The Deliverance – La redenzione, la recensione dell’horror esorcistico di Lee Daniels

The Deliverance – La redenzione, nuovo horror targato Netflix, è sbarcato sulla piattaforma il 30 agosto finendo in breve tempo al primo posto nella classifica dei film più visti del periodo sulla piattaforma.
Il film, diretto da Lee Daniels (Precious, The Butler – Un Maggiordomo alla Casa Bianca) vede tra i protagonisti la veterana Glenn Close, Andra Day (candidata all’Oscar per il film Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto dallo stesso Daniels) e il giovane Caleb McLaughlin (noto per il ruolo di Lucas nella serie Stranger Things).
La pellicola si ispira a una vicenda realmente accaduta alla famiglia di Latoya Ammons nel 2011 a Gary, in Indiana.
The Deliverance – La redenzione segue le vicende di Ebony Jackson (Andra Day) madre single e con problemi di alcolismo che con i suoi tre figli e la mamma Alberta (Glenn Close) si sono appena trasferiti in una nuova casa.
La situazione in famiglia non è delle migliori, Ebony deve affrontare tutti i problemi del gestire tre figli da sola e un rapporto conflittuale con la madre Alberta, trasferita da loro perché malata di cancro.
Inoltre, la famiglia sente strani rumori provenire dalla cantina della casa e il figlio più piccolo, Andre, comincia a comportarsi in modo strano.
La prima parte del film si concentra principalmente sul rapporto tra i personaggi. Il susseguirsi di scene di vita quotidiana ci offre una buona caratterizzazione, ci mostra dove vivono e come affrontano i numerosi conflitti fra di loro e i giornalieri problemi della vita.
Questi elementi fanno sì che il film si inserisca nel filone dell’horror “sociale” afroamericano che ha come capostipite Candyman – Terrore dietro lo specchio, diretto da Bernard Rose, del 1992 e ha raggiunto il successo negli ultimi anni grazie alle pellicole dirette da registi come Jordan Peele.
La particolarità e l’efficacia del genere sta nell’inserire i personaggi in contesti attuali facilmente riconoscibili al pubblico, spesso colmi di riferimenti alla cultura afroamericana, ed utilizzare la componente horror come pretesto per raccontare una situazione sociale più ampia. La leggenda metropolitana dell’uomo nero Candyman inserita nel contesto di degrado di un quartiere di Chicago o il tema della schiavitù e del razzismo camuffati da esperimenti folli in Scappa – Get Out.
La seconda parte di The Deliverance – La redenzione, invece, sembra essere quella più debole: dopo diversi inquietanti avvertimenti, la componente soprannaturale esce fuori e con lei i difetti del film.
La scena che fornisce il via a tutto è quella della festa di compleanno della figlia di Ebony, Shante. Il piccolo Andre, dopo essere stato messo a dormire, si fa trovare in stato confusionale in cantina senza però destare i sospetti da parte della madre che, alterata dall’alcol, fatica a credere a quello che vede. Andre le confessa di parlare con un amico immaginario, Trey, che vive nel buco in cantina e qualche volta nel suo armadio.
Solo dopo il susseguirsi di gesti macabri e improvvisi da parte dei figli, Ebony inizia a convincersi che la causa di tutto sia la casa.
A correrle in aiuto è il Reverendo Bernice James che le racconta la storia della famiglia che precedentemente abitava la casa e del loro figlio, il Trey che vive in cantina, che venne posseduto da un demone.
Bernice, non essendo riuscita a salvare il ragazzo, vuole rifarsi compiendo non un esorcismo ma una redenzione, avendo un contatto diretto con Dio gli basterà toccare il corpo del piccolo Andre per liberarlo dal demone. Questo porta la spaventata Ebony a ritrovare la fede. Alla fine, vedremo che si tratterà di un caro vecchio esorcismo… forse chiamarlo così da subito era troppo scontato!
Nella parte finale il film cade in un vortice di cliché tipici proprio dei film con esorcismi.
Saremo costretti a passare per scene di vomito, autolesionismo e Andre che per non essere inferiore ai suoi colleghi posseduti cinematografici si arrampica sul soffitto, il tutto condito da una computer grafica decisamente non all’altezza di una produzione Netflix.
Si arriva allo scontro decisivo: l’esorcismo – con l’immancabile vapore che esce dalle bocche dei personaggi e il demone incatenato – e sarà compito di Ebony affrontare e sconfiggere il demone.
In conclusione, Lee Daniels, visti anche i suoi precedenti film, risulta molto efficace nel raccontarci le minoranze e i contesti in cui vivono. Per quanto riguarda la componente horror, invece, corre troppo spesso al riparo con l’ombrello del già visto e del cliché narrativo tipico dei film con possessioni demoniache, genere ormai consumato e abusato.
Samuele Loreti
PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento