Trap, la recensione del thriller di M. Night Shyamalan

Le note di produzione di Trap ci informano che il nuovo thriller di M. Night Shyamalan è stato presentato ai vertici di Warner Bros. come una sorta de Il silenzio degli innocenti inserito nel contesto dell’Eras Tour di Taylor Swift. Un mix così improbabile e originale da intrigare immediatamente, così come dannatamente intrigante è il trailer del film che in pochi minuti delinea perfettamente il concept del “mostro in trappola”. Ed è incredibile il gioco di immedesimazione che M. Night Shyalamalan compie, chiedendo allo spettatore di prendere le parti e tifare per un serial killer braccato dalla polizia. E lo spettatore, puntualmente, risponde proprio al suo stimolo, perché il “nostro” Cooper Adams, alias Il Macellaio, è davvero un magnifico protagonista!

In Trap si racconta una bella esperienza di condivisione padre-figlia quando Cooper accompagna la dodicenne Riley al concerto della sua beniamina, la pop-star Lady Raven. Mentre lo spettacolo è in corso e la ragazzina è entusiasta, Cooper nota che c’è un dispiego di polizia fuori dal comune, con camionette degli SWAT e agenti dell’FBI in ogni angolo, così chiede informazioni a un commesso e viene a sapere che l’intero concerto è una trappola per catturare il Macellaio, un imprendibile serial killer che la polizia è certa essere presente all’evento. L’informazione turba Cooper perché il Macellaio è proprio lui!

Quel che potete vedere nel trailer di Trap è esattamente corrispondete a questa sinossi ma, come potete immaginare, il film di Shyamalan non è tutto qui, anzi si evolve in maniera abbastanza inaspettata pur non riservando nessun reale colpo di scena. E se l’high concept del film è di grandissima presa e la scrittura del personaggio principale, interpretato da Josh Hartnett, vincente, il film ha un problema enorme: non riesce a reggere il peso delle aspettative e mostra un’evoluzione abbastanza deludente.

Ma andiamo per gradi.

L’idea per Trap nasce da una conversazione che il regista e sceneggiatore ha avuto con sua figlia Saleka, che nella realtà è una cantante R&B e nel film interpreta Lady Raven. Ed è palese che l’intero film è essenzialmente un modo da parte di “papà” di valorizzare il talento della sua “bambina” e farlo conoscere al mondo, visto che Saleka, oltre a recitare in Trap, è anche autrice di tutti i brani del suo personaggio e performer. Quindi M. Night Shyamalan continua a creare un futuro per i suoi figli, dopo aver prodotto e promosso anche l’esordio alla regia di un lungometraggio dell’altra sua figlia Ishana con The Watchers.

Il regista crea quindi un vero e proprio thriller-concerto che affonda parte dell’idea nella reale Operazione Flagship, una furba retata sotto copertura della polizia che nel 1985 portò all’arresto di un centinaio di ricercati che furono invitati a una partita di NFL a Washington con l’opportunità di vincere dei biglietti per il Super Bowl.

Finché Trap rimane all’interno del suo concept, il film funziona a meraviglia e assistere alla disavventura del protagonista, che deve escogitarne di ogni per sottrarsi ai controlli della polizia e trovare una via di fuga dal concerto, è tanto divertente quanto avvincente. Inoltre, Josh Hartnett offre quella che potremmo tranquillamente definire la sua miglior performance di sempre, perché riesce a unire un carattere apprensivo da papà un po’ impacciato e troppo accondiscendente con una personalità borderline da freddo e spietato calcolatore. Il bipolarismo di Cooper è infatti la vera chicca nella sceneggiatura di Trap, del lupo che indossa la maschera da agnello, del padre amorevole che si rivela un mostro terribile. E Josh Hartnett non solo risulta credibile nel ruolo, ma mostra anche un evidente divertimento nel vestire i panni di questo psicopatico, che trasmette con entusiasmo allo spettatore.

La situazione hitchcockiana su cui si costruisce la prima metà del film – che potremmo anche definire depalmiana pensando a Femme Fatale e Omicidio in diretta, visto il modo come Shyamalan gioca con la macchina da presa – non è altrettanto brillante come l’evoluzione che la storia ha nella sua seconda metà. Senza rivelare nulla, possiamo dire che il film alza tantissimo la posta in gioco e inizia a reggersi su un importante accumulo di eventi. Il problema è che la situazione diventa sempre più improbabile, ma così improbabile che è lapalissiana la difficoltà di trovare una conclusione che non stoni con le premesse della prima parte. E infatti si rischia di non prendere più sul serio quello che si sta guardando e, nonostante un momento di confronto finale decisamente serioso, si esce dalla sala quasi con la sensazione di aver assistito a una commedia. E la scena comica mid-credits, in effetti, rinforza questa idea.

Trap, quindi, è un film riuscito a metà: un’ottima prima parte, dannatamente avvincente, si evolve in una goffa seconda parte dove tutto si fa talmente esasperato da assumere i connotati di una parodia. Di certo il buon Shayamalan non ci annoia neanche stavolta, anzi c’è un perverso senso di divertimento che gioca proprio con l’immedesimazione dello spettatore con uno psicopatico. Inoltre, il biglietto da vista per Saleka Night Shyamalan è di quelli davvero unici e pregiati che solo il più amorevole dei papà potrebbe escogitare!

Trap sarà nei cinema italiani dal 7 agosto distribuito da Warner Bros. Italia.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il concept di base è molto accattivante e il film lo porta avanti in maniera soddisfacente per una buona metà della sua durata.
  • Josh Hartnett nel ruolo (pop) della vita.
  • A un’ottima prima metà ne corrisponde una seconda davvero troppo improbabile che fa crollare tutto.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Trap, la recensione del thriller di M. Night Shyamalan, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

3 Responses to Trap, la recensione del thriller di M. Night Shyamalan

  1. Marco ha detto:

    Il film non è ancora disponibile per il pubblico e chiaramente non l’ho visto, ma leggendo l’articolo e le lamentele circa le sfumature da commedia mi viene proprio da pensare che The visit non ci abbia insegnato niente di Shyamalan.

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    • DarksideCinema ha detto:

      Ciao Marco, sono l’autore dell’articolo e apprezzo molto The Visit, il film che ha “resuscitato” la carriera di Shyamalan e una delle sue parentesi horror più riuscite. In Trap la componente comedy – ad eccezione del personaggio del commesso – non emerge mai in maniera esplicita come accadeva in The Visit. C’è una voglia di divertire lo spettatore e questo appartiene a tanti altri film di Shyamalan dell’ultima fase, e io questo lo apprezzo. Infatti, la mia non è una stroncatura al film. Quello di cui mi lamento e che mi ha fatto giudicare al ribasso il film, è tutta l’evoluzione narrativa poco credibile seppure concreta. E’ questa cosa che, arrivato alla fine, mi ha fatto pensare quasi a una parodia, anche se non lo è. Magari ne riparleremo quando avrai visto il film (e magari a te piacerà tantissimo, eh!). Buona visione! 😉

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      • Fabio ha detto:

        Il film che ha resuscitato la sua carriera è il grandioso e inquietante Split, non un filmetto come the visit che si lascia a mala pena guardare e che “vanta” uno dei personaggi peggiori di sempre (il moccioso rapper) .

        Detto questo Trap è un solido thriller con si, qualche buco nello script e alcune soluzioni di sceneggiatura un po’ inverosimili, ma alle quali ci passo sopra dato che comunque il film intrattiene e coinvolge dall’ inizio alla fine.

        Oddio io francamente non ho riscontrato elementi da commedia, mi è parso abbastanza serio come film.

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