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Iron Sky – La battaglia continua, la recensione

Iron Sky: The Coming Race è il sequel diretto del film Iron Sky del 2012, sempre con la regia del finlandese Timo Vuorensola. Se nella pellicola precedente, già di per sé abbastanza folle, si parlava di nazisti sulla Luna, in Iron Sky: The Coming Race si va ben oltre, spingendo l’acceleratore dell’eccesso verso alieni rettiliani, dinosauri e teorie complottistiche tra le più fantasiose.
Iron Sky è ambientato nel 2018 e vede protagonisti i nazisti che, dopo la sconfitta in guerra del 1945, si sono rifugiati sulla Luna, e qui hanno fondato una flotta spaziale pronta a conquistare la Terra, generando una guerra nucleare che distruggerà quest’ultima. Iron Sky: The Coming Race si ambienta 29 anni dopo, nel 2047, dove i pochi terrestri sopravvissuti alla guerra tra Terra e Luna si sono radunati su “Neomenia”, la ex-base lunare nazista, dividendo quel che ne resta con i nazisti stessi.
Iron Sky, la recensione

2018. Un modulo lunare con a bordo due astronauti statunitensi atterra sul satellite terrestre in quella che è la seconda volta sulla Luna per l’essere umano. Giunti sul lato oscuro della Luna, gli astronauti scoprono con grande stupore una colonia terrestre: sono nazisti, rifugiati sul satellite in seguito alla fuga dalla Terra dopo la sconfitta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La colonia nazista, che nel frattempo ha istaurato il quarto Reich, uccide uno dei due astronauti e cattura l’altro, il nero James Washinghton. Convinti che quello sia solo un preludio a un’imminente invasione americana/terrestre, i nazisti vogliono anticipare l’avversario e preparano a loro volta un’invasione della Terra utilizzando la gigantesca nave spaziale bellica chiamata Crepuscolo degli Dei, che però non riesce a funzionare ancora in modo adeguato. I nazisti decidono allora di andare in missione segreta sulla Terra per carpire ritrovati tecnologici più avanzati capaci di far funzionare la loro nave spaziale, mandano così in missione lo spietato Klaus Adler e l’idealista Renate Richter, accompagnati dal prigioniero James Washinghton, a cui nel frattempo è stato eseguito un processo di “arianizzazione”.