabriele Muccino

Sophie e sua sorella Rachel sono in vacanza in Italia e, il giorno prima di tornare negli Stati Uniti, le due decidono di fare una breve tappa a Palermo. È tanto noiosa e bacchettona Rachel, quanto vogliosa di svagarsi Sophie che conosce sulla spiaggia di Mondello Giulio e i suoi amici, prendendosi una cotta per il ragazzo. Giulio invita Sophie ad uscire quella sera e, nonostante le raccomandazioni della sorella, finisce irrimediabilmente nel mettersi nei guai perché Giulio e i suoi tre amici hanno una “missione” da portare a termine che condurrà la ragazza in un’escalation di follia e violenza.
Saturday Night, la recensione

L’11 ottobre 1975, alle 11.30 p.m., si stava per fare la storia della televisione e della comicità americana perché andava per la prima volta in onda il Saturday Night Live. Oggi conosciamo il SNL come il più celebre sketch show della tv statunitense che lanciò il più grandi talenti della comicità a stelle e strisce, ancora oggi in onda dopo ben 50 stagioni distinguendosi come uno dei più longevi programmi della tv americana. Ma lo sapete che quel sabato notte di 49 anni fa il Saturday Night Live ha seriamente rischiato di non andare in onda? Ce lo racconta Jason Reitman nell’incredibile cronaca di un backstage in Saturday Night, film che ci mostra in tempo reale cosa è accaduto negli studi della NBC durante il 90 minuti che hanno preceduto la diretta della prima puntata del programma.