The Penguin: nessuno può mettere Oz in un angolo!

Il 2019 è stato l’annus mirabilis dei cinecomics poiché, a distanza di pochi mesi, uscirono al cinema Avengers: Endgame di Anthony e Joe Russo e il Joker di Todd Philips, entrambi campioni di incassi; la pluripremiata performance di Joaquin Phoenix (in parte ispirata al The Killing Joke di Alan Moore) ha avuto anche il grande merito di aprire nuove strade ai personaggi simbolo della DC Comics, che dopo i vari flop della Justice League sembravano spacciati.

Ecco, quindi, che nel 2022 arriva anche il The Batman di Matt Reeves, con un Robert Pattinson molto fedele all’Uomo Pipistrello delle origini e, soprattutto, con un Colin Farrel che ha fatto ottenere al personaggio del Pinguino uno spin-off targato HBO, mandando in delirio tutti i fans della vecchia guardia. Gli otto episodi della serie The Penguin sono arrivati in Italia grazie a Sky e da questo novembre sono disponibili anche sul catalogo Now.

Raccogliendo gli insegnamenti di casa Marvel, il primo episodio comincia qualche giorno dopo i fatti raccontati in The Batman: Gotham è allagata a causa dei crimini dell’Enigmista e il più importante boss della malavita, Carmine Falcone, è morto; la città è nel caos e il braccio destro di Falcone, Oswald Chesterfield Cobblepot (Colin Farrel), detto “Oz” o “Il Pinguino”, non potrebbe essere più felice. Come ogni cattivo che si rispetti, ha sognato per tutta la vita di avere la sua occasione e diventare il gangster più temuto della città, ma non avendo una famiglia importante a coprirgli le spalle è dovuto stare nell’ombra, fare la gavetta ed essere conosciuto solo come il galoppino claudicante di quelli che comandano. Ma la prematura dipartita del “capoccia” riporta a casa anche Sofia Falcone (Cristin Milioti), figlia ed erede del boss, che sembra avere delle questioni irrisolte con Oz, forse legate al suo decennale ricovero al manicomio criminale di Arkham.

Sofia, detta “L’Impiccato” perché principale sospettata di essere il serial killer che impicca le sue vittime, e il Pinguino danno così inizio al loro personale “gioco dei troni” fatto, come si può ben immaginare, di alleanze, segreti e tradimenti, in una corsa contro il tempo e contro i pezzi da Novanta di Gotham che si vogliono tenere il potere.

The Penguin, nonostante l’altisonante marchio HBO, o forse proprio per quello, non è la serie sorprendente che tutti si aspettavano; la trama e i dialoghi non hanno niente di più e niente di meno rispetto alle pregevoli serie Netflix dedicate ai Defenders o agli altri successi del genere crime, ma ciò che la fa risaltare sono i giochi di potere fra i due perversi e titanici protagonisti. È proprio qua che risplende la tipica direzione artistica della succitata HBO: in una Gotham più fosca che mai, composta solo di macerie e disperati che subiscono le conseguenze del duello cerebrale fra Batman e l’Enigmista, abbiamo due outsider che, come dei topi di fogna, risalgono in superficie e trovano un tesoro nella desolazione lasciata dalle vittime.

La sceneggiatrice Lauren Le Franc ha sapientemente rielaborato i personaggi creati più di ottant’anni fa da Bob Kane e Bill Finger e li ha amalgamati con le tematiche più attuali e l’estetica HBO. Le vicende narrate si susseguono in una serie di registri stilistici che non fanno che rimandare ai grandi successi del passato ma che ben si adattano alla nuova cornice: Oz è un Tony Soprano più viscido e più imbranato, sempre impegnato a elemosinare affetto dalla madre delirante (Deirdre O’ Connell) e a destreggiarsi, in maniera davvero goffa, fra gli intrighi che lui stesso ha ordito.  Sofia è invece una trainwreck, considerata inquietante e imbarazzante dai freddi membri della sua famiglia, ritrova il rispetto dovutole solo eliminando tutti gli ostacoli sul proprio cammino e quindi somigliando sempre più a coloro che la accusavano di essere una psicopatica.

Il prodotto finale comunque non lascia spazio ai patetismi di vario genere alla Spiderman: No Way Home, che sembrano cancellare con un colpo di spugna tutto il male commesso dai nostri protagonisti, anzi, nello scorrere degli episodi lo spettatore prova sempre più repulsione per quelli che credeva dei comunissimi “cattivoni”.

The Penguin risalta in mezzo ai numerosi spin-off sui cattivi che in maniera sempre più subdola cercano di giustificare gli atti criminali seppur conseguenti ad anni di abusi psicologici o che in maniera molto realistica evidenziano l’ipocrisia di chi fa finta di non vedere il male che lo circonda e, anche dopo averlo subito, lo ripete come una forma di riscatto. Per far arrivare questo messaggio la sceneggiatura si destreggia davvero bene triangolando personaggi principali e secondari che, come il coro di una tragedia greca, esaltano i reciproci difetti e contraddizioni.

Ma passiamo alle prestazioni attoriali: Colin Farrel riesuma il proprio passato di ragazzaccio irlandese che dopo anni di eccessi si pente dei propri peccati e cerca di accentuare a più non posso le movenze impacciate di un gaglioffo infingardo. Il paragone con il Pinguino di Danny De Vito e di Robin Lord Taylor è d’obbligo: così come l’onnipresente figura del Joker ha avuto le fattezze e le peculiarità di attori al meglio delle loro performance, il nostro divo, fresco della candidatura all’Oscar grazie a Gli spiriti dell’isola, ci ha regalato un Pinguino poco inquietante e più fantozziano, in linea con l’Arthur Fleck che abbiamo imparato ad amare. Oz sarà pure uno spregiudicato genio del crimine, ma è più simile a uno scarafaggio che, in un mondo di tigri, viene lasciato andare per vedere cosa sia in grado di combinare.

Criston Milioti invece si sforza di scimmiottare il Jeffrey Dahmer di Evan Peters, ma ha avuto l’indubbio merito di farci dimenticare la castigatissima “Madre” di How I met your mother. Forse per tagliare i ponti con Ted Mosby, il peggior narcisista manipolatore e misogino delle serie tv. Non abbiamo ancora rumors ufficiali sulla seconda stagione di The Penguin, che al momento non sembra necessaria visto che i personaggi dovrebbero tornare al cinema in The Batman: Parte II, ma abbiamo la certezza sulle candidature ai Golden Globes e, speriamo, agli Emmy, su questi personaggi che puntano più ai grandi schermi che al catalogo home video.

Ilaria Condemi de Felice

VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.