Venezia 73: The Young Pope
The Devil wears Pope.
Un sottotitolo tanto ironico quanto calzante per descrivere i primi due episodi di The Young Pope, la nuova serie targata Sky diretta da Paolo Sorrentino. Non perché Pio XIII sia letteralmente un’incarnazione malvagia, ma, esattamente come la Miranda Prisley di Meryl Streep, possiede i caratteri accentuati dell’intransigenza della spregiudicatezza, è facilmente irritabile e comicamente malvagio.
Il pilot della serie ha inizio con il primo giorno in cui Lenny Belardo diventa Pio XIII: quest’uomo è passato da essere un uomo di Chiesa all’uomo della Chiesa, un Capo di Stato che ha nelle mani una parte della popolazione mondiale pronta a comportarsi e ad agire secondo le sue direttive.
The Young Pope rappresenta il frutto proibito nato dalla convergenza dei linguaggi di cinema e tv: è chiara l’influenza delle maggiori serie americane (da House of Cards a I Soprano) eppure Sorrentino considera la sua serie come un film lungo 10 ore e lo stile registico e la scrittura dei dialoghi rimangono saldamente ancorati alla sua produzione cinematografica.
È un Papa gangster quello interpretato da Jude Law, fumatore accanito pronto a spingere un pulsante sotto la scrivania, come in una spy story, per far allontanare un ospite sgradito. Il Papa è l’uomo più vicino a Dio e l’essere onnipotenti e al di sopra di tutto e tutti è un tratto tipico di tutti i personaggi firmati da Paolo Sorrentino; Lenny non farà eccezione e accentuerà a livelli estremi questo aspetto, avendo la possibilità di essere il personaggio con più tempo a disposizione per spiegare le sue ragioni (la serie sarà composta da 10 episodi).
Papa Pio XIII è circondato da importanti figure alle quali la definizione di personaggi di contorno sta particolarmente stretta: i dialoghi e gli sviluppi narrativi suggeriscono la realizzazione di una serie in parte corale e non intimistica quanto qualcuno pensava. Silvio Orlando è la controparte del protagonista, un gioiello di comicità intelligente e raffinata ma anche un personaggio misterioso e oscuro. Diane Keaton, nel ruolo di Suor Mary, è la donna più vicina al nuovo Papa e su di lei si riflettono tutte le difficoltà di vivere accanto ad un uomo che si considera un Dio.
Pio XIII è un Papa dalla battuta pronta. Le parti comiche hanno un ruolo fondamentale nella sceneggiatura dei primi episodi: si ride molto, non nella maniera spensierata di una qualunque sit-com americana ma con quel sorriso incerto che non fa comprendere fino in fondo se sia giusto ridere o meno.
Suoni stridenti, bassi e musica elettronica sostituiscono la musica sacra e incorniciano i viaggi onirici tipici dei film del regista. Il potere si ottiene dalla conoscenza, e proprio per conoscere si dà il via ad una serie di pedinamenti e investigazioni che, probabilmente, avranno un ruolo determinante nel carattere complessivo della serie.
La grande bellezza di questo inizio di serie si riscontra nella capacità di mostrare un’umanità, ambigua e ricca di contraddizioni, in un luogo inaccessibile dove i tratti dell’essere belli e giovani non sono mai stati presi in considerazione. Il fascino del clero è stato rivelato. Amen.
Matteo Illiano
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