Transformers One, la recensione del prequel d’animazione
Che strana via stanno seguendo Lorenzo Di Bonaventura e la Hasbro nella gestione del franchise cinematografico di Transformers! Dopo aver spremuto fino a livelli ridicoli la saga di cinque film diretta da Micheal Bay, aver portato l’azione indietro nel tempo con il carinissimo spin-off Bumblebee e aver raccontato una storia inedita nel prequel/reboot Transformers – Il risveglio, si tenta ora la carta della origin story d’animazione, prima di rivedere i robot trasformabili nuovamente in live action nell’annunciato cross-over con i G.I. Joe. E questa origin story è raccontata nel lungometraggio diretto da Josh Cooley Transformers One, nelle sale italiane dal 26 settembre 2024.
Orion Pax lavora come operaio nelle miniere di Energon, la fonte di energia del pianeta Cybertron, che – da quando è scomparsa la Matrice in seguito al sacrificio di Primus e la dipartita dei valorosi Prime – deve essere estratto con fatica dai Transformers operai, privi dell’ingranaggio che consente loro di trasformarsi. Grande amico e collega di Orion è D-16, più saggio ed equilibrato dell’altro, fermamente contrario a partecipare a Iacon 5000, i giochi annuali che vedono i vari Transformers in gara in un circuito che si estende per tutta Iacon City. Orion non solo trascina D-16 nella Iacon 5000 ma si contraddistingue come uno dei migliori concorrenti. Il leder di Cybertron, Sentinel Prime, loda il coraggio di Orion e D-16 decidendo di fare di loro un esempio per tutti gli operai delle miniere; ma i due finiscono inevitabilmente nei guai quando scoprono, nei livelli più interni di Cybertron, una mappa che potrebbe condurli direttamente alla Matrice, rimettendo in discussione tutte le convinzioni su cui si basa la politica di Iacon City.
Ambientato circa 3 miliardi di anni prima che i Transformers giungessero sulla Terra, Transformers One parte da un assunto tanto paradossale quanto fondamentale: l’amicizia tra Orion Pax e D-16. Forse questi nomi potrebbero non dire molto ai più, ma c’è da sapere che Orion Pax è il “primo nome” di Optimus Prime e D-16 quello di Megatron, rispettivamente leader degli Autobot e dei Decepticon, nonché acerrimi nemici nella mitologia dei Transformers. Quindi l’obiettivo primario del film di Josh Cooley è raccontare come i due personaggi da amici fraterni e complici siano diventati avversari mortali.
Transformers One si prende i suoi tempi e adempie con grande disciplina al compito di creare una storia di origini che rispetti perfettamente il “canone” pur creando da zero molte situazioni che porteranno ai personaggi e alle formazioni che ogni appassionato della saga conosce fin dagli anni ’80. La dimensione animata, in fin dei conti, è proprio un modo per tornare al passato, a quelle origini che Hasbro aveva pianificato quarant’anni fa quando aveva affidato lo sviluppo di una serie animata a un talentuoso gruppo di autori e animatori per supportare nel modo più immediato e accattivante la linea di giocattoli, che rimaneva l’obiettivo primario attorno al quale ruotava la “mission” dei Transformers.
Nonostante l’idea alla base di Transformers One sia esattamente quella di rilanciare il franchise per un pubblico più giovane che compri i giocattoli della grande distribuzione (e non solo i collezionisti di action figure e statue che, invece, si rivolgono a marchi d’élite con prezzi decisamente importanti), il film sa comunque come parlare anche a spettatori adulti; anzi, la complessità narrativa e l’intensità di alcune sequenze appare decisamente più consona a un pubblico di adulti che non solo conosce la mitologia dei Transformers e la loro terminologia specifica, ma si fomenta di fronte a immagini violente e svolte drammatiche di cui il film fa un discreto uso.
Inizialmente, però, Transformers One sembra tutt’altro che un prodotto fruibile da un pubblico adulto perché Orion Pax ci viene presentato come un “simpatico furbetto” che sembra strizzare l’occhio a personaggi in voga tra i prodotti odierni per bambini, quindi lontanissimo dall’Optimus Prime che conosciamo, e anche il racconto adotta un ritmo decisamente cinetico che sulle prime spiazza. Invece, con il passare dei minuti, capiamo che il team di sceneggiatori (composto da Andrew Barrer, Gabriel Ferrari, Steve Desmond e Michael Sherman) sta solo costruendo le basi per una serie di turning points che porteranno al drammaticissimo climax, in cui il valore dell’amicizia viene messo in discussione.
Ma non è solo il sentimento d’amicizia a rappresentare il focus del film perché Transformers One parla anche di governi corrotti, di sfruttamento del lavoro e di quella fitta rete di menzogne su cui si costruisce la moderna democrazia. È un film intrinsecamente politico e abbastanza pessimista che apre le porte a quella che – già nelle intenzioni – è una vera e propria saga cinematografica dentro la saga cinematografica.
Tantissimi i cammei che i fan dei Transformers si divertiranno a individuare e piacevoli anche i collegamenti alla serie animata degli anni ’80. Decisamente nutrito il cast di talent che nella versione originale prestano le voci ai personaggi, tra i quali Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Brian Tyree Henry, Jon Hamm, Laurence Fishburne e Steve Buscemi.
Insomma, se la strada intrapresa negli ultimi anni dai prodotti live-action dei Transformers è senz’altro gradita e utile a riabilitare la credibilità di questi robottoni nati da una linea di giocattoli, è altrettanto di qualità la scelta di raccontarne le origini attraverso il cinema d’animazione, che si fa inaspettatamente un perfetto compromesso tra prodotto per ragazzi e pop per adulti che di crescere proprio non ne vogliono sapere!
Roberto Giacomelli
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