The Dark Nightmare, la recensione

Il cinema scandinavo degli ultimi 20 anni ha mostrato un vigore e una forza evocativa tale da riuscire a influenzare anche un certo tipo di linguaggio di genere di caratura internazionale. Si pensi a film come Uomini che odiano le donne o Lasciami entrare, due titoli che hanno fatto immediatamente scuola. Ma non è stata solo la Svezia ad eccellere quando si tratta di re-visione post-moderna del cinema di genere perché tra i Paesi della penisola scandinava, la Norvegia si è invece contraddistinta per la capacità di affrontare il genere horror con una sensibilità particolare, quella del dramma psicologico abilmente mascherato da film dell’orrore. Pensiamo a Thelma di Joachim Trier, a Babycall di Pål Sletaune o ancora il più recente Handling the Undead di Thea Hvistendahl, sono tutti titoli che utilizzano atmosfere da horror ed elementi fantastici per riflettere sulla condizione umana, su problematiche concrete come il bullismo, la crisi post-partum, l’elaborazione del lutto. Alla stessa cerchia di questi ultimi titoli appartiene un altro “horror” norvegese, The Dark Nightmare, diretto dalla regista esordiente Kjersti Helen Rasmussen, che si era già confrontata con il genere in veste di sceneggiatrice con l’oscuro Villmark Asylum del 2015.

Mona e il suo fidanzato Robby hanno appena acquistato un fatiscente appartamento, preso a pochi soldi perché tempo prima vi è morta una donna incinta. Dopo averli conosciuti, Mona nota subito qualcosa di strano nei vicini di casa e già le prime notti che passano nel nuovo appartamento, la ragazza inizia ad essere perseguitata da inquietanti incubi che ben presto si uniscono a una situazione di sonnambulismo che preoccupa Robby. Quando la vicina di casa fa conoscere a Mona il dottor Aksel, specializzato proprio in disturbi del sonno, la ragazza inizia a sospettare di essere perseguitata dal Mara, un demone del folklore europeo che causa terrificanti incubi e paralisi notturne.

The Dark Nightmare non è di certo il primo film che prende dal folklore il demone noto come Mara per costruirci attorno una storia horror; infatti, solo in tempi recenti abbiamo visto Slumber – Il demone del sonno di Jonathan Hopkins e Mara di Clive Tonge. Ma se in quei casi eravamo alle prese con horror psicologici che concretizzavano il demone facendone un vero e proprio boogeyman, con The Dark Nightmare andiamo in una direzione differente, più sfumata, in cui i confini tra reale a patologia iniziano a confondersi fin da subito.

Dopo un convincente inizio che getta le basi di una inquietantissima storia di terrore (con una brevissima scena di incubo davvero spaventosa), la regista e sceneggiatrice Kjersti Helen Rasmussen scopre presto le carte: The Dark Nightmare non è un vero e proprio horror e il suo argomento non è neanche quello delle paralisi notturne, bensì siamo dinnanzi a un dramma che racconta la difficoltà di una donna di accettare la maternità.

Praticamente tutta un’altra cosa!

E quest’altra faccia della medaglia è sia un pregio che un difetto di The Dark Nightmare.

È apprezzabile che Kjersti Helen Rasmussen non abbia voluto realizzare il “solito” film che deve pagare pegno a Wes Craven, così come che abbia voluto esplorare il terrore psicologico di una donna che sta per subire il più grande trauma della sua vita: dare alla luce un altro essere vivente. Ma allo stesso tempo è rischiosissimo non mantenere ciò che si è promesso, che in questo caso è vendere per horror un film che, alla fin fine, non lo è. Si rischia di deludere in primis il pubblico a cui si sta puntando.

In The Dark Nightmare colpisce positivamente la scrittura della protagonista Mona, interpretata dalla bravissima Eili Harboe (già vista nel su citato Thelma). Si tratta di un personaggio molto credibile che incarna le reali fragilità e i dissidi interiori in cui può incorrere una donna nel suo stato. La scena della visita ginecologica con volontà di interrompere la gravidanza è molto forte e il modo come il film porta avanti questo tema è coraggioso e capace di creare una reale empatia tra spettatore e protagonista.

Proprio di fronte alla consapevolezza di questo tema, il film assume un significato ben preciso che porta a una lettura alternativa del tema soprannaturale affrontato. L’insicurezza della donna, la sua apparentemente immotivata paura per il compagno (da cui prende volto il demone), il sospetto per i vicini di casa, sono tutti tasselli di un mosaico che prende progressivamente forma restituendo un’immagine della complessa psiche femminile.

Poi è anche vero che la scelta da parte dell’autrice di tenere il piede in due scarpe – quella del dramma e quella dell’horror – crea a tratti un po’ di confusione, come se non ci fossero le idee ben chiare su cosa si volesse raccontare. Di conseguenza, ci sono ridondanze evitabili e un ultimo atto sbrigativo, che si perdona solo perché la chiusura del film è tanto cattiva quando terrificante, quindi capace di scuotere dal torpore lo spettatore. Richiami sicuramente voluti a Rosemary’s Baby, ma anche probabilmente non intenzionali a Nightmare 5 – Il mito.

Insomma, The Dark Nightmare è un possibile film boomerang. La qualità c’è, anche con un pizzico di ambizione, ma c’è anche il rischio che il pubblico del cinema horror – naturalmente attratto dal mix titolo-locandina-trailer – possa rimanere molto deluso; invece, il pubblico più naturale di questo tipo di prodotto possa non essere attirato. Quindi siate consapevoli: se cercate mostri, splatter e brividi a buon mercato, girate ala larga; se invece la vostra tazza di thè sono quei film sottilmente inquietanti, psicologici e immersi in atmosfere opprimenti allora fatevi avanti!

Anche se datato 2022, The Dark Nightamare arriva nei cinema italiani con BIM Distribuzione solo ora, a giugno 2025.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Come affronta il tema della maternità.
  • Il primo spaventoso incubo.
  • La bravura di Eili Harboe.
  • Mostra di non avere le idee chiarissime sulla sua identità.
  • Ripetizioni e superficialità.
  • Se ti approcci al film aspettandoti un horror vero e proprio – come la campagna marketing suggerisci – puoi rimanere non deluso…. Di più!
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