Archivio tag: Venezia 81
Joker: Folie à Deux. La recensione da Venezia81
Dopo il trionfo del Leone d’Oro nel 2019, il nuovo lavoro di Todd Phillips era senz’altro tra i più attesi dell’81ª edizione della Mostra. Joker: Folie à Deux, nei mesi successivi all’annuncio del progetto, è stato oggetto di molte (legittime) perplessità: come dare un seguito forte a un film già così “compiuto” e anomalo nel panorama dei cinecomic? Ma soprattutto: che esito può portare l’inserimento nel cast di un’icona del pop come Lady Gaga? Quando è stato comunicato che Folie à Deux sarebbe stato un musical, il senso di straniamento è aumentato ancora. Il secondo Joker viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e finalmente abbiamo delle risposte.
The Brutalist: Brady Corbet e il trauma dell’Artista. La recensione da Venezia81
Nella Pennsylvania del secondo dopoguerra, l’architetto ebreo Lázló Tóth (Adrian Brody) cerca di ricostruirsi una vita negli Stati Uniti, affrontando la fame e la povertà, fino all’incontro con l’imprenditore Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce) che diventerà il suo mecenate e gli affiderà la progettazione di un’opera sensazionale.
Presentato in concorso all’81ª Mostra del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Leone d’argento alla regia, The Brutalist è firmato dal regista Brady Corbet, già alla seconda apparizione veneziana dopo che nel 2015 il suo The Childhood of a Leader figurava in concorso nella sezione Orizzonti.
Broken Rage: le due facce di Takeshi Kitano. La recensione da Venezia81
Un sicario (Takeshi Kitano) incaricato di far fuori dei target da uno misterioso boss, viene catturato dalla polizia e costretto a spiare un altro boss…
Takeshi Kitano è ormai di casa a Venezia, fin dal 1997 anno in cui vinse il Leone d’Oro con Hana-bi, il regista giapponese ci ha abituato a storie intense, intrise di crudeltà e riflessioni sulla società, l’onore e la morte, seppur con una dose di velata ironia.
Giunto alla boa dei settantasette anni, con Broken Rage il regista giapponese sembra scrollarsi finalmente di dosso un po’ della responsabilità che negli anni si era visto attribuire nei confronti di “un certo tipo di cinema” e recupera la sua esperienza da comico, confezionando in 62 minuti un film che rappresenta, in un certo senso, la sintesi della sua arte e della sua anima, ma… senza esagerare.
The Order: Jude Law contro il suprematismo bianco. La recensione da Venezia81
Sicuramente abbiamo tutti impresse nella retina le immagini dell’assalto al Campidoglio americano avvenuto il 6 gennaio 2021, ma in Italia potremmo non avere la percezione che quell’evento non fu un fulmine a ciel sereno né un’iniziativa improvvisata e disordinata, quanto un atto violento pianificato per decenni da certe frange ideologiche e che affonda le sue radici in una subcultura che oscilla, di fatto, tra complottismo e terrorismo.
Il film The Order di Justin Kurzel è tratto da una storia vera e ci racconta molto di quell’humus culturale, perché è ambientato nei primi anni Ottanta, quando non c’erano neppure ancora i Simpson che potessero immaginarsi Donald Trump presidente, eppure le fondamenta di quella mentalità che oggi possiamo definire l’Alt-Right USA estrema erano già state ben definite.
Babygirl: Nicole Kidman e il BDSM fedifrago. La recensione da Venezia81
Romy (Nicole Kidman) è una donna di successo, amministratrice delegata in una grossa azienda di spedizioni pioniera dell’automazione dei processi. Ha famiglia perfetta, marito perfetto (Antonio Banderas), figlie bionde brave belle e arcobaleno, ha riempito tutte le caselle punteggio possibili della vita. Tranne una, a quanto pare: è insoddisfatta sessualmente. Colmerà questo vuoto iniziando una relazione adultera con un giovane, assertivo stagista (Harris Dickinson), in grado di appagare le fantasie di sottomissione della donna.
Wolfs – Lupi solitari: Brad Pitt e George Clooney “risolvono problemi”. La recensione da Venezia81
Jack (George Clooney) e Nick (Brad Pitt) di professione “risolvono problemi”, dove per problemi si intende che insabbiano “incidenti” più o meno gravi e mortali, dietro lauto compenso.
I due non si conoscono e non si vogliono conoscere, ma trovandosi inaspettatamente costretti a lavorare insieme per uscire vivi da una situazione scomoda, la regola “non fidarsi mai di nessuno” comincia a vacillare.
“Sono il signor Wolf, risolvo problemi“, una frase passata alla storia non solo tra i fan di Tarantino, ma tra gli appassionati di cinema in generale: Mr. Wolf è forse uno dei personaggi più iconici del regista di Pulp Fiction, diventato ormai quasi “emblema” di un certo modo di agire e di pensare anche nel lavoro.
Maria: Angelina Jolie è Maria Callas nel biopic di Pablo Larraìn. La recensione da Venezia81
Al terzo giro, il regista Pablo Larraìn è visto ormai come specializzato in biopic atipici dedicati a grandi donne del Novecento traumatizzate ma impeccabili, carismatiche ma fragili, schiacciate dalle ombre e dal peso di qualcosa di più grande di loro. In Jackie, del 2016, Natalie Portman portava in scena una donna passata alla storia per essere moglie (di John F. Kennedy) e che fece proprio della perfezione apparente la sua migliore armatura, anche di fronte al ciclone di cui fu al centro esatto in mondovisione. In Spencer, 2021, Kirsten Stewart ci regalava una principessa Diana ostaggio della famiglia reale e infestata dai fantasmi del passato. In Maria, infine, Angelina Jolie ci restituisce la personalità non facile di Maria Callas, una donna questa volta fagocitata non tanto dagli obblighi, dai compagni di vita o dall’immagine pubblica, quanto da se stessa, dall’impossibilità di sopravvivere al proprio enorme talento.
Baby Invasion: l’ultima follia di Harmony Korine. La recensione da Venezia81
Un team di sviluppatori sta lavorando a un videogioco sparatutto home invasion, in cui bande armate prendono d’assalto le case dei ricchi, celando i volti con avatar di neonati: l’inquietante software è ancora in fase beta quando finisce nel dark web. Riscuote l’entusiasmo di un’ampia community di gamer, che – incapaci di distinguere la realtà dal videogame – all’improvviso iniziano a emulare le gesta dei baby invader nella vita reale. I criminali trasmettono le proprie cruente “imprese” in live streaming, sostenuti dall’entusiasmo di un grande numero di follower.
È questa la premessa di Baby Invasion, l’ultima follia di Harmony Korine, presentata fuori concorso all’81ª Mostra del Cinema di Venezia. Ed è anche l’unica, evanescente, cornice narrativa offerta allo spettatore, in un lavoro che ancora una volta gioca a destrutturare il linguaggio cinematografico.
Beetlejuice, Beetlejuice: Tim Burton è tornato! La recensione da Venezia81
Sono passati 35 anni dagli eventi di Beetlejuice (1988), Lydia Deetz (Winona Ryder) e la Ghost House appartenuta ai Maitland sono diventate famose grazie ad un programma televisivo. Tra la morte inaspettata del padre, il rapporto conflittuale con la figlia Astrid (Jenna Ortega) e una relazione tossica con il suo regista Rory (Justin Theroux), la vita di Lydia precipita ancora una volta quando comincia a rivedere una vecchia conoscenza… nell’aldilà, infatti, l’esistenza di Beetlejuice (Michael Keaton) viene sconvolta dal ritorno della ex moglie Dolores (Monica Bellucci), intenzionata a riprenderselo. L’unico modo in cui il demone può evitarlo, è ricongiungersi finalmente con la sua “vera” anima gemella…