The Accountant 2, la recensione

Sono passati ben 9 anni da quando The Accountant arrivava timidamente nei cinema. Il finale di quel bizzarro action/drama ci suggeriva che poteva nascere un franchise, ma la performance poco brillante al botteghino sembrava aver stroncato sul nascere un nuovo “giustiziere” cinematografico, speranza che si è riaccesa negli anni vista la popolarità che The Accountant ha acquistato sulle piattaforme streaming, piazzandosi periodicamente nei primi posti di noleggi e acquisti. Proprio da questa “seconda vita” che l’ha trasformato in un cult, The Accountant ha guadagnato un sequel tardivo che ha coinvolto l’intero team del primo film: Gavin O’Connor alla regia, Bill Dubuque alla sceneggiatura, Ben Affleck come interprete principale e produttore e un cast che ritrova la presenza di Jon Bernthal, J.K. Simmons e Cynthia Addai-Robinson.

Viste le premesse, sarebbe stato logico pensare a The Accountant 2 come un film original per le piattaforme e nonostante ci sia dietro effettivamente Amazon MgM, il nuovo film di Gavin O’Connor arriva al cinema, distribuito da Warner Bros., a partire dal 24 aprile 2025.

Raymond King, ex direttore dell’ufficio per la lotta ai crimini finanziari del Dipartimento del Tesoro, è ora un investigatore privato e viene ingaggiato per ritrovare una famiglia sudamericana scomparsa da anni. King scopre qualcosa di grosso e per questo motivo viene ucciso, ma prima di morire riesce a scrivere sul suo braccio “rintracciate il Contabile”. L’attuale direttore dell’ufficio crimini finanziari è Marybeth Medina, che collabora in segreto proprio con Christian Wolff, il Contabile, e per questo motivo chiede aiuto a lui per venire a capo di una vicenda intricata che sfocia nella tratta degli esseri umani.

The Accountant era un oggetto strano e lo è ancor di più oggi, con gli occhi del 2025 e una sensibilità per certi temi che nel corso di una manciata di anni è drasticamente cambiata a Hollywood. Forse è anche per questo motivo che The Accountant 2 compie una leggera deviazione di rotta e sceglie di mettere il tema dell’autismo in un angolo procedendo verso un ridimensionamento del protagonista e, soprattutto, virando il tutto verso una direzione più ironica.

Fin dai primi minuti in cui vediamo in scena Christian Wolff, aka il Contabile, percepiamo una voglia di rendere il suo personaggio più simpatico, creare una maggiore empatia con lui alzando il livello di ironia. E così Christian in questo sequel ci viene presentato mentre partecipa a una serata di speed-dating per cercare una fidanzata; ma se il bell’aspetto crea un’iniziale fila di pretendenti, l’interazione con lui e il suo pensiero quadrato non sono facili e attorno al suo tavolo si crea presto una voragine.

L’accentuazione del “ridicolo” aumenta nel momento in cui entra in scena Braxton, il fratello di Chris interpretato da Jon Bernthal, carattere completamente opposto, irruento, sbruffone, estroverso. Da quel momento in poi, con l’esponenziale crescita del time-screening di Braxton in confronto al primo film, The Accountant 2 abbraccia le dinamiche del buddy-movie fino a un climax finale in cui i due personaggi si spalleggiano come nei migliori film del filone in una sequenza action davvero ben fatta.

Gavin O’Connor, dunque, cerca di rendere il sequel di The Accountant più vicino a quello che il pubblico solitamente cerca da un film d’azione discostandosi da quella seriosità che comunque aveva dato forte personalità al primo film. A conti fatti, il risultato qualitativo di questi due capitoli non è troppo differente, ma il cambio di rotta è evidente.

Di contorno, rimane anche uno sviluppo narrativo serio che vede implicata soprattutto Marybeth Medina, a cui presta volto ancora Cynthia Addai-Robinson con grande efficacia, che rappresenta il focus poliziesco/thriller della storia; e ci sono anche in questo caso risvolti narrativi improbabili, a tratti inutilmente arzigogolati, a cui si aggiungono gli interventi dei giovani “aiutanti” del Contabile che metteranno davvero a dura prova la sospensione dell’incredulità spettatoriale.

Al netto di qualche inutile lungaggine (la sequenza nel locale country o la ricerca di prove che accertino l’identità del personaggio interpretato da Daniella Pineda), The Accountant 2 intrattiene con mestiere palesando fin dall’incipit tutti i suoi limiti, che poi sono più o meno quelli che aveva anche il primo film. Dunque, se avete già apprezzato le gesta del Contabile interpretato da Ben Affleck, difficilmente rimarrete delusi da questo ritorno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Quei momenti in cui il protagonista utilizza la logica e il calcolo matematico per risolvere problemi dà sempre soddisfazione.
  • Jon Bernthal e il suo irruento personaggio.
  • La lunga sequenza d’azione finale.
  • Si tende a perdere inutilmente tempo su momenti non importanti.
  • L’esasperazione di alcuni frangenti comedy.
  • L’improbabilità di certi escamotage narrativi.
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